Giù le mani dall’Iran, dalla Palestina, dal Medio Oriente, gangster di Israele, Stati Uniti, Europa – TIR

L’aggressione sionista-statunitense ai siti nucleari iraniani e ai vertici delle forze armate iraniane è un drammatico sviluppo della situazione medio-orientale e internazionale.

In preda alla criminale ossessione colonialista di “ridisegnare” l’intero Medio Oriente sotto il segno della stella di Davide e della bandiera a stelle e strisce, con le masse sfruttate e i popoli dell’area definitivamente sotto il loro tallone di ferro, l’asse Washington-Tel Aviv ha aperto un nuovo fronte di guerra. Questo fa compiere alla corsa verso una nuova guerra globale di portata apocalittica un ulteriore, drammatico scatto in avanti.

Ad aprire le porte all’aggressione di queste ore è stata l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) votando una risoluzione in cui condanna l’Iran per avere “violato i suoi obblighi” in materia di arricchimento dell’uranio. Ancora una volta, gli stati europei si sono allineati ai diktat di Israele-Stati Uniti, che pretendono dettare obblighi per tutti gli altri stati, mentre violano impunemente, da sempre, tutte le regole che gli altri debbono rispettare – pena bombardamenti, embarghi, morte e distruzione.

Sembra che in questo attacco siano coinvolti diversi paesi arabi, ed è certo che si è formata una vasta coalizione per pattugliare i cieli a protezione dello stato occupante la terra di Palestina. Naturalmente ci sono anche gli aerei militari italiani, di quell’Italia che dice di volere la pace, ma ha messo le sue zampe insanguinate in tutte, proprio tutte, le guerre della NATO e del fronte imperialista occidentale degli ultimi 80 anni.

La prima cosa da gridare ovunque nelle piazze è: giù le mani dall’Iran, dalla Palestina, dal Medio Oriente, gangster democratici di Israele, Stati Uniti, Italia, Unione europea! Noi siamo schierati incondizionatamente dalla parte delle masse sfruttate e dei popoli aggrediti di Iran, Palestina e dell’intero Medio Oriente. Saremo solidali con la risposta di lotta anti-imperialista che da essi verrà, e faremo qui il possibile per moltiplicarne l’impatto.

Gli imperialismi occidentali hanno un conto aperto con il popolo iraniano dal 1979, quando una formidabile insurrezione popolare fece crollare il regime dello Scià Reza Palhavi, grande amico dell’Occidente e dello stato sionista. Allora la Francia accompagnò l’ayatollah Khomeini alla presa del potere in Iran perché contenesse e sedasse l’insurrezione, insieme con i suoi compari del PRI. Negli anni successivi, il regime islamista fu libero di sequestrare abilmente il moto rivoluzionario, e poi schiacciarne nel sangue le avanguardie rivoluzionarie, disperdendone una parte nell’esilio. Poi, nei decenni successivi ha cercato di usarne l’insegna attraverso un’accorta demagogia istituzionale per espandere la propria area di influenza nella regione. E arrivare – su questa base – ad un appeasement con Stati Uniti ed Europa.

Una prima tappa di questo percorso è stato l’accordo raggiunto nel 2015, ai tempi di Obama, tra Teheran e il cosiddetto quintetto (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Cina).

Ma le tappe successive di questo percorso si sono scontrate da un lato con le insaziabili pretese statunitenti-sioniste-occidentali, dall’altro con la potenza dei sentimenti di ostilità che provano le masse oppresse e sfruttate della regione verso il regime sionista e gli imperialisti statunitensi-europei. Stretto in questa tenaglia, il regime degli ayatollah non è riuscito a portare a termine quella ricucitura con l’Occidente che ha più volte tentato, con Rafsanjani, con Khatami, con Moussavi, e ora con Pezeshkian.

L’azione del 7 ottobre – non a caso sconsigliata da Teheran – e la straordinaria resistenza di Gaza, ridando vigore in tutta l’area alle mobilitazioni popolari a sostegno del popolo palestinese e alla resistenza armata anti-sionista, massimamente dal Libano e dallo Yemen, ne sono state il colpo di grazia.  

D’altra parte, le sanzioni comminate all’Iran dalla prima amministrazione Trump per rompere, a danno sia dell’Iran sia dell’Europa, la trama dei rapporti commerciali e diplomatici in costruzione tra Teheran e alcuni paesi europei, sanzioni poi confermate dall’amministrazione Biden, hanno avuto l’effetto di spingere l’Iran verso l’intensificazione dei rapporti con Russia e Cina, il che ha dato all’asse Washington – Tel Aviv un ulteriore motivo di natura geo-politica per questa aggressione.

Nonostante ciò, negli scorsi mesi la nuova presidenza dell’Iran ha fatto ogni sforzo per arrivare ad un qualche accordo con i brutali sceriffi di Washington, alla ricerca di una normalizzazione che gli consentisse di affrontare l’enorme malessere operaio, popolare, sociale, esploso a ripetizione nello scorso decennio in rivolte e scioperi contro un regime che, al di là della sua retorica “pro-mostazafin” sempre più vuota, è e resta al servizio del capitalismo nazionale e delle classi possidenti.

