Minacce, difesa, guerra

Germania, NATO, forze armate             German
Foreign Policy            06-02-05

Minacce, difesa, guerra

Tesi GFP su linee di politica estera del nuovo cancelliere
tedesco Merkel, in occasione della 42a Conferenza internazionale di
Monaco sulla sicurezza titolata “Rinnovamento dell’Alleanza transatlantica” (aggiunti
tra parentesi i punti principali del discorso Merkel, non ripresi da GFP):

1. Germania è pronta ad
assumersi maggiori “responsabilità” nel contesto intern.le

         
(innanzitutto assieme a USA; unificazione europea e
alleanza transatlantica i due pilastri della politica estera e di sicurezza tedesca);

         
(per la prima volta nel 2005 i ministri Esteri NATO
e UE si sono confrontati in modo informale, il dialogo deve essere continuato:
assieme UE e USA possono essere una potenza – lett. “potente forza per il
benessere del mondo”)

         
(anche se “grande alleanza” abbiamo bisogno di partner
per la sicurezza in altre regioni del mondo per non sovraccaricarci, formare
una rete con le organizzazioni regionali)

         
(Germania ha bisogno della NATO, ha bisogno
dell’alleanza transatlantica, non può da sola affrontare le sfide della globalizzazione)

         
(anche gli USA hanno bisogno dell’Europa)

         
 (pre-condizione
dello spazio di azione intern.le della Germania il suo rafforzamento economico.
Germania si ripromette di tornare in 10 anni nel gruppo leader UE per crescita
economica, occupazione e ricerca).

         
(Rivendica le operazioni militari int.li tedesche;
esempi: in Afghanistan, 2500 soldati nella missione ISAF, risultati positivi
nella cooperazione tra missioni militari come Enduring Freedom con operazioni
come ISAF, di “stabilizzazione”;
in Kosovo e Bosnia-Herzegovina, 3500
soldati; nel Corno d’Africa, in Sudan e nel Sud Caucaso)

         
(il MO nuova area di impegno militare tedesco, con
la presenza a Gaza, Rafah; la Germania ha la maggior truppa della NATO Response
Force)

         
(Germania fornisce importante supporto logistico nel
trasporto aereo, nel quadro delle risoluzioni del Vertice di Praga.)

         
(Occorre accettare la vittoria elettorale di Hamas,
con le condizioni poste…)

         
(Germania appoggia la creazione di strutture
democratiche ed economiche in Irak, in accordo con il nuovo governo continuerà
l’addestramento di poliziotti e soldati)

         
(Germania fornisce importante contributo finanziario
ad Irak, con condono €4,5MD di debito.)

         
(Attenzione particolare agli sviluppi in Iran,
nessuna tolleranza al rinnegamento dell’Olocausto.)

         
(Costruire un’ampia alleanza a partire da UE e USA
sulla questione iraniana; l’alleanza strategica di Berlino con Mosca deve dar
prova di sé anche nella soluzione del conflitto con l’Iran)

         
(L’estensione degli impegni tedeschi a quasi tutte
le regioni del mondo richiede approfondito dibattito politico interno. MA vi è per
lo più consenso tra maggioranza e opposizione. 
Germania intende sfruttare anche la sinergia all’interno UE.)

         
(Bielorussia,
Sud Caucaso e Asia Centrale, tra le regioni da tenere sotto osservazione
)

         
(Onu troppo
lenta a reagire)

2. Maggior peso Germania in
NATO
;

         
(Ruolo primario di NATO quale luogo di confronto e
mediazione degli interessi delle potenze
che ne fanno parte; vi si devono discutere
anche i conflitti politici, per cui non si richiedono immediate operazioni
militari.)

         
(Le questioni MO
e iraniana o Iran
devono essere discusse in ambito NATO.)

         
(NATO strumento di coordinamento degli
interventi politici e militari; occorre adeguarne le disponibilità finanziarie
e le capacità militari; forte espansione del suo raggio d’azione negli ultimi
anni.)

3. Assieme a USA, coinvolgimento di altri paesi (propone ingresso Croazia,
Macedonia e Albania, da discutere nel 2008) per rafforzare finanziariamente e
politicamente NATO al fine di
:

o       
con inserimento in NATO di Georgia e Ucraina, misurarsi con Mosca;

o       
con avanzata Nato fino al Mar Cinese, contenere Pechino;

§        
il
progetto tedesco di rafforzare la cooperazione NATO con Giappone dimostra le
intenzioni anti-cinesi della Merkel
;

§        
l’appello tedesco al Giappone va incontro alle
mire giapponesi di entrare nel C.d.S. ONU e di rafforzare la propria posizione
internazionale

§        
La Cina guarda preoccupata per i tentativi giapponesi
di riprendere progetti di egemonia nel mar Cinese.

§        
la richiesta di più stretta cooperazione di
Australia e Nuova Zelanda prospetta un futuro l’accerchiamento militare della
Cina  a sud.

§        
Nel congresso economico precedente alla conferenza
sulla sicurezza sono state discusse misure di difesa contro le imprese cinesi
in S-E Asia.

4. sgravare finanziariamente
USA
,

o       
 che hanno
recentemente annunciato necessità incremento bilancio militare di $440MD, a cui
vanno aggiunti $120mD per guerre Irak e Afghanistan. Ministro americano Difesa
Rumsfeld ha chiesto aumento 2% bilancio militare paesi NATO;

o       
per Germania significherebbe aumento di decine
di MD, preferibile trasferire su terzi  i
prestiti di guerra.

5. Conseguenza dei progetti
tedesco-americani: ulteriore riduzione del peso politico internazionale della
Francia:

o       
per mantenere e accrescere la propria influenza,
la Francia vuole limitare crescita potenza NATO;

o       
la Francia à contraria ad ingresso di Ucraina e
Georgia in NATO, consentirebbe miglioramento posizioni USA in Est Europa e
Caucaso;

o       
ministro francese Difesa, Alliot-Marie: pericolo
di dispersione con eccessivo allargamento NATO,

         
A Monaco Merkel ha chiesto l’espansione della Nato su
tutti i continenti con una molto maggiore cooperazione di “paesi terzi”:

o       
legare maggiormente a USA e Germania l’Africa:
Paesi dell’Unione Africana e  del Dialogo
Nato-Mediterraneo, (e dell’Iniziativa di cooperazione di Istanbul);

o       
sollecitare la cooperazione di Australia,
Nuova Zelanda e Giappone;

o       
il ministro tedesco della Difesa favorevole al coinvolgimento
politico-militare del Consiglio per la Cooperazione del Golfo
(Gulf
Cooperation Council, GCC – fondato ad Abu Dhabi il 25 maggio 1981 da Kuwait,
Bahrain, Arabia Saudita, Qatar, EAU e Oman. N.d.T.).

6. Berlino cerca l’appoggio
della Russia sulla questione iraniana, ma occorre attendere la posizione a
riguardo di Cina India e Brasile
.

