CORRIERE Mar. 28/2/2006
Mario Porqueddu
In un video le violenze su un
immigrato. Trasferiti i militari, raccolta di firme per difenderli
Ci sono le immagini e sono brutte, violente. Un
poliziotto in borghese e due carabinieri in divisa fermano un immigrato
ubriaco: tirava bottiglie contro una sede Cisl e qualcuno ha chiamato il 113.
Finisce male, con un militare pesante più di 100 chili che salta
sull’extracomunitario steso a terra in mutande. È successo nel Modenese, a
Sassuolo, domenica 19 febbraio. Un altro immigrato ha ripreso tutto con
il videofonino, il filmato è finito sul sito internet dei giovani musulmani,
poi è stato ritirato, ieri è tornato online. I carabinieri sono già stati
trasferiti. Quello grosso ora fa il piantone a Bologna, l’altro è in un
ufficio. Idrissi, la vittima del pestaggio, è in cella, condannato a 6 mesi
per resistenza e lesioni. L’europarlamentare Mario Borghezio, l’estrema
destra della Lega, sabato scorso era a Sassuolo: «Al di là dei necessari
approfondimenti, non possiamo lasciare soli i militari. Mi farò interprete
dell’indignazione dei cittadini onesti: è un pessimo segnale far passare
subito per imputati due tutori della legge». Ma non c’è stato bisogno che
Borghezio si mettesse all’opera, i sassolesi ci hanno pensato da soli. Da
tre giorni va avanti una raccolta di firme in calce a una petizione di
solidarietà per i carabinieri. E la Gazzetta di Modena è tempestata dai
messaggi dei lettori: «La maggior parte – dicono in redazione – sono dalla
parte dell’Arma».I cronisti sono un po’ stupiti. Ma a Sassuolo, città
amministrata dal centrosinistra, se chiedi come mai pochi si schierano dalla
parte di chi è stato picchiato una spiegazione ce l’hanno. Parlano della zona
del pestaggio: la via che passa di fronte alla Coop, il palazzo di via Adda 77.
Di lì, dicono, nessuno passa volentieri: «Non ci entra più nemmeno la polizia».
Raccontano di un pezzetto di città diventato difficile. Sono poche case,
che molti anni fa hanno ospitato famiglie di lavoratori italiani, quelli che
dal Mezzogiorno sono venuti quassù e hanno contribuito a fare di Sassuolo la
capitale di un comparto della piastrella capace di produrre 5,6 miliardi di
euro nel 2003. Oltre a via Adda c’è il palazzo di via Circonvallazione,
un’ottantina di piccoli appartamenti, e poi il «Ginko», un casermone in via
San Pietro 47. Ce n’era un altro nella stessa via, al numero 6, ma l’estate
scorsa l’hanno chiuso: fra le 62 persone sgomberate gli italiani erano 4, tutti
gli altri erano extracomunitari, molti in regola con il permesso di soggiorno e
alcuni proprietari della casa dove abitavano. Italiani e immigrati hanno
protestato assieme: «Sono in proprietà, ho speso 70 milioni di lire, e il
sindaco mi caccia trovandomi una soluzione a 350 euro il mese. Non mi muovo».
Diceva così Alfonso Lapadula, partito nel ’87 dalla Basilicata. Invece alla
fine se n’è andato, come tutti gli altri. «Sì, ma dentro case trovate dal
Comune, che paga anche un po’ dell’affitto grazie a una collaborazione con la
Cassa di risparmio di Modena» assicura il sindaco di Sassuolo Graziano
Pattuzzi, ex Dc, ora Margherita, eletto con il 51,8% dei voti nel 2004. Dopo
quello sgombero la sua squadra ha perso un pezzo: Rocco Abbiuso, assessore alla
Casa, di Rifondazione, si è dimesso. Lui e il suo partito, con i movimenti e
pezzi di sindacato, si erano opposti a quel provvedimento. Era stato un braccio
di ferro lungo e acceso, ma fuori dai confini del modenese se ne sapeva poco.
Nessuno si è preoccupato troppo di Sassuolo. Nemmeno quando durante la
campagna per le amministrative 2004 i sindacati di polizia avevano convocato
un’assemblea pubblica per dire ai cittadini: «In via San Pietro 6 non veniamo
più, nemmeno se chiamate». Ora si scopre che il problema non era solo quello
stabile, che in città c’è «un ghetto». Usa questa parola il sindaco dando i
numeri dell’immigrazione: 4 mila cittadini stranieri, il 9,8% della popolazione
di Sassuolo. Più 2 mila clandestini, secondo la Questura.
