Osw 131125
[Nel documento qui riassunto del polacco Centre for Eastern Studies (OSW) – Centro Studi per l’Est – Russia, Germania, Ucraina, Bielorussia, paesi baltici, Gruppo di Visegrad, paesi balcanici e Turchia – non si parla del Sudafrica.]
http://www.osw.waw.pl/en –> Chasing Globalisation – Germany’s economic relations with the Bric
-Nel 2000-2011 l’interscambio commerciale Germania-Bric è passato dal 5,5% del totale tedesco al 13,3%.
Tendenza contraria l’interscambio Germania-Usa, stesso periodo: dal 9,6% al 6,2%.
Nell’ultimo decennio si è rafforzata la posizione della D nella UE per l’export D verso i Bric; l’export D è cresciuto molto di più di quello UE verso i Bric;
2011, l’export D verso i Bric era il 27,6% del totale UE, mentre il PIL D era il 20,5% del PIL UE.
L’adozione dell’euro è stata un vantaggio per gli esportatori tedeschi, perché ha eliminato la competizione tra i paesi dell’euro, non consentendo ai concorrenti europei di manipolare i loro tassi di cambio.
1999-2011, D ha aumentato dal 35,6% al 47,5% la sua quota all’interno dell’export UE verso la Cina; dal 17,% al 26,9% quella verso l’India.
Nonostante le varie iniziative politiche tedesche per la cooperazione con la Russia, la quota tedesca dell’export UE verso la Russia è salita poco: 30,2% à 31,8%.
Durante la crisi economica la perdita di export D verso i mercati UE, che rimangono i più importanti per la D, è stata compensata dalla crescita verso i Bric.
La crisi dell’euro ha rafforzato il ruolo della D nella UE, e rafforzato la sua immagine internazionale di leader della UE e di mediatrice degli interessi dei Bric presso la UE;
di ciò la D vuole approfittare, per rafforzare relazioni esistenti o crearne di nuove; non è un caso che siano state avviate in questo periodo consultazioni intergovernative con Cina (2011) ed India.
Nell’ultimo decennio è molto cresciuta l’importanza della Cina per l’economia tedesca, ed ha favorito lo sviluppo della cooperazione politica.
Si può prevedere che l’interscambio con gli altri Bric cresca maggiormente di quello con la Russia, e che le risorse russe diventino strategicamente meno importanti, e nel quadro della trasformazione energetica in corso in D.
I gruppi D stanno espandendo la presenza nei Bric, e chiedono il sostegno del governo D in vario modo, perché assicuri migliori condizioni economiche per la loro espansione; nei Bric lo Stato ha un ruolo importante nel regolare le attività imprenditoriali; sono mercati caratterizzati da protezionismo.
La Germania preme per creare condizioni di investimento favorevoli per le PMI, e per la protezione legale della proprietà intellettuale.
La quota maggiore dell’export D nei Bric è costituita da prodotti del manifatturiero (macchinari, auto, elettrico, chimico). Il valore dell’export di ognuno di questi settori (tranne che per il chimico) è maggiore del valore dell’export complessivo di tutti gli altri settori dell’industria D, che non rientrano nei “quattro grandi”.
L’espansione dei grandi gruppi nei Bric ha incoraggiato anche le PMI. I gruppi D sono riusciti ad avere successo grazie ai loro alti livelli di competenza nella produzione di macchine e veicoli.
I Bric sono divenuti anche concorrenti della D, ad es. la Cina per l’accesso a risorse minerarie e elementi rari.
Mentre in una prima fase della crisi internazionale, nel 2009, la forte dipendenza della D dall’export aveva ridotto il PIL D più di quello dei concorrenti (D, -5,1%; F -3,%; UK -4%; USA -3,5%), questa dipendenza ha consentito alla D una veloce ripresa, a causa dei legami con le aree mondiali che si sono riprese più velocemente, la cui industrializzazione ha portato ad una maggiore domanda di beni di investimenti prodotti dalla D.
Il maggior accento D sull’espansione internazionale è derivato dalle riforme di agenda 2010 (liberalizzazione del mercato del lavoro, riduzione dei sussidi per la disoccupazione e della loro durata …), che hanno liberato i capitali tedeschi da parte del peso della disoccupazione nei Land orientali, che ne aveva limitato il potenziale competitivo.
Questo ha portato ad una veloce riduzione della disoccupazione: nel 2005–2011 scesa dal 11,7% al 7,1% in tutta la D, e dal 21,1% al 13,3% nell’Est D.
Nel 2003–2008 D maggiore esportatore mondiale, posizione occuapta poi dalla Cina; nel 2008 l’export pari a quasi il 40% del PIL D, il doppio di 20 anni prima, e molto superiore ad economie di simili dimensioni; nel 1999–2011, fino al 20% della crescita D è stato prodotto dal suo surplus commerciale.
Nel secondo mandato Schröder (1998-2005), di fronte alle prospettive di forte sviluppo dei Bric, il governo D ha assunto una posizione più pragmatica sulla cooperazione economica con Cina e Russia, mettendo da parte le questioni dei “valori democratici”; Schröder ha appoggiato la revoca dell’embargo di armi UE alla Cina; piano di visite annuali in Cina.
Anche la Merkel, secondo mandato soprattutto, ha seguito la strategia di approfondire le relazioni con Cina, India, Brasile, e piccoli paesi S-E Asia.
Il ruolo D di stabilizzatore della situazione dei paesi indebitati è stato importante per la Cina che aveva significative riserve in € e titoli di Stato di molti paesi UE indebitati.
La Cina ha approfittato della crisi dell’euro per iniziare la sua espansione in Europa, considerando la Germania come partner più importante nella UE, mediatore nelle relazioni con la UE (minaccia UE di sanzioni finanziarie contro gli impianti solari cinesi nel 2013), e maggior mercato per il suo export.
Anche India e Brasile hanno iniziato a vedere in questa luce la D, la quale ha tratto da ciò un’accresciuta influenza politica ad es. per il G20, Onu, FMI. Nel G20 del 2010, sia Germania che Cina si sono opposte all’introduzione di tetti al surplus commerciale; nel 2012 a Pechino la Cancelliera Merkel ha fatto pressione perché la Cina acquistasse titoli di Stato dei paesi UE in difficoltà.
La Cina approfitta dell’apertura del mercato Ue e delle divisioni tra i maggiori paesi.
Un numero crescente di posti di lavoro in D dipendono oggi dal tasso di sviluppo dei Bric, e i molti gruppi tedeschi stanno facendo grandi investimenti in essi, e chiedono al governo D di approfondire le relazioni intergovernative e di far introdurre in questi paesi standard legali e tecnici che facilitino gli affari e riducano i rischi.
2010, ministero D Economia: pubblica un piano di aumento del sostegno alle PMI D che operano all’estero.
Coinvolta anche la politica di sostegno allo sviluppo, accordi con Sudafrica, Tanzania, Djibuti, Egitto del ministro Difesa D per progetti di sviluppo dove la Bundeswehr sta operando. 2011, pubblicazione di un progetto per la cooperazione con partner strategici, tra cui Brasile e India.
Necessità di coinvolgere maggiormente i gruppi tedeschi negli aiuto allo sviluppo, il che può loro servire per prendere in seguito nuovi contatti, e per creare un ambiente favorevole ai loro investimenti e affari in generale.
Il governo D, nel quadro dei “Millennium Development Goals” Onu, aumenterà nel 2015 gli aiuti allo sviluppo dall’attuale 0,39% allo 0,7% del PIL.
I fondi erogati ai singoli Stati sono molto limitati rispetto al loro PIL, ma servono a creare un’immagine positiva della D.