         
I media tedeschi non mettono in discussione la
crescente militarizzazione della politica estera di Berlino.

         
(Merkel rivendica
sviluppo di autonomia politico-militare della UE
. UE è ora in grado di
contribuire alla sicurezza europea. G; dal 2003 in corso operazioni UE, in
parte con appoggio NATO, in parte autonome)

         
(Riconosce fallimento Costituzione e mancanza di
istituzioni comuni per la politica estera)

         
 (L’integrazione nella UE dei Balcani
occidentali è presupposto alla riduzione della presenza militare europea
)

         
(In corso nella
UE un dibattito sulla dimensione dell’appoggio ad ONU in Congo; UE interessata
alla stabilità del paese
)

(impensabile nei primi anni ’90
la missione Althea in Bosnia, – iniziata il 2 dic. 2004; impensabile anche un
dibattito interno tedesco su missione in Africa
).

German Foreign
Policy           06-02-05

Drohungen,
Schutzgelder, Krieg

MÜNCHEN

(gfp.com) – Bundeskanzlerin
Angela Merkel fordert größeren deutschen Einfluss in der NATO und will die
Schlagkraft des westlichen Kriegsbündnisses durch weltweite Kooperationen mit
Drittstaaten vergrößern.
Die Pläne, die Merkel am gestrigen Samstag auf
dem Münchner Rüstungstreffen bekannt gab, erweitern das militärisch-finanzielle
Potential des transatlantischen Paktes und ergänzen Pläne der USA
. Nach den
Worten von US-Verteidigungsminister Rumsfeld müssen die
NATO-Mitgliedsstaaten ihre Rüstungsetats entschieden aufstocken, um die
entsprechenden US-Budgets zu entlasten
. Sie belaufen sich auf bis zu 600
Milliarden US-Dollar.
Das deutsch-amerikanische Programm will die NATO
bis ins Chinesische Meer vorschieben und richtet sich eindeutig gegen Beijing
.
Der in München avisierte NATO-Beitritt Georgiens und der Ukraine, den
der georgische Staatspräsident und der ukrainische Verteidigungsminister am
gestrigen Samstag einforderten, ist auf Konfrontationen mit Moskau angelegt.
Zugleich werden gegen die islamische Welt kriegerische Drohungen ausgestoßen.
Einen Überfall auf den Iran ("Militärschlag") zieht der deutsche
Verteidigungsminister in Betracht, will ihn aber "zur Zeit" noch
ausschließen. Das Gesamtpaket der deutsch-amerikanischen Bündnispläne hat
eine weitere Reduzierung der weltpolitischen Bedeutung Frankreichs zur
Konsequenz.

Wie
Bundeskanzlerin Merkel in München forderte, soll die NATO ihre
Kriegsfähigkeit durch die Expansion auf sämtliche Kontinente und die
Zusammenarbeit mit Drittstaaten entschieden vergrößern.
Die als
"Sicherheitspartner" bezeichneten NATO-Alliierten müssten aus
"anderen Regionen der Welt" herangezogen werden, erklärte die
deutsche Regierungschefin.[1] Angesichts der "Vielzahl von
Krisenherden" und der "Diversifizierung (…) der Konflikte"
müsse das westliche Militärbündnis seine Kooperation u.a. mit Australien,
Neuseeland und Japan "forcieren".
Zudem sollten die Staaten
Afrikas (Afrikanische Union, NATO-Mittelmeer-Dialog) enger an die USA und
Deutschland angebunden werden
; Verteidigungsminister Jung plädiert für
eine militärpolitische Einbeziehung des Golf-Kooperationsrats
.[2] Die
deutschen Pläne lassen eine deutliche Vergrößerung des westlichen
Kriegspotentials durch Anschluss bisher selbständiger oder mittelbar
zugeordneter Regionalbündnisse
erkennen.

Milliarden für
den Krieg

Diese
Expansion ist notwendig, um die weiter ausufernden Kriegskosten der USA und
ihrer NATO-Verbündeten aufzufangen
. Neue NATO-Mitglieder und Kooperationspartner sollen Schutzgelder aus
ihren Haushalten abführen. Die Permanenz westlicher Kriege bedroht die Kassen
der westlichen Führungsmacht. Washington hat am vergangenen Freitag angekündigt,
seinen Militärhaushalt um fünf Prozent auf rund 440 Milliarden US-Dollar
erhöhen zu müssen; hinzu kommen mindestens 120 Milliarden US-Dollar für die
Kriege im Irak und in Afghanistan.
Aufgestockt werden sollen vor allem
Spezialeinheiten, Einheiten zur psychologischen Kriegsführung sowie
Besatzungskräfte ("Einheiten für Stabilisierungsbemühungen").[3] Um
weitere Belastungen des US-Haushalts zu vermeiden, verlangte
Verteidigungsminister Rumsfeld gestern auch die Erhöhung der Militäretats
bisheriger NATO-Staaten
; als Ziel gelten in Brüssel zwei Prozent des Bruttoinlandsproduktes.
Würde Deutschland diesen Wert erreichen wollen, wäre eine Aufstockung des
Verteidigungshaushalts um eine zweistellige Milliardensumme unumgänglich.

Nicht anders als die USA verschiebt auch Berlin die Kriegsanleihen auf
Dritte
und weigert sich "angesichts der Haushaltslage",
Erhöhungen dieses Umfangs vorzunehmen.

Gegen
Frankreich

Die
deutsch-amerikanischen Pläne laufen auf eine weitere Reduzierung der weltpolitischen
Bedeutung Frankreichs hinaus
. Die französische Verteidigungsministerin Michèle Alliot-Marie warnte
gestern davor, die NATO
könne sich mit einer Ausweitung ihrer weltweiten
Kooperationen "verzetteln". Paris, das sich als
westlicher Gegenpol zu den Vereinigten Staaten begreift, sucht den
Machtzuwachs der NATO zu begrenzen, um eigene Einflusspotentiale halten und
aufbauen zu können.
Auch ein NATO-Beitritt Georgiens und der Ukraine,
den der georgische Staatspräsident Saakaschwili und der ukrainische
Verteidigungsminister Grytsenko gestern forderten [4], widerspricht
französischen Interessen, da Paris weitere US-Positionsgewinne in Osteuropa und
im Kaukasus vermeiden will.

