L’Italia di Meloni-Crosetto va alla guerra, di corsa

Contro gli insopportabili piagnistei sull’Italia-colonia, abbiamo più volte sottolineato che gli apparati industriali e diplomatici italiani sono in primissima fila nel fomentare in proprio la corsa alla guerra inter-imperialistica, sia come ottimo investimento per il ramo industriale italiano più attrezzato per competere a livello mondiale, quello bellico, anzitutto di stato (Leonardo, Fincantieri), sia come pegno necessario per le future spartizioni delle risorse mondiali.

Tre le notizie incalzanti di questi giorni, tre vanno segnalate.

  1. L’accelerazione del passaggio di diverse imprese dall’industria dell’auto a quella aero-spaziale, con il sostegno del governo, ed anche delle regioni – si stanno dando da fare sia quelle governate dalle destre che quelle governate dal centro-sinistra. Il tutto, naturalmente, per “mettere in sicurezza l’ccupazione”, cioè per il beneficio dei lavoratori…
  2. La decisione del governo di creare in Sicilia la prima scuola al mondo per piloti di F-35 collocata al di fuori degli Stati Uniti. In questa materia l’Italia già vanta, in condominio con il Giappone, un altro primato: è il solo paese al mondo in cui si assemblano gli F-35 (nello stabilimento Leonardo di Cameri, in Piemonte). Ma non gli era sufficiente.
  3. L’accertamento – attraverso inchieste di “The Weapon Watch” e di “Altreconomia” – che l’Italia ha esportato e continua ad esportare armi verso Israele a sostegno del genocidio sionista aggirando le autorizzazioni previste dalle sue stesse leggi, con la connivenza delle grandi banche e di aziende-prestanome che non risultano implicate nella produzione bellica. Si tratta di componenti per la produzione di cannoni, di esplosivi e di sostanze utili anche per la produzione di ordigni nucleari…

https://www.fanpage.it/politica/armi-a-tel-aviv-passando-per-la-lombardia-litalia-esporta-componenti-militari-a-israele-eludendo-i-controlli