A cent’anni dalla scissione di Livorno
La nascita del Partito Comunista d’Italia
21 gennaio 1921
Questo libro, risultato del lavoro comune dei compagni del Pungolo Rosso e di Pagine Marxiste, è l’omaggio degli internazionalisti rivoluzionari ai compagni che cent’anni fa fondarono il Partito Comunista d’Italia (Livorno, 21 gennaio 1921).
Perché ricordare il centenario della fondazione del Pcd’I avvenuta a Livorno il 21 gennaio 1921? Perché – sull’onda della Rivoluzione d’Ottobre – il Pcd’I fu parte integrante del grandioso tentativo internazionale di dare una soluzione rivoluzionaria ai problemi esplosi con il primo massacro mondiale imperialista (cui si sommò la pandemia della “spagnola”) e la crisi che ne seguì, con enormi movimenti di masse di proletari e di sfruttati, in Europa e in Asia.
Quel grande e generoso tentativo fu sconfitto dalla forza di resistenza materiale, militare e ideologica del capitalismo internazionale, che riuscì ad isolare la rivoluzione vittoriosa in Russia sul piano politico, chiudendola nel più avverso degli ambienti economico-sociali, e a battere in campo aperto, grazie alla violenza terroristica e alla complicità dei riformisti, le sollevazioni proletarie in Germania, in Ungheria, in Italia – dove prese corpo una nuova forma della dittatura borghese: il fascismo.
Lo stesso “partito mondiale”, che fu definito dai suoi fondatori l’Internazionale “dell’azione rivoluzionaria” e riuscì a raggruppare la parte “più avanzata e cosciente” della classe operaia dei paesi capitalisticamente più sviluppati con primi contingenti anche nei paesi colonizzati, degenerò a sua volta sotto il peso della controffensiva borghese e delle classi proprietarie di tutti i continenti, tra loro opportunamente consorziate. In un arco di tempo relativamente breve, attraverso una catena di arretramenti che dalle incertezze tattiche trapassarono alla strategia e poi ai principi, quel partito si tramutò da organizzatore dell’assalto al cielo del proletariato internazionale in uno strumento del capitalismo di stato russo. E nel corso di un decennio lo stalinismo trionfante provvide all’eliminazione fisica di gran parte del gruppo dirigente russo che era stato alla testa dell’Internazionale di Lenin.
All’interno di questo processo di restaurazione dell’ordine capitalistico, il Pcd’I, da autentico partito comunista rivoluzionario e internazionalista, a sua volta si trasformò (fu trasformato) gradualmente in un “partito nuovo”, il PCI togliattiano: un partito “operaio-borghese”, ad un tempo filorusso e sempre più aderente agli interessi del capitalismo italiano. Un partito che imploderà con l’implodere dell’URSS e finirà ingloriosamente i suoi giorni nel PD fondendosi con i resti dell’altro partito borghese di massa, la DC.
A cento anni dalla fondazione del “partito di Livorno” e poco meno dalla sua scomparsa di fatto, risulta evidente anche il fallimento di ogni tentativo successivo di riprendere “a freddo” la strada della ricostituzione del partito comunista. L’elenco delle organizzazioni di tradizione bordighista che si proclamano eredi del PCd’I, o di tradizione stalinista che si proclamano eredi del PCI, è tanto lungo quanto irrilevante rispetto al movimento reale della classe lavoratrice.
Diversamente che nel 1917-19, il secondo massacro imperialista ha visto i proletari fungere da carne da cannone su entrambi i fronti, senza significativi movimenti di opposizione rivoluzionaria alla guerra. Neppure le forti lotte sindacali di fine anni ’60 e dei primi ’70 hanno prodotto il partito indipendente della classe lavoratrice, che non può mai essere il frutto spontaneo della semplice spontaneità operaia.
A 100 anni dal ciclo rivoluzionario in cui nacque il Pcd’I, e a mezzo secolo da quelle lotte, dopo innumerevoli guerre “locali” per la gran parte di chiaro stampo neo-coloniale, che hanno portato al massacro di altre decine di milioni di persone, stiamo vivendo la più grande crisi economica dagli anni ’30, concatenata con la più grande pandemia dell’ultimo secolo.
È rimessa così all’ordine del giorno la necessità del superamento rivoluzionario del modo di produzione capitalistico, e con essa l’impegno di lavorare per un partito in grado di accompagnare e guidare la classe in questa direzione. In questo contesto l’esperienza del PCd’I è preziosa, se ne sappiamo trarre gli insegnamenti, sia in positivo che rispetto a limiti ed errori. È questa la ragione, non storiografica, ma militante, per cui ci ritorniamo su con questa pubblicazione che, senza avere alcuna ambizione di essere esauriente, vuole fornire alcuni materiali di conoscenza e alcuni spunti di riflessione soprattutto ai più giovani.
Questo libro esce in due versioni. Cliccando qui si puo’ scaricare la versione elettronica ridotta.
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Il libro esce anche in versione cartacea. Questa è ampliata e corredata da un apparato iconografico, da centinaia di note biografiche, dall’indice dei nomi. Ampliamento frutto di un pluridecennale lavoro di ricerca storica, che tra l’altro ci ha permesso di conoscere di persona compagni “dal Ventuno”, a partire dalle zone del nostro intervento politico. Ampliamento particolarmente importante perché descrive, attraverso le dolorose esperienze dei singoli militanti, la successiva involuzione del partito sotto i colpi di Mosca e del nascente stalinismo. E’ possibile prenotare una copia scrivendo a abbonamenti@paginemarxiste.it.