CHIESA, ISLAM
REPUBBLICA Sab.
29/4/2006 Marco Politi
Meno preghiere interreligiose e più confronto sulla società
In un vertice a
Castel Gandolfo deciso il nuovo approccio
Alla radice del gap la diversa accezione di Rivelazione e Sacre Scritture
Tra i temi la difficoltà dell´Islam di "vivere in una società
secolarizzata"
Nuova linea del papa sull’Islam (nata da un seminario a
Castelgandolfo nel 2005 riservato ad esperti prevalentemente di lingua
tedesca): più dialogo con l’Islam su diritti civili e stato laico e meno sulla
teologia.
ARCHIVIATO il dialogo
teologico con i musulmani, niente più preghiere interreligiose come amava fare
Wojtyla ad Assisi. Meglio sviluppare con il mondo islamico un confronto per
valorizzare la dignità della persona umana e la tutela dei diritti fondamentali.
La nuova linea di Benedetto XVI si è delineata in un incontro segreto a
Castelgandolfo, di cui Repubblica è in grado di raccontare i retroscena.
Sono stati due giorni di discussioni intense sull´Islam nella sua dimensione
religiosa, politica e sociale, durante i quali si è dibattuto sulla
differenza cruciale nella visione della società tra i seguaci del Corano e del
Vangelo e si è analizzato il ruolo della Chiesa verso il variegato universo
musulmano.
Papa Ratzinger era ancora in vacanza a Castelgandolfo nell´ultimo scorcio
delle vacanze estive del 2005 e lì ha ricevuto circa trentacinque esperti
prevalentemente di lingua tedesca, venuti dalla Germania o dall´Austria, più un
paio di americani. Non c´era nessun cardinale di Curia, non era stato invitato
il presidente del Consiglio pontificio per il Dialogo interreligioso, mons.
Michael Fitzgerald. Erano presenti invece il cardinale di Vienna Christoph
Schoenborn e il vescovo di Amburgo.
Si è lavorato sodo nell´antica villa pontificia tra l´1 e il 2 settembre
scorso. Ogni mattina c´era una relazione di un´ora, pronunciata in tedesco e
seguita da un dibattito guidato personalmente dal pontefice, e alla fine
Benedetto XVI tirava le conclusioni. Il primo giorno si è discusso delle
posizioni moderniste maturate nell´Islam contemporaneo, il secondo si è entrati
nell´analisi dettagliata delle possibilità (o meno) del dialogo interreligioso.
Ed è qui che si è manifestata la svolta teologica, e quindi politica, della
nuova strategia di Ratzinger rispetto a Giovanni Paolo II.
Discutendo di Rivelazione, Scrittura e concezione globale della società
nelle due religioni, papa Ratzinger ha puntato il dito sugli scogli che si
frappongono al dialogo teologico tra cristiani e musulmani e sulla fatica di
arrivare ad un comune consenso sull´organizzazione della società. Fra gli
ostacoli ha annoverato anche la mancanza di un´autorità centrale islamica.
Tema ricorrente nel seminario è stata la «difficoltà dell´Islam di vivere in
una società secolarizzata» e la problematicità del dialogo fra la religione
cristiana, che accetta la distinzione tra Cesare e Dio, e la religione islamica
che – come ha sottolineato Ratzinger – «tende a integrare sotto la legge
del Corano tutti gli elementi della vita sociale». La radice del gap tra le
due religioni, così Ratzinger ha riassunto la discussione, sta proprio nella
diversa accezione della Rivelazione e delle Sacre Scritture.
Mentre il Vangelo è «ispirato» ai suoi autori e quindi permette un vero
spazio di interpretazione nel modellare la vita sociale, il Corano per i
musulmani è «dato da Dio», cioè «dettato» a Maometto e quindi molto più rigido
nella sua interpretazione e di fatto totalizzante nell´organizzazione della
società: al punto che per l´Islam integrale non esiste differenza tra legge
civile e legge religiosa.
Il gesuita Samir Khalil Samir del pontificio Istituto Orientale, uno dei
relatori di Castelgandolfo, riassume così le conclusioni del dibattito: «L´idea
essenziale è che il dialogo con l´Islam e con le altre religioni non può
essere essenzialmente un dialogo teologico o religioso, se non in senso largo
di valori morali. Esso deve invece essere un dialogo di culture e di civiltà».
Improbabile (sembra di capire) sarà d´ora innanzi vedere un pontefice entrare
in moschea, come Wojtyla a Damasco, ed esclamare: «I luoghi di preghiera sono
come oasi in cui musulmani e cristiani incontrano il Pio Misericordioso lungo
il cammino per la vita eterna».
Confidando su Asia News le sue impressioni sulla riunione con il Papa, Samir
sottolinea: «Per il papa polacco il dialogo con l´Islam doveva aprirsi alla
collaborazione su tutto, anche nella preghiera. Benedetto mira a punti più
essenziali: la teologia non è ciò che conta, almeno non in questa fase storica.
Importa il fatto che l´Islam è la religione che si sta sviluppando di più e che
diviene sempre più un pericolo per l´occidente e per il mondo».
Naturalmente «il pericolo non è l´Islam in genere, ma una certa visione
dell´Islam che non rinnega mai apertamente la violenza e genera terrorismo e
fanatismo».
Per Ratzinger la conclusione è una sola. Invitare l´Islam a «un dialogo
basato sulla cultura, sui diritti umani, sul rifiuto della violenza». In questo
quadro viene accentuata la richiesta di reciprocità e piena libertà di
conversione. Come ha detto il pontefice all´ambasciatore del Marocco nel
febbraio scorso: in ogni paese va «realmente assicurato, e per ciascun
credente, l´esercizio della propria religione liberamente scelta».
Un problema si apre ora con il collegio cardinalizio. Il seminario di
Castelgandolfo, raccontano i partecipanti, era il prosieguo delle
riunioni annuali che il cardinale Ratzinger faceva con i suoi ex-alunni
diventati vescovi e professori. Resta il fatto che al concistoro del
marzo scorso il pontefice ha concesso solo due ore ai cardinali di tutto il
mondo per discutere della strategia verso l´Islam. Sul piano geopolitico la
nuova linea del Papa favorisce certo un riavvicinamento all´amministrazione
Bush per quanto attiene la «diffusione della democrazia» nel mondo islamico.