Gegen China

Vor allem
richten sich die von Bundeskanzlerin Merkel verkündeten Absichten gegen die
Volksrepublik China. Dies belegt das Vorhaben, die NATO-Kooperation mit Japan
zu stärken
. Tokio
arbeitet seit geraumer Zeit daran, seine von den Alliierten nach dem Zweiten
Weltkrieg verfügten militärpolitischen Einschränkungen abzuschütteln und eigene
Kriegsfähigkeit zu erlangen; Beijing registriert die Bestrebungen des
ostasiatischen Konkurrenten mit Beunruhigung und warnt Tokio vor dem
Wiederaufleben seiner traditionellen Hegemoniepläne im Chinesischen Meer.
[5]
Der deutsche NATO-Ruf in Richtung Japan ergänzt die kürzlichen Versuche,
Japan in den UN-Sicherheitsrat zu hieven und die internationale Stellung des
Landes weiter auszubauen.
Unübersehbar wird die gegen China gerichtete
NATO-Strategie am Beispiel Australiens und Neuseelands
. Auch diese
Verbündeten der USA sollen enger mit dem Nordatlantik-Pakt kooperieren, hieß es
gestern in München über einen zukünftigen Militärring, der sich China von
der südlichen Flanke nähert
. Wirtschaftsmaßnahmen, die auf eine Abwehr
chinesischer Unternehmen in Südostasien gerichtet sind
, standen im
Mittelpunkt einer der Münchner Sicherheitskonferenz vorgelagerten
Wirtschaftstagung.[6]

Autonom
handlungsfähig

Das aggressive
Programm eines weltweiten Vormarsches der NATO findet in der Auseinandersetzung
um die Energiepolitik des Iran eine aktuelle Ausprägung. Ohne dass Teheran einen
völkerrechtlichen Anlass bietet, droht Berlin mit kriegerischen Maßnahmen, die
als "Militärschlag" bezeichnet werden.[7] Die Drohung stellt der
deutsche Verteidigungsminister unter den Vorbehalt vorläufiger und rein
subjektiver Erwägungen, die den bellizistischen Charakter noch deutlicher
hervortreten lassen ("Ein Militärschlag ist zur Zeit aus meiner Sicht kein
Thema").[8] Wie Bundeskanzlerin Merkel mitteilte, strebt Berlin ein
möglichst breites Bündnis gegen Teheran an und will insbesondere Russland auf
seine Seite ziehen
. Es werde aber "auch sehr darauf ankommen, wie
sich Länder, die zunehmend eine Rolle spielen – ich nenne China, Indien und
Brasilien beispielhaft für viele andere -, zu der Frage des Irans verhalten"
,
sagte die deutsche Regierungschefin in München.[9] Die Volksrepublik China kann
UN-Maßnahmen gegen Teheran mit einem Veto im UN-Sicherheitsrat verhindern. Dies
gilt in Berlin nicht als Hindernis für militärische Maßnahmen. "Die
NATO kann im Rahmen des Systems der Friedenserhaltung der Vereinten Nationen
(…) tätig werden
", konstatierte Verteidigungsminister Jung in
München: "Aber die NATO muss auch autonom handlungsfähig bleiben".[10]

Militarisierung

Die
Ankündigungen bestätigen einen unerbittlichen Kurs auf Unterwerfung und Krieg
in sämtlichen Weltgegenden, die sich den westlichen Wirtschaftsinteressen
entgegenzustellen wagen. Obwohl die Gewaltdrohungen gegen Iran dem
Friedensgebot der deutschen Verfassung elementar entgegen laufen, werden sie in
den maßgeblichen Medien der Bundesrepublik als angemessen rezipiert. Eine
grundsätzliche Infragestellung der um sich greifenden Militarisierung deutscher
Außenpolitik findet nicht statt
.

[1] Angela
Merkel: Rede auf der 42. Münchner Konferenz für Sicherheitspolitik am 4.
Februar 2006; www.securityconference.de

[2]
Franz-Josef Jung: Rede auf der 42. Münchner Konferenz für Sicherheitspolitik am
4. Februar 2006; www.securityconference.de

[3] Amerika
stockt Spezialeinheiten auf; Frankfurter Allgemeine Zeitung 04.02.2006

[4] s. dazu In
neuen Grenzen

[5] s. auch
Staatenelite

[6] s. dazu
"Chinas Hoflieferanten"

[7] s. dazu
Unter Zeitdruck

[8]
Militärschlag für Jung kein Thema; dpa 03.02.2006

[9] Angela
Merkel: Rede auf der 42. Münchner Konferenz für Sicherheitspolitik am 4.
Februar 2006; www.securityconference.de

[10] Franz-Josef
Jung: Rede auf der 42. Münchner Konferenz für Sicherheitspolitik am 4.
Februar 2006; www.securityconference.de


Germania, politica
estera, Nato, USA

             Speech
at the 42nd Munich
Conference on Security Policy

02/04/2006

Merkel, Dr.
Angela

Funktion:

   
            Member of the German
Bundestag, Federal Chancellor, Federal
Republic of Germany;
Chairwoman, CDU of Germany

Nation/Organisation:

                Germany

               

Sehr geehrter
Herr Teltschik, Exzellenzen, Minister und Ministerinnen, verehrte Abgeordnete,
meine Damen und Herren!

Lieber Herr
Teltschik, ich danke Ihnen für Ihre freundliche Begrüßung und auch für Ihre Erinnerung
an die Worte des letzten Jahres. Ihre Einladung, heute die Eröffnungsrede zu
halten, habe ich gerne angenommen; denn über die Jahre ist die Münchener
Sicherheitskonferenz zu Recht zu einem Markenzeichen geworden – zu einem
Markenzeichen für offenen Dialog über die gemeinsamen außen- und
sicherheitspolitischen Herausforderungen und auch zu einem Dialog, der nicht
nur in diesem Raum, sondern am Rande dieser Konferenz in vielen, vielen
Gesprächen stattfindet. Das ist genauso wichtig.

Sie haben in
diesem Jahr die Sicherheitskonferenz unter das Motto "Erneuerung der
transatlantischen Partnerschaft"
gestellt. Wenn wir noch einmal einen
Blick zurückwerfen, so endete der Kalte Krieg damit, dass sich Ende der
80er-Jahre, Anfang der 90er-Jahre die Freiheit in ganz Europa und in anderen
Teilen der Welt durchsetzte. Das Ganze ging und geht immer noch mit einem
ökonomischen Zugewinn auch an Freiheit einher, den wir Globalisierung nennen.

Wir haben heute eine ungekannte Verflechtung von Investitionsströmen, Kapitalströmen,
Kommunikationsströmen und Informationen
. Das heißt, wir haben völlig neue,
qualitativ neue Chancen, aber wir haben natürlich auch dramatische Ängste, wenn
ich an Deutschland denke, das mit dieser Offenheit an vielen Stellen auch nur
sehr schwer zurechtkommt.

Aus den
symmetrischen Bedrohungen des Kalten Krieges sind asymmetrische Bedrohungen
völlig neuer Art
geworden. Die Erosion staatlicher Strukturen, Terrorismus,
Massenvernichtungswaffen in den Händen unzuverlässiger Regime – das sind nur
einige Stichworte, mit denen wir die Herausforderungen und die Bedrohungen
unserer Zeit heute beschreiben. Die Welt ist insgesamt transparenter
geworden
. Fast niemandem gelingt es mehr, den Konflikten an anderer Stelle
auszuweichen. Dieser Situation müssen wir uns stellen.