Anche il Progetto di politica culturale ed educativa estera della D pone l’accento sulla cooperazione con i paesi emergenti. Ad es., in India co-fondazione di corsi di tedesco in 1000 scuole, organizzazione dell’“Anno della Germania”; con la Cina partnership tra università e costruzione di campus; con il Brasile costruzione della “Casa tedesca della conoscenza e dell’innovazione a San Paolo, Anno della Germania.
Fino al 2010, ultimo anno in cui ha ricevuto aiuti allo sviluppo, la Cina riceveva la seconda maggiore quota di aiuti allo sviluppo D (oltre $430mn/anno), al primo posto l’Irak; al Brasile nel 2008-2010 $90 mn; nel 2011 €108mn (seconda dopo il Jap.), pari al 3,2% dei fondi tedeschi per la cooperazione bilaterale;
$260mn/anno all’India, negli ultimi anni per sanità, tecnologie verdi, ammodernamento strutture di produzione di energia da rinnovabili; dal 1958 al 1997 l’India ha ricevuto 17,3 MD di DM.
Dal 1999 la Banca per lo sviluppo KfW finanzia in India la ricerca per le energie rinnovabili: l’India è un promettente mercato per l’energia: su 1,2 MD oggi solo 700 mn. di indiani hanno accesso alle reti elettriche.
In Brasile un’ampia quota dell’energia è prodotta da fonti rinnovabili, l’85% dell’elettricità dall’idroelettrico.
Stretta cooperazione D-Br. nel campo della politica ambientale; la D vuole esportare le tecnologie di produzione di energia eolica; ha cercato di usare gli aiuti allo sviluppo per la promozione di energia eolica e solare.
Cinque i tipi di sostegno finanziario dello Stato tedesco alle imprese.
Le garanzie statali 1. all’export (Hermes) e
2. agli investimenti contro rischi economici e politici
sono importanti strumenti di sostegno, soprattutto per le PMI; uno strumento utile anche per vincere la competizione di gruppi esteri appoggiati dai propri governi;
3. Crediti statali non vincolanti (UfK), a sostegno di interessi strategici, tra cui il rifornimento di materie prime; alle banche per crediti agevolati a PMI imprese nei paesi dell’Est Europa; prestiti per progetti a tutela di interessi economici speciali della Germania in relazioni bilaterali (lanciati solo su richiesta del Cancelliere), ad esempio il ritiro delle truppe russe dall’Est D, e il sostegno dei paesi dell’euro tramite l’FMI.
4. garanzie contro le fluttuazione dei tassi di interesse, offerte a subappaltatori che collaborano con i cantieri navali D.
5. garanzie per lo sviluppo della cooperazione.
-Nel 2012 la D ha fornito agli imprenditori garanzie per l’export pari a €29MD, il 2,6% dell’export D. Oltre l’87,5% è andato per l’export nei paesi emergenti.
– Nel 2000-2009 queste garanzie hanno consentito il mantenimento di 141 000 posti di lavoro nell’economia tedesca; nel 2010 di 240 000. Circa1/4 di questi posti era nei Bric, l’85% per i settori macchinari, chimica, elettrotecnica; la ½ per le PMI.
Si registra una crescita continua dell’ammontare delle garanzie all’export verso Cina, India e Brasile, e un veloce declino nel 2008-2009 di quelle verso la Russia, tendenza rovesciata negli anni seguenti.
Nel 2012 la D ha aumentato il valore totale delle garanzie da €40 a €50MD per poter mettere a disposizione dei suoi gruppi maggiori risorse finanziarie.
All’inizio della crisi, nel 2008, come strumento di stabilizzazione delle attività dei gruppi D l’85% di queste garanzie servivano per gli IED nei Bric, e hanno rappresentato un aumento del 124% sul numero totale di garanzie.
Nel 2010, con la Primavera Araba, il 50% delle garanzie ha riguardato questi paesi (+286% sul 2009).
Il 2005-2012 ha visto un’accelerazione dell’export D verso i Bric; per l’import in D cresciuto il peso di Cina e Russia -> la bilancia commerciale è molto peggiorata verso la Cina, peggiorata meno verso la Russia; surplus D con l’India, alla pari con il Brasile.
Nel 2010 l’83% dello sviluppo dei settori macchinari, auto, elettrico e chimico della D è stato generato nei Bric, a seguito degli beni di investimento qui esportati dalla D negli anni precedenti la crisi.
Quasi 1/3 della crescita dell’export D nel 2000-2007 è stato generato dall’aumento dell’export nei paesi emergenti, superiore alla media.
L’export D nel 2005-2010 +21%, +107% verso i Bric.
I beni di investimento rappresentano una quota importante dell’export verso i Bric (soprattutto del settore elettromeccanica e chimica), necessari per il loro sviluppo e ammodernamento di infrastrutture e base industriale; i Bric ricevono ½ dell’aumento totale D di questo tipo di export.
I gruppi dell’auto D hanno avuto una forte crescita nei Bric.
La crisi ha confermato la crescente importanza dei paesi emergenti per l’economia globale. Nel 2011, 8 di essi, Brasile, Russia, India, Messico, Vietnam, Sudafrica, Turchia e Indonesia, avevano il 24% della produzione industriale globale.
Si prevede un’ulteriore crescita della quota dei paesi emergenti nella produzione di crescita economica, quasi 36% nel 2011.
Il grafico mostra che dall’adozione dell’euro è cresciuto molto l’export tedesco rispetto a quello globale Ue, soprattutto verso Cina (35,6 à 47,5%) e India (17,9% à 26,9%); è invece diminuito verso il Brasile (32% à 31,3%).
L’espansione dei grandi gruppi tedeschi dei settori tradizionalmente più forti (macchinari, auto, elettrotecnica e chimica) nei paesi emergenti ha costretto i fornitori minori a seguirli.
La bilancia commerciale tedesca è negativa verso Cina e Russia.
La Cina è un importante produttore e fornitore di semilavorati alla Germania; beni prodotti in Cina sono esportati in Germania come componenti di prodotti ad alta tecnologia; la Cina sussidia l’export e tiene bassi i costi di produzione.
Il surplus della Russia verso la Germania è legato alla fornitura di materie prime, con minor rischio rispetto al MO e Nord Africa.
La Germania è un importante fornitrice di capitali ai Bric, nessuno dei quali è in grado di fornire un simile ammontare di capitali alla Germania.
In Cina 1582 nel 2011, 500 negli altri paesi.
500 000 addetti in Cina; 246 000 in Russia; 214 000 in India; 233 000 in Brasile.
In caso di aumento dei salari nei Bric, la D potrebbe cambiare modello di investimenti e aumentare quelli per R&S; i piani di investimento annunciati dal gigante tedesco della chimica BASF sembrano preannunciare questo scenario. Marzo 2012, intenzione di aumentare gli IED per R&S dal 24% al 50% per il 2020; pensa di costruire anche un campo per l’innovazione a Shanghai.
2001-2011, interscambio con Germania + 430%; con UE +380%.
Nel 2011 la Cina ha approvato la sigla di 15 000 contratti di trasferimento di tecnologia per un valore di $52,2 MD, riguardanti trasporto, elettrotecnica, costruzione macchinari, metallurgia e chimica.
Per la Cina la D è il maggior partner in Europa; per la D la Cina lo è in Asia; la Cina è stato il 5° maggior mercato di export nel 2012.
Secondo Unicredit l’export della Germania in Cina nel 2011 ha rappresentato lo 0,5% della crescita tedesca. Metà dell’export Ue in Cina proviene dalla Germania; ¼ dell’export cinese nella UE va in Germania.
Il numero complessivo delle imprese tedesche operanti in Cina è di 5000.
Molte imprese tedesche non vendono solo merci, ma espandono e modernizzano i loro impianti produttivi in Cina, il che ha portato al 50% l’input cinese sui prodotti finiti dei gruppi tedeschi.