In città raccontano del fattorino di un pizza express che andava a consegnare
la cena in una di «quelle case» e si è visto piovere una gomma d’auto con tanto
di cerchione da una finestra. Dello spaccio per le strade. O della pattuglia
della polizia chiamata per un’emergenza e poi bersagliata con decine di
bottiglie. Ora che c’è stato il pestaggio il sindaco dice: «Qualunque tipo di
violenza va condannata, ma la fiducia nei carabinieri non deve venire meno».
Poi aggiunge: «Possiamo dirci "cacceremo tutti i clandestini", ma è
una balla. Bisogna dare a queste persone politiche di integrazione e modificare
la Bossi-Fini, che crea clandestini».
I MESSAGGI
Email e
lettere: «Quel quartiere è diventato una terra di nessuno»
I messaggi della gente non si sono fatti aspettare. Nella
redazione della Gazzetta di Modena e sul sito di Kataweb sono
arrivate lettere e decine di email da parte di cittadini che hanno voluto
esprimere solidarietà verso le forze dell’ordine, disagio per quanto accaduto a
Sassuolo o, anche, condanna della violenza nei confronti dell’extracomunitario
vittima del pestaggio. Messaggi indignati, messaggi preoccupati. E
testimonianze sulla situazione che si vive a Sassuolo, in quartieri diventati,
scrivono, terra di nessuno, dove anche le forze dell’ordine hanno paura ad
andare
TERRA DI NESSUNO Duri con
chi infrange la legge
Non è semplice intervenire
per bloccare spacci di droga, furti e extracomunitari ubriachi. In più, gli
immigrati hanno capito che si devono cautelare creando dei ghetti terra di
nessuno, dove se un carabiniere viene ferito, nessuno dice niente, ma due
schiaffi a un delinquente sono da censurare. Chi infrange la legge va trattato
duramente. Quando le Forze dell’ordine intervengono in questi ghetti, devono
mostrarsi decisi o tali personaggi continueranno a credere che in Italia si fa
quello che si vuole.
Almeno abbiano paura di qualche ceffone, perché sanno che espulsione e
detenzione sono rare.
Alberto (Sassuolo)
FORZE DI POLIZIA Via le mele marce
Sono sconvolto dal filmato del pestaggio a Sassuolo. È mai possibile che le
forze di polizia siano incapaci di gestire una faccenda così?
Lo testimonia il loro ricorso alla violenza gratuita. Servirebbero più
addestramento e motivazione: per i picchiatori e i violenti non ci deve essere
posto. Fuori le mele marce dalle Forze dell’ordine.
Adolfo Treglia
VIA ADDA A SASSUOLO Un campo di battaglia
Via Adda a Sassuolo è diventata un campo di battaglia. Non si può chiedere ai
carabinieri di usare sempre i guanti con i criminali, specie se ubriachi. Non è
possibile che le Forze dell’ordine debbano sempre subire e mai reagire.
È inammissibile che i criminali passino per vittime e le vittime per criminali.
Associazione Amici dei carabinieri
SOLIDARIETÀ AI CARABINIERI / 1 Rischiano la vita per noi
Solidarietà ai Carabinieri! Mi sembra davvero inaudito che continuiamo a
tutelare dei criminali e mettere allo sbaraglio chi, tuti i giorni rischia la
vita per noi.
Non è solo contrario ad ogni principio di diritto ma anche al più comune buon
senso. L’indignazione è talmente alta che non esistono e non sono sufficienti
le parole!
Michela Campani
SOLIDARIETÀ AI CARABINIERI / 2 Si sono solo difesi
Condanno il trasferimento dei carabinieri. Non hanno ammazzato nessuno, si
sono solo difesi da un’aggressione.
Cavallini
ARMA / 1 Bene il trasferimento
L’Arma ha fatto bene a trasferire i due carabinieri. Ma la gente è stufa.
Gennaro
ARMA / 2 Cacciare certi elementi
Certi personaggi non andrebbero trasferiti, ma cacciati dall’Arma. Ma
d’altra parte i carabinieri si sono già coperti di gloria a Genova… Michele