Nun ist die
Frage: Wie antworten wir – ich frage dies für Deutschland – auf diese
neuen Herausforderungen? Ich bin überzeugt, dass

wir
diesen Herausforderungen nur gemein- sam begegnen können. "Gemeinsam"
sage ich jetzt zuerst einmal mit Blick auf die transatlantische Partnerschaft.

Warum ist das so, auch nach dem Kalten Krieg? Es musste ja kein Automatismus
sein. Ich glaube, es ist deshalb so, weil wir geeint sind durch eine gemeinsame
Wertebasis, ein gemeinsames Verständnis von verantworteter Freiheit und ein
gemeinsames Bild vom Menschen und der Würde des Menschen. Dies ist für mich das
Fundament, davon auszugehen, dass die transatlantische Partnerschaft auch die
Basis sein sollte, um die Herausforderungen des 21. Jahrhunderts anzunehmen.

Für uns
in Deutschland sind die europäische Einigung auf der einen Seite und die
transatlantische Partnerschaft auf der anderen die Pfeiler unserer Außen- und
Sicherheitspolitik
. Ich sage ausdrücklich: Das wiedervereinte Deutschland
ist bereit
, in diesem Rahmen Verantwortung zu übernehmen und auch
vermehrt Verantwortung zu übernehmen
, und zwar über das eigentliche
Bündnisgebiet hinaus, zur Sicherung von Freiheit, Demokratie, Stabilität und
Frieden in der Welt.

Ich möchte
anhand von vier Bedingungen deutlich machen, was dazu notwendig ist: Erstens
muss sich Deutschland wirtschaftlich vernünftig entwickeln, weil die wirtschaftliche
Stärke nach meiner Auffassung an die sicherheitspolitischen Handlungsspielräume
gekoppelt ist
, die wir haben. Zweitens müssen wir einen Beitrag dazu
leisten, dass sich die NATO den veränderten Rahmenbedingungen stellt und
anpasst
. Drittens brauchen wir ein gestärktes Europa, eine gestärkte
Europäische Union. Viertens müssen wir unsere Aktivitäten in Bezug auf eine
gemeinsame internationale Ordnungspolitik bündeln
. Ich glaube, nur, wenn
wir in allen vier Bereichen erfolgreich sind, werden wir die Herausforderungen
bestehen können, denen wir uns heute gegenüber sehen.

Ich möchte
jetzt anhand dieser vier Punkte skizzieren, welche Beiträge wir hierbei leisten
müssen. Zunächst einmal einen innenpolitischen Gedanken: Wir haben uns als neue
Bundesregierung vorgenommen, dass sich Deutschland in den nächsten zehn Jahren
wieder einen Platz in der Spitzengruppe innerhalb der Europäischen Union
erobert
, was Wachstum anbelangt, was Beschäftigung anbelangt und auch, was
die Innovationsfähigkeit anbelangt. Ich halte das deshalb für wichtig, weil es
zum einen die Voraussetzung für Wohlstand innerhalb unseres Landes ist, aber es
ist auch die Voraussetzung dafür, dass wir aus der innenpolitischen Stärke
heraus fähig sind, auch außenpolitische Verantwortung zu übernehmen.
Ein
Land, in dem die eigenen Bürgerinnen und Bürger verunsichert sind, tut sich
sehr schwer, international Verantwortung zu übernehmen.

Wir müssen
deshalb Bürokratie abbauen, den Arbeitsmarkt reformieren, vor allen
Dingen in Forschung und Entwicklung investieren und uns mit den
demographischen Herausforderungen auseinandersetzen
; das heißt, unsere
Sozialsysteme fest für die Zukunft zu machen
. Vor diesem Hintergrund müssen
wir uns auch – ich spreche das hier ganz offen an – mit einer Haushaltssituation
auseinandersetzen, in der wir regelmäßig, und das über Jahrzehnte hinweg, mehr
ausgeben als wir einnehmen, und dies angesichts einer demographischen Situation,
die das Problem in Zukunft nicht leichter machen wird.

Das heißt, wir
können und wollen Verantwortung übernehmen, aber wir werden an einigen Stellen
vielleicht auch nicht die Erwartungen aller in das, was wir finanziell für
Verteidigung ausgeben können, erfüllen. Ich sage dann immer, dass wir das, was
wir tun, aber sehr effizient tun.

         
Wir
leisten unseren Beitrag in Afghanistan mit 2.500 Angehörigen der Bundeswehr in
der ISAF-Mission.

         
Wir
leisten unseren Beitrag im Kosovo und in Bosnien-Herzegowina mit knapp 3.500
Soldatinnen und Soldaten.

         
Wir
sind am Horn von Afrika, im Sudan und im südlichen Kaukasus, um nur einige
wichtige Regionen zu nennen.

         
Deutschland
ist jetzt an der Mission in Rafah beteiligt, was ein Novum ist, da wir uns in
einer völlig neuen Region engagieren. Wir stellen den größten Truppenanteil
an der NATO Response Force.

         
Wir
setzen im Rahmen der Beschlüsse des Prager Gipfels auch im Bereich des
strategischen Lufttransports unsere Verpflichtung mit großem Einsatz um. Das
heißt, wir leisten unseren Beitrag für viele.

Wir haben eine
Parlamentsarmee. Die Ausweitung auf fast alle Regionen der Welt ist eine
ganz klare politische Herausforderung. Das erfordert viele Diskussionen. Aber
wir – Regierungsfraktionen und Oppositionsfraktionen – haben diese Diskussionen
zu großen Teilen immer wieder gemeinsam zu einem positiven Ergebnis gebracht
.
Wir wollen natürlich auch die Synergie-Effekte innerhalb der Europäischen Union
nutzen, und es gibt hierbei eine stärkere europäische Zusammenarbeit. Wir
können so z. B. Anteile an verlegbaren Truppen steigern und vieles andere mehr.

Innere Stärke,
wirtschaftliche Stärke und eigene Beiträge müssen dann aber zweitens mit der
Frage kombiniert werden
:
Wie soll die NATO der Zukunft arbeiten? Ich glaube, auch heute ist die NATO
die Klammer der transatlantischen Interessenvertretung und des transatlantischen
Werteverbundes
. Aber wenn sie das in der Zukunft auch bleiben soll – ich
denke einmal zehn, zwanzig Jahr voraus -, dann, glaube ich, müssen wir ganz
offen darüber diskutieren, was die NATO leisten muss. Aus meiner Sicht muss sie
ein Gremium sein, in dem eine permanente gemeinsame Analyse der Bedrohung
durchgeführt und besprochen wird. Sie muss der Ort sein, an dem politische
Konsultationen über neue Konfliktherde, die auf der Welt entstehen, geführt
werden, und sie sollte nach meiner Auffassung der Ort sein, an dem
politische und militärische Aktionen koordiniert werden
.