Mediamente solo il 28% dell’export cinese in D è costituito dalla esportazione di prodotti di società D che investono in Cina. L’apporto della Cina al manifatturiero in Germania è insignificante, pur comprendendovi la fornitura di semilavorati.
Per mantenere il pieno controllo della tecnologia e del know how, eventuali decisioni di andarsene o la ripartizione dei profitti – le società tedesche preferiscono creare loro filiali anziché joint venture con i cinesi.
Operano in Cina i maggiori gruppi tedeschi di auto, trasporti e chimica, Volkswagen, Siemens, BASF, Daimler e Bayer. I gruppi tedeschi hanno avuto l’appalto per la costruzione di infrastrutture, come linee metropolitane, e sotto-impianti per centrali nucleari.
Nel 2009, ad es., la D ha dato alla Cina la licenza per la costruzione di un reattore nucleare; Siemens, che operava in Cina prima dell’annuncio da parte del governo tedesco del piano di trasformazione energetica nel 2011, aveva già creato una joint venture per la progettazione reattori nucleari. Nonostante Siemens abbia dichiarato di voler abbandonare il settore nucleare, non si esclude che continui a fornire componenti per gli impianti nucleari cinesi.
Anche i piccoli produttori tedeschi sono interessati al settore e forniscono dispositivi per la produzione di combustibile nucleare o costruiscono torri di raffreddamento del reattore.
La Cina è interessata soprattutto alla tecnologia tedesca, e ha sfruttato la crisi dell’euro per fare acquisti, nei settori a cui è interessata (auto, computer, finanza, energie rinnovabili).
Nel 2011 Lenovo, il maggior gruppo cinese di prodotti digitali, ha acquisito il produttore tedesco di elettronica Medion etc. (vedi testo intero)
Nel 2012 un gruppo di società cinesi hanno comunicato l’acquisizione di imprese tedesche del solare, settore che ha visto diversi casi di bancarotta a seguito dei tagli nei sussidi decisi dal governo tedesco. …
Secondo l’agenzia tedesca GermanyTrade & Invest, negli ultimi due anni la Cina è divenuta una il maggiore investitore estero in Germania, prima degli Usa (110 società), benchè gli investimenti accumulati siano ancora ridotti (€1,3MD). Nel 2011 160 imprenditori cinesi hanno deciso di espandersi in Germania.
Anche il numero delle società cinesi che operano in Germania è molto inferiore (900) a quelle D in Cina.
In alcune aree la Cina sta iniziando a competere con la Germania, ad esempio in Africa, dove le garanzie al credito consentono ai gruppi tedeschi di competere. I gruppi tedeschi non sono in grado di creare un sistema simile a quello dei cinesi che costruiscono infrastrutture in cambio di materie prime.
I tedeschi temono che il crescente livello tecnologico dei prodotti cinesi metta a rischio la posizione da essi raggiunta in alcuni mercati importanti; si prevede perciò che in futuro i tedeschi consentano il trasferimento ai cinesi di tecnologie avanzate solo in cambio di maggiore apertura del mercato interno cinese; inoltre non creano centri di ricerca avanzata in Cina.
In Russia operano circa 6500 società tedesche; sarebbero circa 300 000 i posti di lavoro in Germania legati all’interscambio commerciale con la Russia (Commissione Orientale dell’Associazione dell’Industria Tedesca).
Nel 2011 gli investimenti tedeschi in Russia erano €22,2 MD, di cui €8,8 MD in Investimenti Diretti, al 4° posto degli investitori esteri in Russia, dopo Olanda Cipro e Lussemburgo.
La maggior parte degli investimenti tedeschi sono stati fatti nel settore trasformazione alimentare (12,4% del totale, $5,1MD), minerario, (10,9%, $2MD).
La Germania è scesa al secondo posto come partner commerciale della Russia, dopo la Cina, che sta divenendo un forte concorrente della D sul mercato russo.
La Russia è il 7° maggior esportatore in Germania e il 12 maggior acquirente di merci tedesche.
La quota più importante di export tedesco in Russia è costituita da macchinari (22,7%); veicoli (22,1%); apparecchi elettrotecnici (6,9%); alimentari (4,9%) à la D importante fornitrice di tecnologia alla Russia, la cui produzione industriale è di basso livello tecnico.
La Russia è soprattutto fornitrice di materie prime alla D.
Nel 2011 il petrolio contava per il 53,6% del totale dell’export di merci alla D; il gas naturale per il 27;9%, i metalli 9,4%, e ferro e acciaio per il 2,1%.
Per le esportazioni tedesche la Russia è meno importante dei paesi europei occidentali, ma anche della Cina e di alcuni paesi dell’Est Europa, come la Polonia e la Cekia.
In India operano 1800 imprese tedesche che impiegano circa 300 000 addetti, in Germania operano 240 indiane.
Il 57% degli investimenti tedeschi è nello Stato di Maharashstra.
Nel 2008 la Germania veniva considerata uno dei maggior investitori esteri in India, con €4,3 MD; nello stesso periodo gli investimenti indiani n Germania sono stati di €300 mn.
La UE ha un volume di scambi commerciali con l’India simile a quello Usa-India; la Germania è il maggior partner commerciale europeo dell’India: nel 2010 aveva il 27% (€8,2MD, di cui il 31% in macchinari e apparecchiature, il 13% prodotti chimici, 10% elettronica) del totale export UE verso l’India; e il 18% dell’import indiano nella UE.
Le esportazioni indiane in Germania nel 2010, €6,2MD, 24% tessili, 9,5% chimica ed elettronica; 6,7% macchinari.
Il settore auto tedesco prevede un forte sviluppo del mercato dell’auto in India, dove hanno aperto impianti di produzione Volkswagen, BMW e Mercedes-Benz. Grandi gruppi tedeschi come Bosch, BASF, Continental e Freudenburg hanno collaborato con Tata Motors per la costruzione della auto Nano. Hanno investito in India anche SAP e Siemens.
I maggiori investimenti tedeschi negli ultimi anni sono stati però nei servizi, assicurazioni comprese, di meno nei settori più tradizionali per la D, auto e costruzioni.
Alla D interessa la forza lavoro indiana, numerosa e con un buon livello di formazione, per il settore chimico-farmaceutico, e le infrastrutture ancora sottosviluppate per i gruppi dell’energia.
– 1200 le società tedesche operanti in Brasile, concentrate a Sao Paulo (1000) e Rio de Janeiro; il 10% della produzione industriale in Brasile viene da filiali tedesche, che impiegano 250 000 salariati.
– Solo 50 società brasiliane operano in D, soprattutto nel settore produzione macchinari, siderurgia, agricoltura; circa 2000 gli addetti.
-La Germania ha una posizione forte nell’export in Brasile di tecnologia ambientali (18%), nel 2007 al terzo posto dopo Francia e Usa.
-I grossi gruppi BMW, Henkel, BASF sono entrati in Brasile con nuovi progetti, e vi hanno attirato subappaltatori tedeschi, PMI.
-I maggiori investimenti tedeschi in Brasile sono nel settore auto, (€3,4MD, impianto Vw; chimico (€500mn. linea di produzione BASF); energia il cui fabbisogno dovrebbe raddoppiare nei prossimi 12 anni (E.on produzione da carbone, gas e rinnovabili).
-Oggi l’80% dell’energia elettrica prodotta dal Brasile è idroelettrica; il governo pensa di sfruttare in futuro il solare, ed E.on cerca di ottenere commesse di tecnologia per il solare.
-Siemens è 7° per giro d’affari in Brasile, spera di raddoppiarli a $5MD in 5 anni, raddoppiando gli investimenti a $1MD.
[1] I dati si riferiscono a società con un giro d’affari di almeno €2 milioni e per almeno il 10% di proprietà di investitori tedeschi. I dati escludono una parte delle società che investono in Cina.
