[Comunisti per l’Organizzazione di Classe] Ci vorrebbe un partito..

“Ci vorrebbe un partito.. per non farsi utilizzare.

Ci vorrebbe un partito.. per durare, per contare, per pesare!

Il soufflè, spesso, dalla cucina alla tavola, o cambia sapore, o si sgonfia.
Un po’ come i movimenti sociali, che da una stagione all’altra, puntualmente, o vengono strumentalizzati per interessi non propri, o si sgonfiano, per poi sparire.

Una volta i governi cadevano sotto il peso degli scioperi generali e delle lotte operaie.
Adesso cadono e cambiano per le contraddizioni interne al sistema.
Cosi’ come Berlusconi, ritenuto inaffidabile, cascò per mano dei padroni europei, oggi Monti lascia il suo governo tecnico perché Berlusconi ri-scende in campo, alla ricerca di una ricompattazione del popolo della libertà sotto il segno di una “vendetta” in chiave antieuropea.
Un tentativo, quello del puzzone di Arcore, probabilmente destinato al fallimento, sia perché le linee guida di qualsiasi prossimo governo sono contenute nelle lettere di “suggerimento” della B.C.E., sia perché ormai il Berlusca è stato definitivamente scaricato dal direttorio Franco- Tedesco e dai suoi servi “tecnici” italiani.
E’ chiaro che il risultato di questa accelerazione elettoralistica produrrà, con ogni probabilità, un Monti bis, come vero candidato del centrosinistra. A Monti seguirà un altro Monti, che ormai dichiara, quasi in un gioco delle parti, di avere le “mani libere” per giocare con la crisi italiana. Come la finta diatriba Bersani-Renzi ha ridato fiato alla “macchinetta da guerra” del P.D., cosi’ l’irruzione Berlusconiana ci assicura un altro governo-Monti ed una campagna elettorale giocata sul e contro il fantasma della destra.
Un “motivo” in piu’, la campagna elettorale contro il ritorno di Berlusconi, per portarci a votare, ridimensionando, con la collaborazione dei “recuperatori” Grillini ed arancioni, il vero spettro astensionista.
In definitiva, gli attuali movimenti di truppe governative, di centrosinistra e di centrodestra vanno lette alla luce del riposizionamento di forze in direzione della terza repubblica borghese sotto il nume tutelare della U.E..
Di fronte a tutto questo, l’unico assente, silente e bastonato, è il proletariato che, insieme a quel po’ di movimenti studenteschi e locali, come il soufflè, stanno sgonfiandosi passando come l’influenza o le stagioni metereologiche.
E’ qualcosa di, purtroppo, già visto:operai costretti scegliere tra salute e lavoro, movimenti sociali utilizzati da partiti e sindacati di stato, o strumentalizzati sull’altare di battaglie vertenziali quando non corporative, con, su tutto, una spruzzata ideologica da “mulino bianco” ( studenti con i professori con le famiglie con i preti…..a difesa della scuola…. ).
Eppure, in questa situazione poco “calda” da ogni punto di vista, la crisi continua a mordere, ed i suoi effetti sulla coscienza di classe di un consistente numero di avanguardie operaie non tarderanno a farsi sentire.
Già oggi lotte frammentarie e scoordinate mettono all’ordine del giorno un loro primo collegamento politico generale, nella prospettiva della ripresa della lotta di classe e della rottura rivoluzionaria.
Ma gli eventi non possono essere messianicamente attesi.
Bisogna lavorare per accorciarli, e solo l’astensionismo non basta, anche se va utilizzato come prima forma di rifiuto e protesta contro il cielo marcio della politica borghese.
Bisogna imporre un’altra visione del mondo, un’altra politica di classe, ma anche un’altra organizzazione del proletariato.

Ci vorrebbe un partito.
Il nostro!

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