Nonostante la straordinaria adesione del mondo della scuola allo sciopero del 5 maggio, che ha visto scendere in piazza in tutta Italia centinaia di migliaia di insegnanti, lavoratori della scuola e studenti, sabato 9 maggio la VII Commissione della Camera ha approvato il testo della controriforma della scuola, senza modifiche sostanziali. Resta il superpotere dei dirigenti-sceriffi, anche nella scelta del personale delle scuole; resta il licenziamento di massa dei precari della scuola della II e III fascia (con l’impossibilità di reiterare i contratti oltre i 36 mesi di supplenza); resta la trasformazione delle scuole in aziende, gestite da un piccolo staff che coadiuva l’azione del dirigente scolastico.
Lo sciopero della scuola del 5 maggio ha messo in evidenza , senza possibilità di dimostrazione contraria che la stragrande maggioranza dei lavoratori della scuola ritiene il progetto governativo sulla scuola assolutamente deleterio e devastante per le condizioni di lavoro del personale e per il futuro degli studenti. Da anni non si registrava una mobilitazione di tale portata neanche quando il governo dei banksters di Monti aveva riformato le pensioni o quando sempre lo stesso governo aveva provato ad aumentare addirittura di un terzo l’orario settimanale di insegnamento dei docenti. Le manifestazioni che si sono svolte in contemporanea allo sciopero hanno visto la partecipazione non solo dei docenti e del personale ata ma anche di tantissimi studenti. Se le manifestazioni più numerose si sono svolte, ovviamente a Roma e a Milano, come non considerare le diverse migliaia di partecipanti di Cagliari, di Bari, di Bologna e soprattutto di Palermo? Nel capoluogo siciliano non solo gli studenti hanno fatto blocchi stradali ma un gruppo di docenti ha occupato l’assessorato comunale all’istruzione.
E’ quindi clamorosamente fallito il tentativo di Renzi, supportato come sempre dalla stragrande maggioranza dei mezzi di comunicazione di massa, di millantare un consenso di massa alla sua riforma, ostacolato solo da pochi “contestatori di professione”. Non che il consenso al progetto governativo manchi ma questo viene da quei poteri forti che ormai da molti anni premono incessantemente per mettere le mani sul sistema della formazione per renderlo da un lato del tutto funzionale alle esigenze delle corporations e dall’altro campo di investimenti per procurare profitti. Scontato anche il consenso dei presidi che dalla riforma verrebbero ad acquisire un potere, mai prima neanche sognato, di disporre a proprio piacimento di un personale forzatamente asservito ai loro voleri. Ma costoro sono una piccolissima minoranza nella scuola e nella società. Si tratta però della minoranza nella quale il governo vuole mettere in mano il futuro di centinaia di migliaia di lavoratori del settore e di milioni di studenti. Gli interessi in gioco sono forti e pertanto era da escludere nella maniera più assoluta che il governo potesse indietreggiare di fronte al successo dello sciopero. Così infatti è stato. La promessa di convocare i sindacati si è subito evidenziata come una farsa. Renzi e i suoi scagnozzi, certi del sostegno del padronato “che conta” vanno avanti per la loro strada, fermamente decisi ad approvare la legge di riforma della scuola in tempi brevi. Sabato 9 maggio la commissione della camera dei deputati ha approvato, con delle modifiche di facciata, che lasciano intatto i superpoteri dei presidi sceriffi anche nella scelta del personale della scuola,il licenziamento di massa dei precari di seconda e terza fascia, la trasformazione delle scuole in aziende gestite da un piccolo staff di ruffiani che coadiuveranno il preside padrone il testo governativo. Ben presto il testo approderà in aula per essere approvato e per poter passare poi al senato per la definitiva approvazione.
A questo punto è ovvio che la palla torna in mano ai lavoratori della scuola e agli studenti. Solo una mobilitazione di massa e permanente può bloccare la scuola dei padroni voluta da Renzi e burattinai dell’industria e della finanza. Il prossimo appuntamento è il 12 giorno di somministrazione delle famigerate prove Invalsi. Già da tempo i sindacati di base avevano chiamato allo sciopero per quella data e già ora si prevede che l’adesione sarà molto più alta della sfera di influenza attuale dei sindacati di base, come è già avvenuto per la somministrazione degli inutili e nocivi quiz alle elementari. A Roma ci sarà una manifestazione e un presidio a Montecitorio. E’ ovvio però che la partita definitiva si giocherà in sede di scrutini finali : se i docenti si dimostreranno compatti e decisi a bloccare il termine dell’anno scolastico, sfidando le leggi antisciopero ( approvate con la sostanziale complicità di CGIL, CISL e UIL) che spezzano la forza degli scioperi nei servizi pubblici riducendoli a inoffensive “manifestazioni di dissenso”, allora il governo andrà incontro al suo primo vero flop politico (altro che le miserabili buffonate della minoranza del PD!). Se i docenti non avranno la forza di arrivare a questo punto la sconfitta sarà inevitabile e potranno cominciare a prepararsi alle angherie più umilianti (quelli di ruolo o neo assunti) o a cercarsi un altro lavoro (precari di seconda e terza fascia).