GIAMPAOLO VISETTI
La morte del presidente scatena le rivalità politiche ed
economiche nell´ex repubblica sovietica sotto lo sguardo attento di Mosca
I giacimenti di gas nella lotta di successione a Niazov,
dittatore folle
La morte del dittatore turkmeno NIAZOV apre una lotta er
la successione che potrebbe destabilizzare tutta l’Asia centrale; in lizza non
solo le riserve di gas turkmene ma anche le basi militari USA e il gasdotto
verso la UE.
MOSCA – All´apice di gloria, ricchezza e follia, Saparmurat
Niazov è improvvisamente morto per arresto cardiaco nella notte tra il 20 e il
21 dicembre. All´alba di giovedì il grottesco dittatore del Turkmenistan,
nominato «a vita» ventidue anni fa da un agonizzante partito comunista, è stato
trovato cadavere nel letto. Si faceva chiamare Turkmenbashi, padre dei
turkmeni, e aveva 66 anni. Da tempo era segretamente malandato. Soffriva
di diabete, nel 1997 in Germania aveva subìto un intervento chirurgico al
cuore.
Il 28 novembre aveva rinunciato al vertice della confederazione delle ex
repubbliche sovietiche. Ultima uscita ufficiale, il 18 dicembre, la firma di un
«trattato di collaborazione» con la Ue di cui nessuno conoscerà mai i reali
contenuti. Il 24, nella capitale Ashgabat, i grandiosi funerali.
Migliaia di persone, per ore, hanno sfilato davanti alla poltrona presidenziale
vuota. Le immagini hanno ricordato le esequie di Lenin a Mosca: un trionfo
del culto della personalità alla memoria per l´ultimo autentico relitto
dell´Urss, reinventatosi capitalistica autorità assoluta del Turkmenistan
nella confusione seguita al crollo di comunismo e Unione sovietica. Come
avviene per gli autoproclamati monarchi, la fine di Niazov ha immediatamente
innescato una lotta spietata per la successione, un clima di incertezza interna
e una corsa a cronometro all´estero per ingraziarsi l´erede. In palio c´è il
dominio sulla seconda potenza mondiale del gas, 30 miliardi di metri cubi
all´anno.
Controllarla significa pressare il Kazakhstan e avere in mano l´energia
dell´Asia centrale. I contratti in vigore erano di fatto accordi personali
assunti con Niazov. La sua morte li azzera. Per questo Russia, Europa, Usa,
Cina e Iran si affannano ora per influenzare le incertissime elezioni fissate
per l´11 febbraio.
Il dopo-Turkmenbashi resta però misterioso. Niazov aveva previsto di
comandare fino alla morte. La Costituzione non prevedeva la successione. E´
stata cambiata ieri in fretta e furia, all´unanimità, nel corso di una riunione
straordinaria dei 2466 delegati del Consiglio del popolo. Per ora sono sei i
candidati alle presidenziali. Favorito sarebbe Kurbanguly Berdymukhamedov, 49
anni, vice primo ministro, numero due dello Stato e reggente ad interim. E´
l´uomo delle forze di sicurezza e dei servizi segreti, garantirebbe una
spietata continuità. Fino a ieri, per legge, non avrebbe potuto condidarsi.
Dopo che ad Ashgabat si erano diffuse voci sull´arresto del ministro della
difesa, anche questa regola è stata modificata. Fuori gioco invece i due
figli di Turkmenbashi.
Uno vive a Vienna, l´altra a Londra. La Costituzione vieta la candidatura a chi
da anni non risiede in patria. Sul fronte interno il problema è come sostituire
il dittatore di uno Stato totalitario evitando una rivoluzione e con metodi
almeno formalmente democratici. La nazione è isolata dalla comunità
internazionale e le frontiere sono chiuse. Ovunque, le assurde e leggendarie
tracce della megalomania di Turkmenbashi: gigantesche statue d´oro che girano
orientandosi verso il sole, vie e piazze a lui intestate, i nomi di stagioni,
mesi e giorni della settimana corrispondenti a quelli dei suoi famigliari, zoo
e giardini tropicali collocati in zone desertiche. Il suo compleanno è festa nazionale,
nelle scuole si studia la storia scritta da lui, l´opposizione politica è
vietata. Chiudere un´epoca simile è difficile, ma soprattutto pericoloso: a
rischio destabilizzazione l´intera regione tra Caucaso e Asia centrale. Le nubi
maggiori si addensano però sull´orizzonte mondiale. Il Cremlino è deciso,
tramite Gazprom, ad assicurarsi il monopolio anche dell´energia turkmena.
L´accordo con Putin, 100 dollari per mille metri cubi, scadrà comunque nel
2009. L´Occidente punta così sul nuovo potere: in testa alla lista, una base
militare Usa e il gasdotto «Nabucco» voluto dalla Ue per aggirare la Russia via
Turchia.