Dopo decenni di sacrifici sempre più duri per operai, precari, disoccupati, è nato il governo Lega- Cinquestelle, che si presenta con una novità: promette di restituire agli “strati popolari” almeno una parte di ciò che gli è stato rapinato dai governi “tecnici”, di centro-sinistra, di Forza Italia e Lega, del Partito democratico.
Molti lavoratori se lo aspettano. Sarà così?
Ecco alcuni fatti su cui riflettere.
In campagna elettorale Lega e Cinquestelle hanno promesso: “aboliremo il Jobs Act” ripristinando l’art. 18. Ma nel patto di governo questa promessa è scomparsa. E non c’è neppure una parola su come contrastare la valanga di omicidi sul lavoro, il super-sfruttamento degli appalti e sub-appalti, i licenziamenti all’Ilva, etc. È rimasto appena un generico impegno a ridurre la precarietà.
Promettono di “tagliare le tasse a tutti”, ma si sa che il nuovo ministro dell’economia è a favore dell’aumento dell’Iva, una tassa che colpisce soprattutto operai, precari, meno abbienti.
Vendono la flat tax (tassa piatta) come se fosse nell’interesse di “tutti”, invece è a quasi esclusivo favore degli strati sociali più ricchi. E se sarà introdotta, lo sarà prima per le imprese, a beneficio dei padroni grandi, medi e piccoli.
Si presentano come gli avvocati di tutto il “popolo”, ma la “pace fiscale” contenuta nel patto di governo riguarda gli imprenditori (evasori): gli faranno subito un condono, e poi aboliranno lo spesometro, il redditometro e gli studi di settore.
Hanno giurato: “via la legge Fornero!”. Ma nel patto di governo la cancellazione è scomparsa. È rimasta la quota 100, senza specificare però le condizioni per l’uscita anticipata.
I Cinquestelle spacciano il “reddito di cittadinanza” come un salario garantito per i disoccupati e precari, ma se e quando verrà introdotto, sarà una misura a tempo, subordinata al ricatto dell’accettazione di qualsiasi lavoro proposto, pena la sua decadenza.
Hanno sparato a zero sulla “buona scuola” di Renzi che con gli stage degli studenti regala alle imprese milioni di ore di lavoro gratuito, ma hanno scelto un ministro dell’istruzione che è a favore della “buona scuola” di Renzi.
Hanno fatto un po’ di chiacchiere sul “carattere distruttivo della NATO”, ma il loro patto garantisce il rispetto delle alleanze militari cui l’Italia partecipa, a partire dalla NATO.
Su un solo punto forse manterranno la parola: radere al suolo i campi rom, respingere o sprofondare nel Mediterraneo gli emigranti dall’Africa ancora più di quanto ha fatto Minniti, espellere masse di immigrati senza permesso di soggiorno, escludere gli immigrati dal “reddito di cittadinanza” e i loro figli dall’accesso gratuito agli asili. Ma se i lavoratori e i precari italiani credono di trarre vantaggio da queste odiose politiche discriminatorie, si illudono in modo atroce. Gli sarà solo dato da pagare il conto per i 10.000 poliziotti da assumere, per le nuove carceri, e per la crescita di una repressione statale che, prima o poi, si abbatterà sulla ripresa delle lotte (come già accade nella logistica).
Cosa cambierà con il “governo del cambiamento”?
In campagna elettorale Lega e Cinquestelle hanno cavalcato il malessere di ampie fasce proletarie, accendendo molte speranze di cambiamento. Ma per restituire ai lavoratori qualcosa di ciò che gli è stato rapinato negli ultimi decenni, dovrebbero colpire gli interessi dei capitalisti e delle banche.
Lo faranno?
C’è un primo importante fatto da tenere presente.
Hanno ventilato di chiedere alla Banca centrale europea la cancellazione di 250 miliardi di debito di stato. Ma appena le banche e i poteri forti (FMI, BCE, Bruxelles) hanno alzato la voce, si sono messi sull’attenti. Come ha preteso Mattarella, i posti-chiave del governo sono stati assegnati a “tecnici” che danno sufficienti garanzie ai “mercati” (banche e poteri forti), e assicurano di rispettare le regole europee. Al massimo cercheranno di ri-contrattarle.
Può anche darsi che nelle pieghe dei bilanci europei troveranno dei fondi per mantenere una piccola parte delle loro promesse agli “strati popolari”. Ma in cambio Lega e Cinquestelle pongono una condizione-capestro: il sostegno a un programma di governo che prevede l’intensificazione della competizione con i lavoratori degli altri paesi, cioé: spezzarsi la schiena come e più di prima, la intensificazione della repressione, e lo scontro frontale tra lavoratori italiani e immigrati. Del resto anche Renzi aveva “regalato” 80 euro con una mano, mentre con l’altra attuava una maxi-rapina di salari, diritti e futuro…
Rispetto ai precedenti governi di centro-destra e centro-sinistra che hanno favorito sistematicamente grandi imprese e banche, il solo reale cambiamento che il governo Conte annuncia è la massima tutela anche degli interessi dei medi e piccoli imprenditori. A loro profitto il duo Salvini-Di Maio vuole costruire in Italia un paradiso fiscale e sociale con nuovi finanziamenti, l’abbattimento delle tasse, l’intensificazione della produttività del lavoro. Come sia possibile farlo riducendo al contempo la precarietà e aumentando i salari è un mistero, dal momento che la quasi totalità delle medie e piccole imprese prospera proprio sulla precarietà del lavoro e sui bassi salari. Un mistero, o una truffa? È il caso di aspettarli al varco questi “difensori del popolo”…
Per voltare davvero pagina
Per noi c’è una sola possibilità di voltare davvero pagina: non restare passivi ad attendere i “regali” promessi dalla demagogia di Lega e Cinquestelle, ma tornare alla lotta, alla auto-organizzazione, alla difesa dei nostri bisogni e dei nostri diritti calpestati dai padroni e dai loro governi su un programma di lotta unificante. Lavorare per il fronte unico di lotta degli sfruttati. Fianco a fianco con i fratelli di classe immigrati, chiamati a reagire alla raffica di nuove discriminazioni e di brutali violenze in arrivo. Fianco a fianco con il movimento delle donne, chiamato a opporsi ai nuovi tagli ai servizi sociali e ai consultori, all’ulteriore privatizzazione del lavoro di cura, che il governo Conte intende imporre. Collegandoci strettamente ai lavoratori degli altri paesi, sotto attacco come noi, per costruire un fronte internazionale e internazionalista di lotta ai nostri comuni nemici, al capitalismo.
4 giugno 2018
Il cuneo rosso – Gcr (Gruppo comunista rivoluzionario) – Pagine marxiste –
SI Cobas nazionale