Saddam Hussein – Il cappio dell’ignominia

Non compiangiamo il sanguinario dittatore Saddam Hussein. Ha
fatto massacrare decine di migliaia di proletari e di comunisti per mantenere
al potere una borghesia avida, parassitaria e corrotta, pronta ad ogni intrallazzo
con ogni imperialismo; ha scatenato una guerra contro l’Iran in cui sono periti
un milione di proletari iracheni ed iraniani e l’invasione del Kuwait per un lembo di terra che galleggia sul
petrolio.
Ma non esultiamo per la sua frettolosa impiccagione. Essa
mira a far sparire non il massacratore ma lo scomodo testimone dei molti complici.Impiccandolo per l’uccisione di 148 persone come
rappresaglia per un attentato al rais si tenta di far dimenticare

  • che fu lo stesso Donald
    Rumsfeld (in qualità di inviato speciale di Ronald Reagan in Medio Oriente) a
    stringergli la mano nel 1983, poco dopo l’uccisione di migliaia di curdi;
  • che è con le armi vendute
    dalle grandi nazioni “democratiche” tra cui l’Italia che il macello tra Iran e
    Iraq è potuto continuare per 8 anni;
  • che nell’inverno 1991 gli
    eserciti della Santa Alleanza di Desert Storm a guida americana e
    partecipazione europea e araba si arrestarono alle porte di Nassiriya per
    permettere a Saddam di mandare la sua Guardia Repubblicana a massacrare a
    migliaia gli insorti di Bassora e di altre città del Sud “sciita” e del Nord
    curdo;
  • che ciò avvenne dopo averne
    cacciate le truppe dal Kuwait con un orrendo macello – decine di migliaia di
    proletari coscritti sepolti vivi nelle trincee, bruciati vivi con le bombe al
    metano durante la ritirata – ma le guerre vinte, si sa, non sono mai “crimini
    contro l’umanità”;
  • che se il tiranno
    “genocida" è rimasto al potere per altri 12 anni è stato per l’esplicita volontà
    della cosiddetta “comunità internazionale” dei briganti imperialisti.
  • che l’embargo ONU ha precipitato
    nella miseria il popolo iracheno e causato centinaia di migliaia di morti per
    mancanza di cibo e di medicine;
  • che mentre i loro Stati strozzavano l’economia irachena
    le grandi compagnie petrolifere francesi, italiane, russe, cinesi erano pronte
    ad approfittarne per stipulare col tiranno lucrosi contratti per lo
    sfruttamento del petrolio.

“Saddam è stato
giustiziato senza dover rispondere alla giustizia per la pulizia etnica dei
curdi fayili negli anni ’70 e ’80; dell’arabizzazione delle aree di confine tra
curdi e arabi a partire dal 1968; dell’arabizzazione e della pulizia etnica dei
curdi yazidi; del bombardamento di Qalladze nel 1974, che uccise 400 civili
curdi; del massacro di 8 mila curdi barzani nel 1983; del bombardamento dei
villaggi curdi dal 1983 in poi; del bombardamento chimico di villaggi curdi nel
1987-88; degli attacchi chimici su Serdasht; dell’attacco con armi chimiche
contro Halabja nel 1988, che uccise 5 mila persone; e del genocidio nel corso
della campagna “Anfal”
[“delle spoglie”, da una citazione coranica] nel 1988, che risultò nella scomparsa di 182.000 curdi [il fatto
che altre fonti parlino di 50mila-100mila non muta la sostanza] e nella distruzione di migliaia di villaggi
curdi. È estremamente ingiusto che Saddam sia potuto andarsene senza essere
processato per questi crimini”
scrive il Centro di Halabja contro il
genocidio dei curdi.
Hanno voluto seppellire Saddam con un’imputazione minore per
non scoperchiare la questione curda, perché né il governo “democratico”
iracheno sorretto dalle armi americane né le principali potenze del Medio
Oriente, Turchia, Iran e Siria in testa, né le potenze imperialiste vogliono
che salga sulla ribalta la questione dell’autodeterminazione delle popolazioni
curde.
Nel momento in cui l’Iraq è sotto occupazione straniera e
dilaniato da una guerra civile in cui ogni fazione aspira ad imporre nuove
tirannie per impadronirsi della rendita petrolifera, Saddam fa più comodo sotto
terra.

Per queste ragioni la frettolosa impiccagione di Saddam
Hussein è un ennesimo delitto, contro la verità storica e contro il proletariato
iracheno, che si aggiunge alle centinaia di migliaia di morti provocati
dall’occupazione militare e dalla violenza che essa ha scatenato.
Solo il proletariato con la sua rivoluzione potrà rendere
giustizia alle vittime di Saddam e di coloro che l’hanno prima sostenuto e
usato, poi ammazzato.

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