[2] Come sopra. I dati non includono quelli relativi agli impianti manifatturieri tedeschi in questi paesi, che sono molto maggiori
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-FOREWORD /5
-MAIN THESES /7
-INTRODUCTION /11
-I. THE ROLE OF THE STATE IN SUPPORTING THE ACTIVITY
-OF GERMAN COMPANIES IN THE BRIC COUNTRIES /16
-1. Concepts for cooperation with emerging economies /16
-2. Development aid /21
-3. The system of guarantees limiting political risk /24
-II. GERMANY’S ECONOMIC RELATIONS WITH THE BRIC COUNTRIES /30
-1. The growing importance of the emerging economies
-for the German economy /30
-2. Germany’s trade with the BRIC countries /32
-3. The balance of Germany’s direct foreign investments
-with the BRIC countries /40
-4. Recent expansion of German companies on the BRIC markets /42
-4.1. China /45
-4.2. Russia /49
-4.3. India /50
-4.4. Brazil /51
-5. Problems faced by German companies operating in the BRIC countries /54
-5.1. China /54
-5.2. Russia /57
-5.3. India /60
-5.4. Brazil
-I BRIC (definizione di Goldman Sachs, 2003: Brasile, Russia, India e Cina) hanno confermato la propria forza nel quadro della crisi economica internazionale, tutti, tranne la Russia, sono riusciti mantenere una forte crescita.
– La Germania, terzo maggior esportatore mondiale di merci, è interessata ai BRIC.
-Nel 2000-2011 l’interscambio commerciale Germania-Bric è passato dal 5,5% del totale tedesco al 13,3%.
Tendenza contraria l’interscambio Germania-Usa, stesso periodo: dal 9,6% al 6,2%.
-Maggior parte dei dati è stata tratta da Destatis (German Federal Statistics Office) e Bundesbank.
-Criteri usati nel calcolo scambi commerciali: le merci che giungono nei porti tedeschi sono calcolate come import, se vengono rivendute all’estero sono calcolate come export. Difficile calcolare quale quota di queste merci viene trasferita in siti produttivi tedeschi in Centro ed Est Europa.
-Nell’analisi viene inclusa anche la Russia, nonostante le relazioni Germania-Russia siano molto più antiche rispetto a quelle con gli altri BRIC, inoltre sono influenzate da fattori politici e di sicurezza molto più che di quelle con Cina, India e Brasile.
Nell’ultimo decennio si è rafforzata la posizione della D nella UE per l’export D verso i Bric; l’export D è cresciuto molto di più di quello UE verso i Bric;
2011, l’export D verso i Bric era il 27,6% del totale UE, mentre il PIL D era il 20,5% del PIL UE.
L’adozione dell’euro è stata un vantaggio per gli esportatori tedeschi, perché ha eliminato la competizione tra i paesi dell’euro, non consentendo ai concorrenti europei di manipolare i loro tassi di cambio.
1999-2011, D ha aumentato dal 35,6% al 47,5% la sua quota all’interno dell’export UE verso la Cina; dal 17,% al 26,9% quella verso l’India.
Nonostante le varie iniziative politiche tedesche per la cooperazione con la Russia, la quota tedesca dell’export UE verso la Russia è salita poco: 30,2% à 31,8%.
Durante la crisi economica la perdita di export D verso i mercati UE, che rimangono i più importanti per la D, è stata compensata dalla crescita verso i Bric.
La crisi dell’euro ha rafforzato il ruolo della D nella UE, e rafforzato la sua immagine internazionale di leader della UE e di mediatrice degli interessi dei Bric presso la UE;
di ciò la D vuole approfittare, per rafforzare relazioni esistenti o crearne di nuove; non è un caso che siano state avviate in questo periodo consultazioni intergovernative con Cina (2011) ed India.
Nell’ultimo decennio è molto cresciuta l’importanza della Cina per l’economia tedesca, ed ha favorito lo sviluppo della cooperazione politica.
Lo status della Russia è diverso rispetto agli altri Bric, in quanto essa è un importante fornitore di risorse minerali e importante partner politico.
Per India e Brasile la D spera aumenti l’interscambio comm.;
Tutti i Bric hanno in comune l’ambizione a divenire superpotenze, almeno regionali, e aspirano a divenire partner importanti per la D.
Lo sviluppo della relazioni con la Cina non dovrebbe ridurre quelle con la Russia. Si può prevedere che l’interscambio con gli altri Bric cresca maggiormente di quello con la Russia, e che le risorse russe diventino strategicamente meno importanti, e nel quadro della trasformazione energetica in corso in D.
I gruppi D stanno espandendo la presenza nei Bric, e chiedono il sostegno del governo D in vario modo, perché assicuri migliori condizioni economiche per la loro espansione; nei Bric lo Stato ha un ruolo importante nel regolare le attività imprenditoriali; sono mercati caratterizzati da protezionismo.
Tre gli strumenti creati dalla Germania per intensificare le relazioni economiche con in Bric:
istituzionalizzazione e creazione di reti di relazioni;
garanzie per gli investimenti per export e import;
interventi di sostegno allo sviluppo.
La Germania preme per creare condizioni di investimento favorevoli per le PMI, e per la protezione legale della proprietà intellettuale.
La quota maggiore dell’export D nei Bric è costituita da prodotti del manifatturiero (macchinari, auto, elettrico, chimico). Il valore dell’export di ognuno di questi settori (tranne che per il chimico) è maggiore del valore dell’export complessivo di tutti gli altri settori dell’industria D, che non rientrano nei “quattro grandi”.
Questi ultimi, “4 grandi” sono stati costretti ad entrare nei Bric, dato che le opportunità di investimento nella UE sono diminuite perché hanno molto meno bisogno di espandere le loro infrastrutture.
L’espansione dei grandi gruppi nei Bric ha incoraggiato anche le PMI. I gruppi D sono riusciti ad avere successo grazie ai loro alti livelli di competenza nella produzione di macchine e veicoli.
I Bric sono divenuti anche concorrenti della D, ad es. la Cina per l’accesso a risorse minerarie e elementi rari.
Mentre in una prima fase della crisi internazionale, nel 2009, la forte dipendenza della D dall’export aveva ridotto il PIL D più di quello dei concorrenti (D, -5,1%; F -3,%; UK -4%; USA -3,5%), questa dipendenza ha consentito alla D una veloce ripresa, a causa dei legami con le aree mondiali che si sono riprese più velocemente, la cui industrializzazione ha portato ad una maggiore domanda di beni di investimenti prodotti dalla D.
Il maggior accento D sull’espansione internazionale è derivato dalle riforme di agenda 2010 (liberalizzazione del mercato del lavoro, riduzione dei sussidi per la disoccupazione e della loro durata …), che hanno liberato i capitali tedeschi da parte del peso della disoccupazione nei Land orientali, che ne aveva limitato il potenziale competitivo.
Questo ha portato ad una veloce riduzione della disoccupazione: nel 2005–2011 scesa dal 11,7% al 7,1% in tutta la D, e dal 21,1% al 13,3% nell’Est D.
Nel 2003–2008 D maggiore esportatore mondiale, posizione occuapta poi dalla Cina; nel 2008 l’export pari a quasi il 40% del PIL D, il doppio di 20 anni prima, e molto superiore ad economie di simili dimensioni; nel 1999–2011, fino al 20% della crescita D è stato prodotto dal suo surplus commerciale.
Nel secondo mandato Schröder (1998-2005), di fronte alle prospettive di forte sviluppo dei Bric, il governo D ha assunto una posizione più pragmatica sulla cooperazione economica con Cina e Russia, mettendo da parte le questioni dei “valori democratici”; Schröder ha appoggiato la revoca dell’embargo di armi UE alla Cina; piano di visite annuali in Cina.