Niente da fare.

Non è servita neppure nelle ultime settimane la presa di distanze di Teheran dalle coraggiose iniziative yemenite. Le pretese sioniste-occidentali sul Medio Oriente sono illimitate! Tanto più illimitate quanto più il resto del mondo, a cominciare dall’Asia, gli sta sfuggendo di mano. Tanto più illimitate, quanto più crescono la forza e l’ambito di influenza della nuova super-potenza cinese e di altre potenze capitalistiche emergenti. Non a caso questi sono i giorni degli infuocati discorsi bellicisti del ministro del Pentagono, relativi alla Cina, alla Groenlandia, a Panama, mentre l’ambasciatore statunitense in Israele afferma che gli abitanti di Gaza vanno deportati in massa e la Cisgiordania va annessa da Israele.

Incapace di ottenere la resa dei palestinesi, nonostante il genocidio; alle prese con crescenti contraddizioni economiche e sociali che lo stanno spingendo sull’orlo dell’abisso; attaccando a fondo l’Iran, il regime sionista ha deliberato di estendere ulteriormente la sua sporca guerra coloniale, religiosa, suprematista, imperialista a tutti i popoli dell’area. Ed ancora una volta – checché si dica – l’intero Occidente è dalla sua parte. Perché lo stato di Israele è davvero, e fin dall’inizio, non il sicuro ricovero degli ebrei perseguitati in Europa, ma l’avamposto dell’intera macchina di distruzione e morte dell’imperialismo occidentale.

L’illusione che guida l’asse sionista-statunitense è quello di poter vincere la guerra ai popoli del Medio Oriente. Invece questa nuova aggressione avvicina la fine del regime sionista e del dominio occidentale sul Medio Oriente. Perché renderà ancora più chiaro alle classi lavoratrici di Egitto, Giordania, Libano, Tunisia, Marocco, Arabia saudita, etc., che i rispettivi regimi sono schierati a difesa degli assassini dei loro fratelli e sorelle palestinesi, o sono comunque loro complici.

Questa nuova guerra avvicinerà la loro resa dei conti con le borghesie arabe reazionarie, necessaria perché finalmente esploda quella guerra unitaria di liberazione anti-coloniale, anti-imperialista di tutte le masse oppresse e sfruttate del Medio Oriente per rovesciare il regime di coloro che credono di avere ricevuto da Jahvè, dal dio-dollaro o dalla NATO l’eterno diritto di dominare in Palestina, in Medio Oriente e ovunque.

Quanto all’Iran, sarebbe davvero una tragedia nella tragedia se i tantissimi e le tantissime iraniani che hanno dovuto subìre l’oppressione del regime degli ayatollah si aspettassero la loro liberazione dai rapinatori dell’Occidente – come fanno i privilegiati seguaci dei vecchi re autocrati e assassini ed altri sciagurati. La sola possibilità che questa liberazione avvenga è in un nuovo protagonismo di massa che sappia legare l’indispensabile  risposta immediata a questa nuova inaudita aggressione, alla liberazione dalle catene del capitalismo, che è prosperato in Iran prima all’ombra dello Scià, e poi a quella degli ayatollah, sempre imponendo terribili sacrifici e spietata repressione a quanti/e vivono del proprio lavoro.

Quanto a noi, ora più che mai, il nostro nemico è qui, in Italia. E non è solo il governo Meloni, totalmente interno all’asse sionista-occidentale che sta seminando guerra e morte ovunque, e brama di poterla seminare di nuovo su grande scala in Russia, sulle orme del nazismo. Il nostro nemico è il capitalismo italiano, lo stato democratico italiano, complici di questa nuova aggressione, che si apprestano a varare un riarmo illimitato, l’economia di guerra, la militarizzazione della società nel sogno di poter riconquistare, su montagne di cadaveri, il posto al sole che il regime di Mussolini promise – e si è visto com’è finita.

Quali che siano gli ulteriori sviluppi, bisogna rilanciare con la massima determinazione la lotta contro la corsa al riarmo, all’economia di guerra, alla guerra, per l’immediato ritiro delle missioni italiane in Medio Oriente e all’estero, per la rottura immediata di tutte le relazioni militari, culturali, economiche con lo stato sionista, per lo scioglimento della NATO.

Giù le mani dall’Iran, dalla Palestina, dal Medio Oriente, gangster di Israele, Stati Uniti, Europa!

Facciamo dello sciopero del prossimo 20 giugno indetto dal sindacalismo di base un momento di diffusione di queste parole d’ordine nella classe operaia e a livello di massa, di allargamento della mobilitazione contro le guerre del capitale.

Facciamo della Conferenza internazionale di Napoli del 14-15 giugno un momento di ancor più stretto coordinamento tra le organizzazioni internazionaliste rivoluzionarie determinate a battersi contro questo corso delle cose.

13 giugno 2025

Tendenza internazionalista rivoluzionaria