
La tabella che segue illustra gli effetti dell’inquinamento prodotto dagli armamenti dei paesi della Nato. Si tratta di uno studio del TNI (Transnational Institute) dal titolo “Aumenta l’impatto planetario della spesa della Nato”.
La lettura del dato non è immediatamente visibile, ma per ora basti dire che si basa su una stima condotta convertendo la spesa militare in tonnellate di CO2 equivalenti; per ogni dollaro di spesa si stima una produzione di anidride carbonica pari a 0,000534 tonnellate del gas serra, quindi si moltiplica per il “peso” dell’oggetto prodotto.
L’ultimo rigo della tabella mostra che tra il 2022 e il 2023 la produzione di gas serra è aumentata del 15% passando da circa 210 milioni di tonnellate nel 2022 a circa 233 nel 2023. Complessivamente la spesa militare della Nato nel 2023 è stata di 1,34 trilioni di dollari.
Nella penultima colonna figurano i 31 milioni di tonnellate di incremento delle emissioni (colonna 3 meno colonna 2). L’ultima colonna mostra a quanto equivale questa produzione di emissioni in termini di auto statunitensi di media cilindrata; ben 6.749.366 auto emettono tanta anidride carbonica quanta ne produce l’incremento della spesa militare della Nato.
Il gruppo intergovernativo di esperti del cambiamento climatico – il noto IPCC che cura un rapporto annuale sul clima – afferma che entro il 2030 è necessaria una riduzione del 43% delle emissioni a livello globale in tutti i settori per contenere l’aumento della temperatura media del pianeta al di sotto di 1,5 gradi Celsius. Ogni anno bisognerebbe ridurre di almeno il 5% le emissioni dovute alla fabbricazione di armamenti, ma la Nato, invece, le fa aumentare del 15% (colonna 4) e non sembra che i paesi – in cima quelli della UE – intendano diminuire la spesa militare, e non solo per volere del caporione Usa, visto come si sono precipitati sul famigerato progetto degli 800 miliardi di euro. A calcoli fatti e se vogliamo “visualizzare” cosa significa quest’incremento di spesa in termini di inquinamento, possiamo stimare che esso può essere paragonato ad un incremento di 5 milioni di auto a benzina in più ogni anno per quattro anni.
Una montagna di ipocrisie che stride con i programmi falsecologisti che anche in assenza degli incrementi di spesa militare conservano tutto l’imbroglio ecologico della distruzione di suolo, dell’inquinamento atmosferico, dello spreco di risorse idriche, della immissione di polveri e – non ultimo – del lavoro schiavistico che sta alla base della costruzione, ad esempio, della auto elettriche. E non si tratta solo di fabbricazione, ma anche di messa in funzione di quegli armamenti già nel corso delle esercitazioni per non parlare delle operazioni di guerra diretta. Un esempio per tutti: il prossimo cacciabombardiere F35 consumerà 5.600 litri di carburante in ogni ora di volo e la Lockheed Martin ne sta producendo 600 esemplari. A voi le moltiplicazioni!
Come se non bastasse, al danno si aggiunge la beffa: i colpevoli siamo noi! Noi che mangiamo troppo, noi che non spegniamo i fornelli prima della ebollizione facendo ammollare il cibo (vi ricordate del consiglio di Monti!?), noi che pretendiamo di leggere con le luci accese, noi che lasciamo il televisore in stand by e il cavetto del caricatore del cellulare nella spina della corrente, e tutto il resto.
E’ più che ovvio che i negazionisti climatici alla Trump, presenti ed attivi in tutti i paesi, svolgano la loro propaganda prendendosi beffe del parere ormai unanime del mondo scientifico. I governi sono ben lieti di passare anch’essi all’azione censurando, tagliando i finanziamenti alla ricerca, mettendo in campo giornalisti prezzolati e partiti politici inconsistenti, anche quando si travestono da “verdi”.
Legare il tema dell’ambiente a quello della guerra – e non solo – è un imperativo che se non viene fatto proprio da tutti coloro – associazioni, comitati, singoli divulgatori della materia e scienziati – che si occupano e che lavorano su questo tema, rischia di essere trattato come una astrazione, una particolarità di cui si può fare a meno o trattare a parte. Purtroppo per gli strati proletari che ne pagheranno le maggiori conseguenze, guerra ed ambiente, salute ed ambiente, lavoro ed ambiente, servizi sociali ed ambiente, sono fatti maledettamente collegati.