Anche la Merkel, secondo mandato soprattutto, ha seguito la strategia di approfondire le relazioni con Cina, India, Brasile, e piccoli paesi S-E Asia. Dal 2009, governi CDU/CSU-FDP) 4 ministeri (Esteri, economia, Aiuti allo Sviluppo ed Educazione) hanno pubblicato strategie per la cooperazione con i paesi emergenti, in risposta alle richieste dei circoli economici. Nel G20 la D ha sostenuto la libertà di circolazione e la liberalizzazione del commercio contro i rischi del protezionismo prodotto dalla crisi; ha cercato di bloccare misure protezionistiche UE contro la Cina, e protestato contro i paini del commissario UE di limitare gli investimenti non-UE in settori strategici europei.
Il ruolo D di stabilizzatore della situazione dei paesi indebitati è stato importante per la Cina che aveva significative riserve in € e titoli di Stato di molti paesi UE indebitati.
La Cina ha approfittato della crisi dell’euro per iniziare la sua espansione in Europa, considerando la Germania come partner più importante nella UE, mediatore nelle relazioni con la UE (minaccia UE di sanzioni finanziarie contro gli impianti solari cinesi nel 2013), e maggior mercato per il suo export.
Anche India e Brasile hanno iniziato a vedere in questa luce la D, la quale ha tratto da ciò un’accresciuta influenza politica ad es. per il G20, Onu, FMI. Nel G20 del 2010, sia Germania che Cina si sono opposte all’introduzione di tetti al surplus commerciale; nel 2012 a Pechino la Cancelliera Merkel ha fatto pressione perché la Cina acquistasse titoli di Stato dei paesi UE in difficoltà.
La Cina approfitta dell’apertura del mercato Ue e delle divisioni tra i maggiori paesi.
Un numero crescente di posti di lavoro in D dipendono oggi dal tasso di sviluppo dei Bric, e i molti gruppi tedeschi stanno facendo grandi investimenti in essi, e chiedono al governo D di approfondire le relazioni intergovernative e di far introdurre in questi paesi standard legali e tecnici che facilitino gli affari e riducano i rischi.
Lo sviluppo delle relazioni economiche va di pari passo con l’aumento dell’influenza politica D su questi paesi.
2010, ministero D Economia: pubblica un piano di aumento del sostegno alle PMI D che operano all’estero (“Offensiva economica all’estero: come sfruttare le opportunità globali”). Tra le misure: semplificazione dei permessi di lavoro per gli immigrati più qualificati; diplomazia “sportiva” per ottenere commesse ad es, per Campionato mondiale calcio 2014; Olimpiadi 2016 in Brasile); maggior appoggi a settori non abituali come trasporto, sanità, tecnologia sicurezza, Difesa, aviazione, ed energia; campagne di promozione per attirare investimenti; facilitazione contatti gruppi D con gruppi esteri, semplificazione e accelerazione pratiche per il sostegno ad esse; aumento fondi di garanzia all’export…, espansione della rete delle camere di commercio; sigla di trattati bilaterali di libero scambio …
-Coinvolta anche la politica di sostegno allo sviluppo, accordi con Sudafrica, Tanzania, Djibuti, Egitto del ministro Difesa D per progetti di sviluppo dove la Bundeswehr sta operando. 2011, pubblicazione di un progetto per la cooperazione con partner strategici, tra cui Brasile e India, definiti partner globali per l’aiuto allo sviluppo, importanti dal punto geopolitico e industriale nel G20. Necessità di coinvolgere maggiormente i gruppi tedeschi negli aiuto allo sviluppo, il che può loro servire per prendere in seguito nuovi contatti, e per creare un ambiente favorevole ai loro investimenti e affari in generale. Si raccomanda che organizzazioni della società civile si assumano i compiti tradizionali, come la riduzione della povertà, … I più importanti partner menzionati nel progetto Brasile, India, Indonesia, Messico e Sudafrica. Per Brasile e India la D, tenendo conto dell’esperienza con la Cina, intende usare ed aumentare i fondi specifici per settore a sostegno dell’espansione dei gruppi tedeschi in questi mercati, cosa facilitata dal fatto che il governo D, nel quadro dei “Millennium Development Goals” Onu, aumenterà nel 2015 gli aiuti allo sviluppo dall’attuale 0,39% allo 0,7% del PIL.
-Anche se i fondi erogati ai singoli Stati sono molto limitati rispetto al loro PIL, essi servono a creare un’immagine positiva della D, e a convogliarli nei settori che più interessano ai gruppi D. Un esempio è la Cina, per la quale la D è il secondo maggior donatore dopo il Giappone; (fondi contro la povertà, tecnologie per lo sviluppo di energia rinnovabile); gli aiuti si sono tradotti spesso in un flusso di nuove tecnologie.
L’analisi degli aiuti rivela che essi riguardano settori molto specifici, e mirati allo sviluppo di risorse energetiche rinnovabili, tecnologie di protezione ambientale, progetti energetici, sviluppo economico e promozione della legalità. Aumento negli ultimi anni degli aiuti a India e Brasile, legati alla strategia D di partnership sulle materie prime.
Anche il Progetto di politica culturale ed educativa estera della D pone l’accento sulla cooperazione con i paesi emergenti. Ad es., in India co-fondazione di corsi di tedesco in 1000 scuole, organizzazione dell’“Anno della Germania”; con la Cina partnership tra università e costruzione di campus; con il Brasile costruzione della “Casa tedesca della conoscenza e dell’innovazione a San Paolo, Anno della Germania. Etc.
Uno dei più importanti documenti strategici che illustra il cambiamento dell’approccio della Germania alla cooperazione con i paesi emergenti è “Shaping globalisation – Expanding partnerships – Sharing responsibility” (Modellare la globalizzazione – espandere le alleanze – condividere la responsabilità), documento definito dagli estensori un’offerta di cooperazione alle potenze regionali che non fanno parte di UE, G8, Nato, Ocse, ma che nella loro regione hanno un ruolo precipuo. La Germania aspira a rappresentare la UE nelle relazioni con esse. Campi di possibile cooperazione: pace e sicurezza; diritti umani e legalità; economia e finanza; risorse, cibo ed energia; lavoro, questioni sociali e sanità; sviluppo sostenibile.
Fino al 2010, ultimo anno in cui ha ricevuto aiuti allo sviluppo, la Cina riceveva la seconda maggiore quota di aiuti allo sviluppo D (oltre $430mn/anno), al primo posto l’Irak; al Brasile nel 2008-2010 $90 mn; nel 2011 €108mn (seconda dopo il Jap.), pari al 3,2% dei fondi tedeschi per la cooperazione bilaterale;
$260mn/anno all’India, negli ultimi anni per sanità, tecnologie verdi, ammodernamento strutture di produzione di energia da rinnovabili; dal 1958 al 1997 l’India ha ricevuto 17,3 MD di DM.
Dal 1999 la Banca per lo sviluppo KfW finanzia in India la ricerca per le energie rinnovabili: l’India è un promettente mercato per l’energia: su 1,2 MD oggi solo 700 mn. di indiani hanno accesso alle reti elettriche. L’Agenzia tedesca per l’Energia (DENA) sta gestendo in India il programma “Tetti solari e scuole e istituzioni tedesche all’estero”. La D coopera con l’India nel Programma indo-tedesco per l’energia condotto dalla Società tedesca per la cooperazione tecnica e dal ministero indiano per l’energia.
In Brasile un’ampia quota dell’energia è prodotta da fonti rinnovabili, l’85% dell’elettricità dall’idroelettrico.
Stretta cooperazione D-Br. nel campo della politica ambientale; la D vuole esportare le tecnologie di produzione di energia eolica; ha cercato di usare gli aiuti allo sviluppo per la promozione di energia eolica e solare. (la D propone la costruzione in Brasile di uno stadio alimentato dal solare).
Obiettivo degli aiuti allo sviluppo: spianare la strada ai capitali privati, e finanziare iniziative legate ad eventi sportivi, vedi il campionato di calcio.
