Il 5 dicembre doveva essere in Brasile sciopero nazionale (‘generale’ viene detto solo dai settori più combattivi), proclamato unitariamente da tutte le forze sindacali e i movimenti popolari, contro l’approvazione della Riforma della Previdenza, la Riforma e le politiche del Lavoro, contro il governo corrotto di Temer.
Ma alla vigilia della giornata le stesse centrali sindacali che sabotarono lo sciopero del 30 giugno hanno ritirato la loro adesione. Per quale motivo? Ad un incontro con il Presidente della Camera Rodrigo Maia sostengono di aver avuto la certezza che la riforma non sarebbe stata messa ai voti il giorno seguente lo sciopero come previsto, ma probabilmente la settimana successiva (!). In seguito hanno convocato le altre forze sindacali per lanciare lo sciopero nazionale in data posticipata.
Un altro regalo a Temer, che ha bisogno ancora di tempo per raggiungere quei 308 voti necessari a far passare la riforma, e sta distribuendo come sua abitudine promesse, finanziamenti, fondi, promozioni e pure pranzi e cene per assicurarsi quei voti.
Tra queste elargizioni compaiono curiosamente 500 milioni di reais a beneficio delle centrali sindacali. Força Sindical, UGT, NCST, CSB nella foto di gruppo seguita all’incontro con il presidente, lo stesso giorno dello sciopero, si sprecano in sorrisi. La fine progressiva dell’imposta sindacale stabilita dalla Riforma del Lavoro permette all’abile Temer mosse che gli assicurano una politica sindacale innocua.
Lo sconcerto, il disorientamento e la delusione della base di fronte ad un palese piano di smobilitazione e sfiancamento della forza della classe lavoratrice, si è tradotto in molte zone del paese nell’autonoma decisione di aderire ugualmente allo sciopero del 5 e in una critica serrata alle proprie direzioni. E’ il caso ad esempio di FASUBRA (tecnici-amministrativi università federali), FENAMETRO (metroferroviari), CNTE (educatori, affiliati alla CUT), SEPE (professori di RIO, affiliati alla CUT), FNP (lavoratori del settore petrolifero).
Si sono avute vere e proprie rivolte nei luoghi di lavoro contro la decisione di ritirarsi.
Lo sciopero, nonostante forti mobilitazioni soprattutto nel Rio Grande do Sul, Minas Gerais, Sergipe, è stato più debole di quanto la rabbia dei lavoratori avrebbe voluto muovere.
Mentre Temer ieri minacciava i dipendenti pubblici di tagliare i loro salari se la Riforma della Previdenza non venisse approvata, Força Sindical, UGT, CUT, CTB si riunivano per inscenare un piano di lotte futuro: nessuna data per nessuno sciopero generale, bensì una giornata di manifestazioni e proteste subito prima e solo se ci sarà la votazione, presumibilmente il 13 dicembre.
Fonti: Esquerda Diário 5, 6,7,8/12; CSP Conlutas 4,5/12