Ich glaube,
wir müssen eine Entscheidung treffen: Wollen wir der NATO in der transatlantischen
Zusammenarbeit sozusagen ein Primat geben
, dass erst der Versuch
unternommen wird, hier die notwendigen politischen Konsultationen durchzuführen
und die notwendigen Maßnahmen zu beschließen – das heißt ja nicht, dass sich
alle immer an allem beteiligen -, oder wollen wir der NATO hier eine
nachrangige Aufgabe geben? Diese Entscheidung muss gefällt werden. Nach meiner
Auffassung sollte sie so gefällt werden, dass die NATO ein Primat hat und
dass andere Wege erst in dem Moment gegangen werden, in dem in der NATO keine
Einigung hergestellt werden kann
. Wenn das sozusagen die gemeinsame Auffassung
aller sein sollte – aber das muss besprochen werden -, dann kann der NATO-Rat
diese Aufgaben natürlich übernehmen, und dann kann sich in den täglichen
politischen Konsultationen auch herausstellen, dass das praktikabel ist.

Das
bedeutet dann auch, dass politische Konflikte diskutiert werden, für die nicht
sofort militärische Operationen oder Handlungen notwendig sind
. Das heißt, die Situation im Nahen Osten
oder im Iran muss aus meiner Sicht hier besprochen werden
. Dazu brauchen
wir politischen Willen, und um dann agieren zu können, brauchen wir natürlich
auch die entsprechenden militärischen Fähigkeiten
. Ich verrate, glaube ich,
kein Geheimnis, wenn ich sage, dass dies heute nicht in jedem Fall gegeben ist.
In den nächsten Jahren wird sich nun entscheiden müssen, ob der Wille dazu
vorhanden ist oder nicht. Ich spreche mich ausdrücklich dafür aus. Ich weiß
auch, dass wir Europäer dann natürlich aufpassen müssen, dass der
technologische Abstand zwischen uns und den Vereinigten Staaten von Amerika
nicht wächst, sondern möglichst verringert wird.
Ich weiß allerdings auch,
dass wir hierbei über eine außerordentlich schwierige Sache sprechen,
wenn man sich einmal mit den tatsächlichen Gegebenheiten auseinandersetzt.

Der zentrale Testfall
für die Handlungsfähigkeit und auch die Glaubwürdigkeit der NATO ist und bleibt
natürlich der Erfolg ihrer Operationen;
das ist keine Frage. Dazu kann man
sagen, dass das Spektrum von NATO-Operationen in den letzten Jahren unglaublich
an Breite gewonnen hat
: Von den militärischen Aktionen bis hin zu den
friedensunterstützenden Maßnahmen, Ausbildungs-, Transport- und
Beratungsleistungen, jetzt sogar dem Einsatz bei Naturkatastrophen und dem
Schutz großer Sportereignisse, wenn ich an die anstehende Fußball-Weltmeisterschaft
in Deutschland denke, zu der ich Sie alle natürlich ganz herzlich einlade. Ich
vergebe allerdings keine Karten. Aber wir haben sehr viele Großbildleinwände
auf unseren Straßen, und Sie sind herzlich willkommen, dort dabei zu sein, wenn
die Welt zu Gast bei Freunden ist, wie das Motto heißt.

Meine Damen
und Herren, wenn wir uns die Breite des Aktionsspektrums der NATO vor Augen
führen, dann ist, finde ich, die Vielfalt der Handlungsfelder beeindruckend.
Genau das ruft dann natürlich auch die Fragestellung hervor: Wo liegen die
Grenzen dessen, was die NATO leisten kann? Die Ressourcen sind knapp
. Ich
glaube, der NATO-Generalsekretär kann darüber umfangreiche Vorträge halten.
Deshalb müssen wir natürlich auch klarer definieren, wo die Aufgaben liegen.
Das ist auf dem Gipfel in Washington 1999, als das strategische Konzept
erarbeitet wurde, getan worden. Das ist dann in Prag 2002 auch mit der
Schaffung der NATO Response Force
weitergeführt worden. Ich glaube, dass
die theoretisch richtigen Schritte gegangen wurden und dass die praktische
Umsetzung zum Teil auch gut erfolgt. Wenn ich an die NATO Response Force
denke, ist zumindest der deutsche Beitrag zufrieden stellend.

Aber wir
müssen auch sehen, dass sich die Welt seit 1999 noch einmal erheblich verändert
hat.
Deshalb schlage ich vor, doch einmal zu diskutieren, ob wir nicht 2008
bzw. 2009 – dann nach zehn Jahren – etwa noch einmal darüber diskutieren
wollen, wie wir strategische Konzepte weiterentwickeln müssen
; denn 1999
lag vor dem 11. September des Jahres 2001. 1999 lag vor der großen
Erweiterungsrunde
.

         
Wir
wollen ja, dass auch weitere Staaten Mitglieder der NATO werden können. Das
heißt, Länder wie Kroatien, Mazedonien und Albanien können sich
berechtigte Hoffnungen darauf machen, Mitglieder der NATO zu werden. Das stellt
dann aber wieder neue Herausforderungen dar, und deshalb würde ich eine
solche Diskussion für das Jahr 2008 vorschlagen
.

         
Wir
wissen, dass auch die Ukraine und Georgien eine Perspektive für die NATO
haben wollen.
Ich will an dieser Stelle sagen: Es darf keinen Automatismus
geben, sondern es ist schon notwendig, dass die Anstrengungen der jeweiligen
Anwärter und das Ausmaß der Übereinstimmung mit den definierten Werten, auf
denen die NATO beruht, angeschaut werden müssen. Der Maßstab muss sein, dass es
nicht einfach um Erweiterung gehen kann, sondern natürlich auch die Qualität
erhalten bleiben muss.

Meine Damen
und Herren, ich komme drittens zur europäischen Integration und transatlantischen
Partnerschaft.
Ich möchte unseren amerikanischen Freunden sagen,
dass sie dies nicht skeptisch anschauen sollten, sondern als Chance
begreifen sollten
. Ich glaube, dass die Europäische Union, je einiger
sie agiert, auch die NATO zu einem effizienteren Gremium machen kann
.

         
Wir
haben die Europäische Union in den letzten Jahren
Deutschland und Frankreich haben hierbei
große Beiträge geleistet
– mit einer Sicherheitsstrategie ausgestattet.

         
Wir
sind dabei, auch eine gemeinsame europäische Rüstungsindustrie aufzubauen.
Seit 2003 gibt es eigene europäische Operationen, teilweise NATO-gestützt,
teilweise aus der eigenen Struktur heraus.
Wenn ich hierbei nur an die Althea-Mission
in Bosnien
denke, dann kann ich sagen: Wenn wir einmal den Anfang der
90er-Jahre betrachten und schauen, wo wir jetzt, Anfang des 21. Jahrhunderts,
stehen, dann sind Europa und die Europäische Union in eine Rolle hineingewachsen,
in der wir wirklich bereit sind, auch eigene politische Verantwortung zu
übernehmen, inklusive der militärischen Sicherheiten
.