Cinque i tipi di sostegno finanziario dello Stato tedesco alle imprese.
Le garanzie statali 1. all’export (Hermes) e
2. agli investimenti contro rischi economici e politici
sono importanti strumenti di sostegno, soprattutto per le PMI; uno strumento utile anche per vincere la competizione di gruppi esteri appoggiati dai propri governi;
3. Crediti statali non vincolanti (UfK), a sostegno di interessi strategici, tra cui il rifornimento di materie prime; alle banche per crediti agevolati a PMI imprese nei paesi dell’Est Europa; prestiti per progetti a tutela di interessi economici speciali della Germania in relazioni bilaterali (lanciati solo su richiesta del Cancelliere), ad esempio il ritiro delle truppe russe dall’Est D, e il sostegno dei paesi dell’euro tramite l’FMI.
4. garanzie contro le fluttuazione dei tassi di interesse, offerte a subappaltatori che collaborano con i cantieri navali D.
5. garanzie per lo sviluppo della cooperazione.
-Nel 2012 la D ha fornito agli imprenditori garanzie per l’export pari a €29MD, il 2,6% dell’export D. Oltre l’87,5% è andato per l’export nei paesi emergenti.
Nel 2000-2009 queste garanzie hanno consentito il mantenimento di 141 000 posti di lavoro nell’economia tedesca; nel 2010 di 240 000. Circa1/4 di questi posti era nei Bric, l’85% per i settori macchinari, chimica, elettrotecnica; la ½ per le PMI.
I gruppi D che operano nei Bric sono i maggiori beneficiari delle garanzie, usate in genere per grosse transazioni, limitarne e rischi e ridurre per le banche i costi di finanziamento, ma anche per proteggere le PMI.
Ma ad es. nel 2011, in Cina sono servite per piccole transazioni, alcune per cartiere e acciaierie; in India per accordi finalizzati all’espansione di una fabbrica manifatturiera; e per acciaierie; in Russia per la vendita di 54 treni regionali e per linee di assemblaggio nel manifatturiero.
Si registra una crescita continua dell’ammontare delle garanzie all’export verso Cina, India e Brasile, e un veloce declino nel 2008-2009 di quelle verso la Russia, tendenza rovesciata negli anni seguenti.
Nel 2012 la D ha aumentato il valore totale delle garanzie da €40 a €50MD per poter mettere a disposizione dei suoi gruppi maggiori risorse finanziarie.
Sempre nel 2012, la D ha erogato garanzie di €6,1 MD per 100 progetti di investimento in 44 paesi, che ha portato il totale delle garanzie tedesche a €66,4MD, e a €31 le obbligazioni finanziarie legate a potenziali garanzie.
Le garanzie per gli IED sono le più alte in Russia, mercato considerato molto rischioso; secondo alcuni esperti le banche tedesche sono restie a finanziare investimenti in Russia.
All’inizio della crisi, nel 2008, come strumento di stabilizzazione delle attività dei gruppi D l’85% di queste garanzie servivano per gli IED nei Bric, e hanno rappresentato un aumento del 124% sul numero totale di garanzie.
Nel 2010, con la Primavera Araba, il 50% delle garanzie ha riguardato questi paesi (+286% sul 2009).
Il 2005-2012 ha visto un’accelerazione dell’export D verso i Bric; per l’import in D cresciuto il peso di Cina e Russia -> la bilancia commerciale è molto peggiorata verso la Cina, peggiorata meno verso la Russia; surplus D con l’India, alla pari con il Brasile.
Lo sviluppo Bric -> aumenta l’interesse agli investimenti D in questi paesi, surplus nei flussi di capitali tedeschi verso di essi rispetto al flusso contrario, soprattutto Cina, India e Brasile. Solo la Russia è un grosso investitore in D.
Nel 2010 l’83% dello sviluppo dei settori macchinari, auto, elettrico e chimico della D è stato generato nei Bric, a seguito degli beni di investimento qui esportati dalla D negli anni precedenti la crisi.
Quasi 1/3 della crescita dell’export D nel 2000-2007 è stato generato dall’aumento dell’export nei paesi emergenti, superiore alla media.
L’export D nel 2005-2010 +21%, +107% verso i Bric.
I beni di investimento rappresentano una quota importante dell’export verso i Bric (soprattutto del settore elettromeccanica e chimica), necessari per il loro sviluppo e ammodernamento di infrastrutture e base industriale; i Bric ricevono ½ dell’aumento totale D di questo tipo di export.
I gruppi dell’auto D hanno avuto una forte crescita nei Bric.
La crisi ha confermato la crescente importanza dei paesi emergenti per l’economia globale. Nel 2011, 8 di essi, Brasile, Russia, India, Messico, Vietnam, Sudafrica, Turchia e Indonesia, avevano il 24% della produzione industriale globale, questo significa che la Germania deve rafforzare in essi la sua presenza se vuole la sua quota nell’export globale.
Si prevede un’ulteriore crescita della quota dei paesi emergenti nella produzione di crescita economica, quasi 36% nel 2011.
Fig.6 Quota della Germania nell’export totale della UE verso i singoli Bric
Il grafico mostra che dall’adozione dell’euro è cresciuto molto l’export tedesco rispetto a quello globale Ue, soprattutto verso Cina (35,6 à 47,5%) e India (17,9% à 26,9%); è invece diminuito verso il Brasile (32% à 31,3%).
Per l’import, si è avuto una crescita maggiore rispetto al complesso UE solo dal Brasile.
Fig. 8 Export tedesco verso Bric, in MD di €
L’accelerazione maggiore di export d è verso la Cina, in crescita stabile quella verso Brasile e India.
Fig. 9 Dinamica dell’export tedesco nel 2007-2011
L’espansione dei grandi gruppi tedeschi dei settori tradizionalmente più forti (macchinari, auto, elettrotecnica e chimica) nei paesi emergenti ha costretto i fornitori minori a seguirli.
La base principale del successo tedesco nei Bric è dato dal settore auto e macchinari
La bilancia commerciale tedesca è negativa verso Cina e Russia.
La Cina è un importante produttore e fornitore di semilavorati alla Germania; beni prodotti in Cina sono esportati in Germania come componenti di prodotti ad alta tecnologia; la Cina sussidia l’export e tiene bassi i costi di produzione.
Il surplus della Russia verso la Germania è legato alla fornitura di materie prime, con minor rischio rispetto al MO e Nord Africa.
La Germania è un importante fornitrice di capitali ai Bric, nessuno dei quali è in grado di fornire un simile ammontare di capitali alla Germania.
Per la Cina la tendenza a forte crescita degli IED tedeschi è iniziata nel 2002 ed è continuata tranne nel 2011; per la Russia situazione analoga, ma anno critico il 2007, con lo scoppio della crisi finanziaria, timori tedeschi di declino del mercato russo, come per precedente crisi asiatica; poi guera con Georgia e scarsi risultati economici, gli IED tedeschi aumneano meno velocemente.
Negli anni Novanta la Germania ha investito molto più in Brasile che negli altri Bric; riduzione poi nel 1997-2’’3, per fine privatizzazioni e crisi Asia e Sudamerica fine Novanta.
Gli IED sono ripresi negli ulltimi anni, si prevede superino quelli verso Russia.
Sviluppo lento degli IED tedeschi in India, accelarato nel 2006.
Nel 2004-2010 il giro d’affari delle imprese tedesche in Cina è triplicato, a €120,4 MD;
nel 2010 in Russia €54,7MD;
in Brasile €58,3MD;
in India €18,6MD.
[1] I dati si riferiscono a società con un giro d’affari di almeno €2 milioni e per almeno il 10% di proprietà di investitori tedeschi. I dati escludono una parte delle società che investono in Cina.
