Contro le leggi razziste, misogine e omofobe del governo argentino – Comitato 23 settembre / Prensa obrera

Rilanciamo un post del Comitato 23 settembre e alcuni articoli di “Prensa Obrera” dedicati alle grandi manifestazioni di sabato avvenute a Buenos Aires, Cordoba, Rosario, Neuquén e in altre città dell’Argentina contro la politica e la propaganda razzista, misogina e omofoba del governo Milei. Evviva! Siamo con tutto il nostro animo con queste e questi manifestanti. Impariamo da loro, dalle donne argentine in particolare, le irriducibili Madres de Plaza de Mayo, le leonesse de Ni una menos, come rispondere ai governi delle destre! (Red.)

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https://prensaobrera.com/politicas/multitudinaria-marcha-antifascista-en-cordoba-enorme-pronunciamiento-contra-el-gobierno-de-milei

https://prensaobrera.com/politicas/neuquen-multitudinaria-movilizacion-contra-los-ataques-de-milei-a-la-comunidad-lgtbi

Centinaia di migliaia di donne, attivisti sindacali, comunità LGBTQ, studenti e pensionati sono scesi in piazza a Buenos Aires, Cordoba e in altre città argentine contro l’ennesimo assalto della destra internazionale oscurantista, di cui anche il governo italiano è interprete, che mira a cancellare le conquiste delle donne, addomesticarle al servizio della famiglia e della patria e preparale alla disciplina di una guerra sempre più vicina.

Il presidente argentino Milei ha di recente tuonato contro i cosiddetti “privilegi” delle donne, ad esempio che la pena per un femminicidio sia talvolta maggiore che non per l’omicidio di un uomo, una posizione che è piaciuta alla destra italiana. Il suo prossimo obiettivo è abolire la legge sulla interruzione di gravidanza.

In Argentina, in proporzione alla popolazione, i femminicidi sono 4 volte più numerosi che in Italia (più di 322 nel 2023) . E contro questo fenomeno le donne sono scese in piazza più e più volte, dando vita, nel 2015, al movimento Ni una menos, che ha dato il via alla ripresa del movimento femminista a livello mondiale e anche in Italia.

Grazie alla determinazione e alla mobilitazione massiccia del movimento argentino nel 2019 con la cosiddetta “legge Micaela” era stato introdotto l’obbligo di sensibilizzare il personale pubblico contro la violenza di genere e nel dicembre 2020 è stata varata la legge che legalizzava l’interruzione volontaria di gravidanza.

Ora, in nome della “parità di genere”, Milei vuole cancellare la parola femminicidio per distogliere l’attenzione dal fatto che certo i maschi ammazzati sono di più (uccisi al 95% da altri maschi), ma solo le donne sono oggetto di violenza all’interno della famiglia o da parte di partner ed ex partner. Omicidi di genere che secondo Milei sono frutto del femminismo, e non di una società violenta che giustifica il sopruso contro donne e bambini, ma non solo.

Non a caso lo stesso governo Milei nel suo anno di vita ha concentrato i suoi attacchi contro i lavoratori argentini e le loro conquiste, sognando evidentemente di ripristinare i “bei tempi della dittatura argentina”. Sempre non a caso a fianco delle donne, in questi giorni, sono scese in piazza le madri di Plaza de Mayo, simbolo da decenni della lotta contro il potere.

Si conferma quello che anche le donne turche hanno gridato la scorsa estate, e cioè che “la violenza contro le donne è una violenza di stato”. Milei aveva annunciato le sue intenzioni di abolire il reato di femminicidio al vertice di Davos e Meloni gli ha concesso nello stesso periodo la cittadinanza italiana a tempo di record. Una bella coppia davvero!

Anche Milei come Erdogan vuole che le donne la smettano di protestare e tornino a fare “almeno 4 o 5 figli”, non importa poi se le famiglie non hanno i mezzi per crescerli.

Noi vogliamo invece che le donne siano libere di scegliere una maternità responsabile e che le lavoratrici a fianco dei lavoratori continuino a lottare per i loro diritti. Una libertà sempre più negata, in Argentina e anche in Italia. Dobbiamo rivendicarla, e continuare a mobilitarci contro la legge 1660!

La lotta delle donne e dei proletari argentini merita di essere conosciuta e sostenuta, è necessario che riparta anche qui la mobilitazione contro una politica sempre più aggressiva, per creare un fronte internazionale ampio e forte che unisca le rivendicazioni e le lotte delle donne senza privilegi del nord e del sud del mondo e del movimento proletario tutto. Solo così le catene del comando capitalistico, sempre più strette attorno ai nostri corpi e alle nostre vite, potranno essere spezzate!