         
Ich
glaube, es kann uns als Europäer auch mit einem Stück Stolz erfüllen, dass wir
jetzt endlich in der Lage sind, unsere Beiträge zu leisten, um auf dem eigenen
Kontinent für Frieden und Sicherheit sorgen zu können.
Wir tun das
natürlich mit der Unterstützung unserer amerikanischen Partner, aber in
viel stärkerem Maße sind wir davon überzeugt, dass dies unsere Aufgabe ist.

Gerade, wenn
Sie auf den Balkan schauen
, sehen Sie, in welcher Weise die europäische
Perspektive
, also die Perspektive auf eine Mitgliedschaft in der
Europäischen Union, eine unabdingbare Voraussetzung dafür ist, dass wir die
militärische Präsenz verringern können
. Ich bin fest davon überzeugt, dass
es nicht möglich sein wird, die Länder des Westbalkans in eine friedliche
Zukunft zu führen, ohne ihnen die europäische Perspektive zu geben
. Das
kann natürlich nur Schritt für Schritt erfolgen, aber sie muss vorhanden sein.

Wir werden
andere Missionen durch die Europäische Union durchführen. Wir diskutieren im
Augenblick gerade die Frage, inwieweit wir das Ersuchen der Vereinten Nationen
zur Unterstützung der Wahlen im Kongo beantworten können.
Ich will hier
ausdrücklich sagen: Wir als Europäer haben ein großes Interesse daran, dass
die Stabilisierungsbemühungen
der Vereinten Nationen in diesem Land zu
einem erfolgreichen Abschluss gebracht werden. Aber wieder muss ich Ihnen
sagen:

         
Eine
solche Diskussion im Deutschen Bundestag zu führen, hätte vor einigen Jahren
noch die Grenzen unserer Phantasie überschritten
, und auch jetzt ist das noch Neuland.

Natürlich
bleibt viel zu tun. Wir hatten uns vorgenommen, mit dem Verfassungsvertrag
auch einen europäischen Außenminister zu installieren
. Die Perspektive
für diesen Verfassungsvertrag hat durch Referenden Rückschläge erlitten
,
bei denen die Bevölkerung diesem Projekt nicht zugestimmt hat. Wir können
einiges tun, um die Effizienz innerhalb der europäischen Außenpolitik zu
verbessern,
auch ohne dass wir den Verfassungsvertrag haben, aber
wir müssen unsere institutionellen Voraussetzungen in der Europäischen Union

auf mittlere Sicht neu schaffen.
Ich habe die Hoffnung, dass dies im Rahmen
eines Verfassungsvertrags geschehen kann, nicht aufgegeben.

Meine Damen
und Herren, die Bedeutung der Partnerschaft zwischen der Europäischen Union und
der NATO wächst. Die Europäische Sicherheitsstrategie, das Strategische Konzept
der NATO und die National Security Strategy der Vereinigten Staaten von Amerika
bilden eine geeignete Grundlage für einen vertieften Dialog über die weitere
Gestaltung unserer gemeinsamen Sicherheitsagenda. Wenn man das einmal durchgeht,
dann sieht man, dass das Maß an Übereinstimmung erstaunlich ist. Ich will jetzt
einmal nicht weiter über die Unterschiede zwischen den Worten
"preemptive" und "preventive" philosophieren, aber es ist
hochinteressant, dass sich die Dinge doch in eine gemeinsame Richtung
entwickeln.

Die
Außenminister von NATO und EU haben sich im vergangenen Jahr erstmals zu einem
informellen Meinungsaustausch im kleinen Kreis getroffen
. Ich glaube, auch diese Dialoge sollten
fortgesetzt werden. Sie müssen dann aber – ich komme zu meiner Auffassung
zurück, welche Rolle die NATO spielen sollte – die politischen
Diskussionen innerhalb der NATO ergänzen. Sie dürfen nicht als Gegengewicht,
sondern sollten als Ergänzung aufgefasst werden.

NATO und EU – das darf man, glaube ich, sagen – sind
die erfolgreichsten Werte- und Sicherheitsbündnisse der jüngeren Geschichte.
Sie können deshalb auch zu einem Stabilitätsanker in der Welt werden oder sind
es heute schon. In der Europäischen Sicherheitsstrategie heißt es: "In
gemeinsamem Handeln können die Europäische Union und die Vereinigten Staaten
eine mächtige Kraft zum Wohl der Welt sein"
.

Das führt mich
zum vierten Punkt: Wir brauchen natürlich auch als mächtige Bündnisse
Sicherheitspartner in anderen Regionen der Welt.
Der NATO-Generalsekretär
hat sich gestern oder vorgestern dazu geäußert. Wir können nicht alles. Wir
würden uns überfordern
, wenn wir so täten, als wäre das der Fall.

         
Deshalb
ist es ganz wichtig, dass die NATO ein dichtes Netzwerk von Partnerschaften mit
Ländern und internationalen Organisationen
mit ganz unterschiedlichen Schwerpunkten und
Zielrichtungen aufbaut. Die Diversifizierung, die Breite der Konflikte und
Kooperationen,
ist ja überhaupt das Kennzeichen des 21. Jahrhunderts.
Der Kalte Krieg war sozusagen eine Auseinandersetzung zwischen relativ
homogenen Blöcken.
Heute haben wir ganz unterschiedliche Konflikte, denen
wir begegnen müssen. Das setzt auch eine große Schnelligkeit in der Adaption
auf die jeweiligen Konflikte voraus.

         
Ich
denke, dass in diesem Zusammenhang gerade die regionalen Organisationen in
Zukunft mehr Verantwortung für die Sicherheit übernehmen sollten
. Ich
denke z.B. an die Afrikanische Union.
Die NATO sollte hier Hilfe zur
Selbsthilfe
zum Aufbau eigener Fähigkeiten und eigener Kapazitäten leisten.
Das heißt also: Hierin liegt für mich eine zusätzliche Aufgabe der NATO.

         
Wir
müssen im Mittelmeer-Dialog und in der Istanbul-Kooperationsinitiative noch
mehr machen. Wir müssen unsere Kooperationen und Konsultationen mit
Partnerländern wie Australien, Neuseeland und Japan forcieren
. Das heißt also, es ist eine Vielzahl von
politischen Aktivitäten notwendig, die dann auch zu militärischer
Zusammenarbeit führen können.