In Cina 1582 nel 2011, 500 negli altri paesi.
500 000 addetti in Cina; 246 000 in Russia; 214 000 in India; 233 000 in Brasile.
In caso di aumento dei salari nei Bric, la D potrebbe cambiare modello di investimenti e aumentare quelli per R&S; i piani di investimento annunciati dal gigante tedesco della chimica BASF sembrano preannunciare questo scenario. Marzo 2012, intenzione di aumentare gli IED per R&S dal 24% al 50% per il 2020; pensa di costruire anche un campo per l’innovazione a Shanghai.
2001-2011, interscambio con Germania + 430%; con UE +380%.
Nel 2011 la Cina ha approvato la sigla di 15 000 contratti di trasferimento di tecnologia per un valore di $52,2 MD, riguardanti trasporto, elettrotecnica, costruzione macchinari, metallurgia e chimica.
Per la Cina la D è il maggior partner in Europa; per la D la Cina lo è in Asia; la Cina è stato il 5° maggior mercato di export nel 2012.
Secondo Unicredit l’export della Germania in Cina nel 2011 ha rappresentato lo 0,5% della crescita tedesca. Metà dell’export Ue in Cina proviene dalla Germania; ¼ dell’export cinese nella UE va in Germania.
Il mercato cinese rimane attraente per la Germania in vista del cambiamenti della struttura economica annunciati da Pechino à sviluppo del mercato interno.
L’espansione delle PMI tedesche in Cina contribuisce ad un aumento equilibrato dell’interscambio.
Il numero complessivo delle imprese tedesche operanti in Cina è di 5000.
Secondo un’indagine sugli imprenditori tedeschi con affari in Cina, le iniziative economiche tedesche oggi in corso in Cina sarebbero 4 500, per il 60% avviate nello scorso decennio, grazie all’ingresso di numerose PMI al seguito dei grandi gruppi, e aperto la strada per altri.
Molte imprese tedesche non vendono solo merci, ma espandono e modernizzano i loro impianti produttivi in Cina, il che ha portato al 50% l’input cinese sui prodotti finiti dei gruppi tedeschi.
Mediamente solo il 28% dell’export cinese in D è costituito dalla esportazione di prodotti di società D che investono in Cina. L’apporto della Cina al manifatturiero in Germania è insignificante, pur comprendendovi la fornitura di semilavorati.
Per mantenere il pieno controllo della tecnologia e del know how, eventuali decisioni di andarsene o la ripartizione dei profitti – le società tedesche preferiscono creare loro filiali anziché joint venture con i cinesi; se lo fanno è per motivi politici e per avere un maggior sostegno dalle amministrazioni locali, e per limitare le perdite in caso di fallimento.
Operano in Cina i maggiori gruppi tedeschi di auto, trasporti e chimica, Volkswagen, Siemens, BASF, Daimler e Bayer. I gruppi tedeschi hanno avuto l’appalto per la costruzione di infrastrutture, come linee metropolitane, e sotto-impianti per centrali nucleari.
Nel 2009, ad es., la D ha dato alla Cina la licenza per la costruzione di un reattore nucleare; Siemens, che operava in Cina prima dell’annuncio da parte del governo tedesco del piano di trasformazione energetica nel 2011, aveva già creato una joint venture per la progettazione reattori nucleari. Nonostante Siemens abbia dichiarato di voler abbandonare il settore nucleare, non si esclude che continui a fornire componenti per gli impianti nucleari cinesi.
Anche i piccoli produttori tedeschi sono interessati al settore e forniscono dispositivi per la produzione di combustibile nucleare o costruiscono torri di raffreddamento del reattore.
Da un’inchiesta del 2012, il 77% degli intervistati appartenenti alla media-piccola borghesia apprezzano i marchi tedeschi e li considerano superiori a quelli prodotti in Cina, Giappone e Usa. i marchi più noti ai consumatori: BMW, Audi, Mercedes, Siemens, Adidas e Bayer.
La Cina è interessata soprattutto alla tecnologia tedesca, e ha sfruttato la crisi dell’euro per fare acquisti, nei settori a cui è interessata (auto, computer, finanza, energie rinnovabili).
Nel 2011 Lenovo, il maggior gruppo cinese di prodotti digitali, ha acquisito il produttore tedesco di elettronica Medion; gruppi cinesi hanno acquisito due subappaltatori del gruppo auto Saargummi e Preh. Nel gennaio 2012 Sany ha comunicato di voler acquisire il produttore di pompe Putzmeister, per €360 mn., un gruppo considerato dai tedeschi un esempio della tradizione, e leader nel suo settore di nicchia. Sany intende acquistare altre imprese tedesche.
Nel 2012 un gruppo di società cinesi hanno comunicato l’acquisizione di imprese tedesche del solare, settore che ha visto diversi casi di bancarotta a seguito dei tagli nei sussidi decisi dal governo tedesco. Le imprese tedesche accusavano quelle cinesi di dumping, causa della estromissione dei produttori tedeschi dal mercato europeo.
La Commissione UE ha imposto dazi alle installazioni solari cinesi, che vendevano nella UE per oltre €20MD/anno. Il governo tedesco, temendo ritorsioni cinesi, ha ufficialmente criticato la decisione id Bruxelles. Alla fine un compromesso: stabilito il prezzo minimo per i moduli solari, 56 cent per watt di energia. I cinesi possono accettare questo prezzo, oppure scegliere di pagare un dazio del 37,2%-67,9% sui loro prodotti.
Secondo l’agenzia tedesca GermanyTrade & Invest, negli ultimi due anni la Cina è divenuta una il maggiore investitore estero in Germania, prima degli Usa (110 società), benchè gli investimenti accumulati siano ancora ridotti (€1,3MD). Nel 2011 160 imprenditori cinesi hanno deciso di espandersi in Germania.
Anche il numero delle società cinesi che operano in Germania è molto inferiore (900) a quelle D in Cina.
In alcune aree la Cina sta iniziando a competere con la Germania, ad esempio in Africa, dove le garanzie al credito consentono ai gruppi tedeschi di competere. I gruppi tedeschi non sono in grado di creare un sistema simile a quello dei cinesi che costruiscono infrastrutture in cambio di materie prime.
I tedeschi temono che il crescente livello tecnologico dei prodotti cinesi metta a rischio la posizione da essi raggiunta in alcuni mercati importanti; si prevede perciò che in futuro i tedeschi consentano il trasferimento ai cinesi di tecnologie avanzate solo in cambio di maggiore apertura del mercato interno cinese; inoltre non creano centri di ricerca avanzata in Cina.
Come i tedeschi anche i cinesi sono interessati allo sviluppo della produzione industriale, anche in settori come quello dei macchinari e delle nuove tecnologie dove la D è all’avanguardia, e se ottenessero la tecnologia tedesca potrebbero espellere i gruppi tedeschi dal mercato cinese, sfruttando i sussidi statali.
Durante le prime consultazioni intergovernative[1] Germania-Cina (2011) è stato lanciato un progetto di “Alleanza Germania-Cina per l’elettro-mobilità”;[2] avanzata dai tedeschi anche la proposta di un centro tedesco-cinese per le energie rinnovabili.
Varie le istituzioni di promozione del dialogo tra i due paesi, ad es. è stata creata una commissione economica mista, presieduta dal ministro Economia tedesco, che dopo alcuni anni di confronto ha raccomandato la creazione di iniziative di joint venture;
il German-Chinese Technological and Economic Cooperation Forum, anch’esso diretto dal ministro economia tedesco. Alla fiera di Hannover alla Cina è stato riconosciuto lo status di partner; il 2012 è stato l’anno della Cultura cinese; in programma l’istituzione di un anno delle Lingue tedesco-cinese.
In Russia operano circa 6500 società tedesche; sarebbero circa 300 000 i posti di lavoro in Germania legati all’interscambio commerciale con la Russia (Commissione Orientale dell’Associazione dell’Industria Tedesca).
Nel 2011 gli investimenti tedeschi in Russia erano €22,2 MD, di cui €8,8 MD in Investimenti Diretti, al 4° posto degli investitori esteri in Russia, dopo Olanda Cipro e Lussemburgo.
La maggior parte degli investimenti tedeschi sono stati fatti nel settore trasformazione alimentare (12,4% del totale, $5,1MD), minerario, (10,9%, $2MD).
Nel 2009 c’è stata un forte calo dell’interscambio con la D, -38%; poi una veloce ripresa nel 2010-2011, export di merci D +31% (per un totale di €34,5MD), import dalla Russia +28% (€40,9MD).
Deficit tedesco di €6,1MD.
La Germania è scesa al secondo posto come partner commerciale della Russia, dopo la Cina, che sta divenendo un forte concorrente della D sul mercato russo.
Viaggio in Russia del nuovo presidente cinese, Xi: la Cina è per una maggiore cooperazione strategica internazionale con la Russia. Il gruppo dell’energia russo Gazprom e quello cinese CNPC intendono costruire un nuovo oleodotto per portare gas e petrolio russi in Cina.
-La Russia è il 7° maggior esportatore in Germania e il 12 maggior acquirente di merci tedesche; comunicato il primo acquisto in un decennio di tecnologia russa per gli armamenti pesanti.
La quota più importante di export tedesco in Russia è costituita da macchinari (22,7%); veicoli (22,1%); apparecchi elettrotecnici (6,9%); alimentari (4,9%) à la D importante fornitrice di tecnologia alla Russia, la cui produzione industriale è di basso livello tecnico.
La Russia è soprattutto fornitrice di materie prime alla D.
Nel 2011 il petrolio contava per il 53,6% del totale dell’export di merci alla D; il gas naturale per il 27;9%, i metalli 9,4%, e ferro e acciaio per il 2,1%.
La Germania prevede aumenti il peso del gas russo causa la trasformazione energetica in corso in D che prevede un incremento delle centrali elettriche a gas 23% del consumo di gas entro il 2023; finora però l’incremento di consumo del gas è stata frenata dal prezzo non competitivo rispetto ad altre fonti.
Per le esportazioni tedesche la Russia è meno importante dei paesi europei occidentali, ma anche della Cina e di alcuni paesi dell’Est Europa, come la Polonia e la Cekia.
Se i maggiori gruppi tedeschi e settori hanno sviluppato le lor attività in Russia, le PMI hanno incontrato difficoltà.
In India operano 1800 imprese tedesche che impiegano circa 300 000 addetti, in Germania operano 240 indiane.
Il 57% degli investimenti tedeschi è nello Stato di Maharashstra.
Nel 2008 la Germania veniva considerata uno dei maggior investitori esteri in India, con €4,3 MD; nello stesso periodo gli investimenti indiani n Germania sono stati di €300 mn.
La UE ha un volume di scambi commerciali con l’India simile a quello Usa-India; la Germania è il maggior partner commerciale europeo dell’India: nel 2010 aveva il 27% (€8,2MD, di cui il 31% in macchinari e apparecchiature, il 13% prodotti chimici, 10% elettronica) del totale export UE verso l’India; e il 18% dell’import indiano nella UE.
Le esportazioni indiane in Germania nel 2010, €6,2MD, 24% tessili, 9,5% chimica ed elettronica; 6,7% macchinari.
Il settore auto tedesco prevede un forte sviluppo del mercato dell’auto in India, dove hanno aperto impianti di produzione Volkswagen, BMW e Mercedes-Benz. Grandi gruppi tedeschi come Bosch, BASF, Continental e Freudenburg hanno collaborato con Tata Motors per la costruzione della auto Nano. Hanno investito in India anche SAP e Siemens.
I maggiori investimenti tedeschi negli ultimi anni sono stati però nei servizi, assicurazioni comprese, di meno nei settori più tradizionali per la D, auto e costruzioni.
Alla D interessa la forza lavoro indiana, numerosa e con un buon livello di formazione, per il settore chimico-farmaceutico, e le infrastrutture ancora sottosviluppate per i gruppi dell’energia.
– 1200 le società tedesche operanti in Brasile, concentrate a Sao Paulo (1000) e Rio de Janeiro; il 10% della produzione industriale in Brasile viene da filiali tedesche, che impiegano 250 000 salariati.
– Solo 50 società brasiliane operano in D, soprattutto nel settore produzione macchinari, siderurgia, agricoltura; circa 2000 gli addetti.
-La D è interessata al Brasile sia come sito di produzione manifatturiera che come mercato di sbocco in sviluppo.
– Nel 2011 la D era il 4° maggior esportatore in Brasile (6,7%) (veicoli 13,5%; chimica 6,7%; elettrotecnica 6,7%) e il 6° maggior importatore dal Brasile (3,5% dell’export brasiliano) (materie prime 39,2% [acciaio ??, rame, alluminio, e litio]; alimentari 26,1%; macchinari 6,8%).
-La Germania ha una posizione forte nell’export in Brasile di tecnologia ambientali (18%), nel 2007 al terzo posto dopo Francia e Usa.
-I grossi gruppi BMW, Henkel, BASF sono entrati in Brasile con nuovi progetti, e vi hanno attirato subappaltatori tedeschi, PMI.
-Le relazioni D-Brasile sono iniziate subito dopo la Seconda guerra mondiale; negli anni Cinquanta i primi accordi per scambi commerciali e investimenti. La D è uno dei paesi che ha lanciato il settore auto in Brasile.
-Dopo le visite, nel 2011, in Brasile di oltre 100 delegazioni politiche ed economiche, con 1200 imprenditori tedeschi, i gruppi tedeschi operanti nel paese sono aumentati di 150, tra questi Bertelsmann e E.ON.
-I maggiori investimenti tedeschi in Brasile sono nel settore auto, (€3,4MD, impianto Vw; chimico (€500mn. linea di produzione BASF); energia il cui fabbisogno dovrebbe raddoppiare nei prossimi 12 anni (E.on produzione da carbone, gas e rinnovabili).
-Oggi l’80% dell’energia elettrica prodotta dal Brasile è idroelettrica; il governo pensa di sfruttare in futuro il solare, ed E.on cerca di ottenere commesse di tecnologia per il solare.
-Il governo brasiliano ha accettato la partecipazione di esperti del ministero tedesco Aiuto allo sviluppo sperando in finanziamenti per gli investimenti nel solare, finora la Germania ha investito €900 mn. in questi progetti.
-Siemens è 7° per giro d’affari in Brasile, spera di raddoppiarli a $5MD in 5 anni, raddoppiando gli investimenti a $1MD.
-I limiti del Brasile per gli affari dei grossi gruppi esteri: alta tassazione; ampia fluttuazione del cambio del real; salari in veloce crescita.
-I punti a favore: crescete fabbisogno di infrastrutture; veloce crescita della piccola/media borghesia/mercato.
Il gruppo brasiliano CSN ha acquisito una acciaieria in D (Turingia), acquisto facilitato dal rafforzamento della valuta brasiliana.
[1] S. Hepperle, Regierungskonsultationen mit China, International Aktuell, Nr 05/2011,
Deutsche Industrie- und Handelkammer, p. 2.
[2] Deutsch-Chinesische gemeinsame Erklärung zur Errichtung einer strategischen Partnerschaft für Elektromobilität, 28.06.2011, http://www.bmwi.de/BMWi/Redaktion/PDF/C-D/china-deutsch-chinesische-strategische-partnerschaft-elektromobilitaet,property=pdf,bereich=bmwi2012,sprache=de,rwb=true.pdf
[1] Come sopra. I dati non includono quelli relativi agli impianti manifatturieri tedeschi in questi paesi, che sono molto maggiori