Ich möchte die
Vielzahl von Krisenherden, mit denen wir es zu tun haben, noch einmal anhand
von vier Beispielen deutlich machen. Im ersten Fall möchte ich über Afghanistan
sprechen. Ich denke, Afghanistan ist ein hochinteressantes Beispiel dafür,
wie wir es aus der zentralen Bedrohung des 21. Jahrhunderts heraus, nämlich den
Gefahren des Terrorismus, und aus der Situation eines quasi nicht
aktionsfähigen Staates heraus schaffen können, Schritt für Schritt stabile
politische Strukturen aufzubauen
. Für mich hat Vorbildcharakter das Zusammenwirken
von Operationen wie Enduring Freedom, die einen klar militärischen Charakter
haben, mit Operationen wie ISAF, die stabilitätsbildend sind
und von
militärischen Aufgaben über polizeiliche Aufgaben bis hin zu politische
Strukturen aufbauenden Aufgaben reichen, und die auch Tätigkeiten von
Nicht-Regierungsorganisationen, von Entwicklungshilfe und Wiederaufbauarbeit
mit einbeziehen. Sie umfassen das gesamte Spektrum, wie man quasi von einer
völlig instabilen Struktur zu einem politisch stabilen Land hinkommen könnte.
Das muss das Ziel sein.

Dies
entspricht im Übrigen auch die Erwartung unserer Bevölkerung, die zu Hause
natürlich fragt "Was tut ihr da?". Sie wollen Fortschritte sehen. Sie
wollen sehen, dass etwas passiert. Ich glaube, wir sind hierbei auch sehr
berichtspflichtig. Deshalb ist es wichtig, dass wir in der gesamten Breite des
Spektrums arbeiten.

Ich glaube,
dass gerade auch die Konferenzen von Bonn und Berlin, jetzt fortgesetzt durch
die Afghanistan-Konferenz in London, zeigen, dass wir die Fortsetzung des
politischen Prozesses für genauso wichtig wie die militärischen Operationen in
dieser Region halten
. Am
Beispiel von Afghanistan werden viele dann auch entscheiden, ob wir erfolgreich
handeln können. Ich bin überzeugt davon, dass das gelingen kann, auch wenn ich
die Schwierigkeiten, die es gibt, nicht unter den Tisch kehren möchte.

Zweitens. Das
Ergebnis der Parlamentswahlen mit dem Wahlsieg der Hamas in den palästinensischen
Autonomiegebieten haben wir zu respektieren
. Aber es gibt auch Anlass zur
Sorge. Deshalb möchte ich noch einmal das wiederholen, was ich auch bei
meiner Reise in die Region gesagt habe und was auch Auswirkungen auf die
finanziellen Hilfen für die Autonomiebehörde haben kann
: Es muss das Existenzrecht
Israels anerkannt werden, es muss klar sein, dass Gewalt kein Mittel der
politischen Auseinandersetzung ist, und die bisherigen Schritte des
Friedensprozesses müssen von der Autonomiebehörde anerkannt werden.
Alles
andere würde einen unglaublichen Rückschlag bedeuten. Ich glaube und bin auch
sehr froh darüber, dass die Europäische Union und andere dies getan haben. Ich
glaube, dass wir dies unmissverständlich klar machen müssen.

Der Einsatz
für Stabilität gilt an vorderer Stelle natürlich auch dem Irak
. Wir unterstützen den Aufbau
demokratischer und wirtschaftlich erfolgreicher Strukturen. In enger Abstimmung
mit der neuen irakischen Regierung werden wir auch weiterhin Soldaten und
Polizisten trainieren.
Wir wollen den irakischen Behörden bei der Justiz,
beim Aufbau der freien Presse, bei der Ausbildung von Hochschullehrern und
Ingenieuren und ganz besonders natürlich auch in der Berufsbildung helfen. Wir
leisten erhebliche finanzielle Unterstützung, indem wir dem Irak die Schulden
in Höhe von 4,5 Milliarden Euro erlassen
. Ich glaube, auch dies ist eine
wichtige Voraussetzung dafür, dass der Prozess dort weitergehen kann.

Wir haben
viertens natürlich mit allerhöchster Aufmerksamkeit die Entwicklung im Iran
in
diesen Tagen zu beobachten. Wir wollen und wir müssen die Entwicklung
iranischer Nuklearwaffen verhindern. Das Nuklearprogramm des Iran erweckt den
berechtigten Argwohn, die berechtigte Sorge, die berechtigte Befürchtung, dass
es hierbei nicht um die friedliche Nutzung der Kernenergie geht, sondern dass
es hierbei auch um militärische Optionen geht. Der Iran hat mutwillig – ich
muss das leider so sagen – die ihm bekannten "roten Linien" überschritten.
Ich muss hinzufügen, dass die völlig inakzeptablen Provokationen des
iranischen Präsidenten für uns natürlich Reaktionen notwendig machen
. Ich
sage dies ganz besonders als deutsche Bundeskanzlerin: Ein Präsident, der das
Existenzrecht von Israel in Frage stellt, ein Präsident, der die Existenz des
Holocaust leugnet, kann nicht erwarten, dass Deutschland in dieser Frage
auch nur die geringste Toleranz zeigt
. Wir haben aus unserer Geschichte gelernt.

Wir wollen
eine Lösung dieses Konflikts. Es hat eine Vielzahl von Angeboten gegeben. Es
finden jetzt noch die Verhandlungen im Gouverneursrat statt. Ich sage auch,
dass die Überweisung an den UN-Sicherheitsrat keine Provokation für den Iran
ist; denn der UN-Sicherheitsrat soll nach meiner Auffassung der legitime Ort
sein, an dem die Konflikte diskutiert werden, die international bestehen.

Deshalb kann ich nur sagen: Es wäre gut, wenn wir diesen Konflikt schnell
beilegen könnten. Es gibt eine Vielzahl von Angeboten, aber dies setzt
natürlich die Bereitschaft voraus, auf der einen Seite die rhetorischen
Aktivitäten einzustellen und auf der anderen Seite auch auf die
Verhandlungslinien, die angeboten werden, einzugehen.

Ich glaube, im
Zusammenhang mit dem Iran
wird es sehr wichtig sein, ob wir über die EU
und die Vereinigten Staaten von Amerika hinaus breite Partnerschaften aufbauen
.
Hierbei sehe ich auch eine ganz wichtige Bedeutung Russlands. Russlands
Rolle in diesem Iran-Konflikt wird natürlich von allergrößter Bedeutung sein.

Sie wird sicherlich auch Einfluss auf die Meinungsbildung anderer Länder haben
können; ich sage dies in aller Vorsicht. Deshalb wird sich die strategische
Partnerschaft, die Deutschland mit Russland hat, auch in der Frage der Lösung
der Konflikte mit dem Iran bewähren müssen.
Ich hoffe und bin guten Mutes,
dass dies gelingen wird, aber wir werden sicherlich auch noch manche schwierige
Diskussion führen.

Es wird
jetzt auch sehr darauf ankommen, wie sich Länder, die zunehmend eine Rolle
spielen – ich nenne China, Indien und Brasilien beispielhaft für viele andere
-, zu der Frage des Irans verhalten;
denn je breiter die Aussage der Weltgemeinschaft dazu ist, was akzeptabel
und was nicht akzeptabel ist, umso eindrücklicher wird dies natürlich auch für
den Iran sein.

Meine Damen
und Herren, wir haben vielerlei weitere Regionen zu beachten. Ich will
sie nicht alle aufzählen; Weißrussland, Südkaukasus und Zentralasien
seien nur kurz genannt. Wir müssen schauen, wie wir in den globalen Strukturen
und Institutionen all diese Konflikte dann auch bearbeiten und ihre Lösung
umsetzen können.

Wir
brauchen schnelle Reaktionen, und ich bin deshalb der Meinung, dass der Reform
der Vereinten Nationen eine ganz besondere Bedeutung zukommt
. Die Vereinten Nationen sind heute in
ihrer Reaktionsfähigkeit zu langsam
, und deshalb ist das nicht nur eine
Frage von simplen strukturellen Änderungen, sondern es ist eine Frage der
Handlungsfähigkeit einer globalen Institution
, der Deutschland und ich
persönlich eine große Bedeutung beimessen. Auf dem Gipfel der Vereinten
Nationen im September 2005 sind Fortschritte erzielt worden. Es sind einige
Dinge – ich denke an die Peacebuilding-Kommission – getan worden. Aber z. B.
die Reform des Sicherheitsrates lässt auf sich warten
. Von ihr wird in ganz
wesentlicher Weise abhängen, ob die Vereinten Nationen zu einem
handlungsfähigeren Instrument werden.

Ich glaube
auch ganz persönlich, dass die Instrumente der Konfliktprävention und
Krisenbewältigung wirksamer werden müssen
, und dazu brauchen wir eine
gemeinsame völkerrechtliche Grundlage. Nach meiner Auffassung muss die
Weiterentwicklung des Völkerrechts im Rahmen der UNO erfolgen
– zumindest
hielte ich dies für optimal -, damit hier auch wirklich eine legitimierte, von
vielen getragene Basis vorhanden ist, um auf die völlig neuen Herausforderungen
des 21. Jahrhunderts reagieren zu können. Deutschland will und wird hierzu
seinen Beitrag leisten.

         
Meine
Damen und Herren, Deutschland kennt seine Rolle, Deutschland fühlt sich der
Europäischen Union tief verbunden und will seinen Beitrag zur Integration
innerhalb der Europäischen Union leisten, und Deutschland setzt auf die
transatlantische Partnerschaft.

         
Wir
kennen unsere Stärken, wir wissen aber auch um unsere Grenzen
. Die Herausforderungen der
Globalisierung wird ein Land mit 80 Millionen Einwohnern alleine nicht
bewältigen können,
weder, was die wirtschaftlichen Kooperationsmöglichkeiten
anbelangt
– hier brauchen wir Institutionen wie die WTO und vieles andere
-, noch, was die Ansprüche an die eigene Sicherheit anbelangt.
Deshalb sind wir aus tiefstem eigenen Interesse davon überzeugt, dass wir
Bündnisse wie die NATO brauchen und dass wir die transatlantische Partnerschaft
brauchen
. Dieses eigene Interesse ist aus meiner Sicht in der Politik immer
die beste Voraussetzung dafür, dass man auch zu wichtigen Kooperationen kommt.

Ich will
ausdrücklich sagen, dass für mich die gute Botschaft meiner Reise in die
Vereinigten Staaten von Amerika war, dass auch hier ein tiefes Gefühl vorhanden
ist, dass die Vereinigten Staaten von Amerika die Europäer brauchen.
Wir
waren uns dabei manchmal nicht so ganz sicher. Aber in diesem gemeinsamen
Verständnis, dass keiner von uns alleine die Herausforderungen des 21.
Jahrhunderts meistern wird
, glaube ich, dass wir ein Erstarken der
transatlantischen Partnerschaft
brauchen und dass wir dieses Erstarken auch
gestalten können. Zumindest wird Deutschland seinen Beitrag dazu leisten.
Herzlichen Dank!

 

————————————

Münich’s 42nd
Security Conference

4.02.06

The
Chancellor’s Successful Debut in the Field of Security Policy

By Lorenz
Hemicker

Munich. (04. Feb
2006). – In her introductory speech and the following discussion, Dr. Angela
Merkel convinced those in attendance at the 42 nd Munich Conference on Security
Policy by her clear statement in favour of Germany accepting a greater share
of responsibilities in the field of international security policy.
This,
she pointed out, needed to be based on a stronger role of NATO.

A sound economic development in the
ten years ahead would provide the basis for a greater commitment on the part of
the Federal Republic of Germany
. Only if the
Germans felt safe economically would they support an increase in
responsibility. The Chancellor went on to say that NATO also needed to be
“the venue of political consultation on newly emerging conflicts” in order for
it to continue as an alliance of shared interests and values in the next
decades.
Within this context the Chancellor advocated NATO’s primacy in
decision-making, meaning that discussions should also be held on conflicts for
which there was no general consent
. According to Mrs. Merkel, it was only
by providing information as complete as possible that differences could be set
to rest in the long run which otherwise might cause differing comments to be
released in case of a conflict. “This does not mean that everyone is taking
part in everything.“

For Angela Merkel, European
integration and the Euro-Atlantic partnership are also important preconditions
for Germany’s
commitment
. With a view to the USA, she made an appeal to that country
to see European integration as a chance
. “The EU has grown into a role
which has prepared us to accept real political responsibility, including
military security
.” Europe was establishing itself more and more as a
reliable partner of the USA,
not least because of the emerging European armaments industry, the
agreement on a joint European strategy of defence in 2003, and the increasingly
broader missions with EU lead.

Finally, Mrs. Merkel demanded that NATO
should be networked with international organisations to a greater degree.

Despite being ready to accept greater responsibility, NATO could not – and
would not want to – become the world’s police force. This is why the Chancellor
advocated a greater networking of NATO with other international organisations
as well as the promotion of regional organisations such as the African Union.

As for the current need for
consultations, Mrs. Merkel named four topical issues, turning against Iran in
particular
. “Deliberately, Iran
has crossed the red lines of whose existence it was well aware.” People were
now concerned as to what was going on, and rightfully so. Therefore, referring
the matter to the UN Security Council was not a provocation. In this context, the
role of Russia
was of “greatest importance
“. What was urgently needed now was for the
Iranian government to give in regarding the controversial nuclear issue. Her
audience of 300 applauded when Mrs. Merkel clearly was backing Israel in her statements, demanding that the new
Iranian government should acknowledge Israel’s right of existence.

A reform of the United Nations,
especially the Security Council, would be needed now more urgently than ever to
be able to solve future conflicts more efficiently, as the Security Council was
the central body for the prevention of conflicts and the further development of
international law.

                              

© 1999 – 2006   Munich Conference on Security Policy  

 

 

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