Un nuovo premier per l´Iraq

IRAQ

REPUBBLICA Dom. 30/4/2006   GIAMPAOLO CADALANU

Incaricato di formare il nuovo governo, è sciita ma ha la
fiducia di sunniti e curdi. La Rice: "Garantirà la democrazia"

Maliki: "Le milizie dovranno convergere nelle Forze
armate"

Quattro soldati americani
uccisi da una mina stradale
La carica di speaker del Parlamento è stata attribuita al sunnita Mashhadani

Tolto di mezzo l´ostacolo
Jaafari, per il nuovo governo iracheno la strada è in discesa. Ieri è stata la
giornata delle nomine: Jawad al-Maliki, nuovo candidato dell´Alleanza sciita,
ha subito ottenuto dal presidente Jalal Talabani l´incarico di formare
l´esecutivo. I curdi, soddisfatti per la rapida rielezione di Talabani, hanno
dato il via libera a Maliki
«Siamo
felici che l´Alleanza sciita abbia finalmente cambiato candidato», ha detto
alle agenzie di stampa il deputato curdo Mahmoud Othman.
I sunniti, che hanno portato a casa la nomina di Mahmud Mashhadani a
presidente del Parlamento, si sono accodati con meno entusiasmo
. «In questo
momento, Maliki è il candidato più accettabile», ha commentato Alaa Mekki,
funzionario del Partito islamico iracheno, sunnita. E Washington ha subito
fatto sapere che lavorare con Maliki sarà un piacere
. L´incarico è stato
salutato dalla Casa Bianca come «una scolta nel cammino della democrazia»,
mentre Condoleezza Rice, senza risparmiare sulle iperboli, lo ha definito «una
pietra miliare».
Il neo-premier ha già fatto un passo significativo, annunciando che farà
assorbire i miliziani all´interno delle Forze armate. «Le armi devono essere
nelle mani del governo», ha detto
. È una mossa abile, che potrebbe
arginare lo strapotere delle due milizie rivali sciite: l´"Esercito del
Mahdi"
che fa riferimento a Moqtada al-Sadr, e quindi allo
schieramento radicale, antiamericano e filo-iraniano, e le milizie Badr,
legate al Consiglio supremo per la rivoluzione islamica, guidato da Abdulaziz
al-Hakim, su posizioni più moderate e "realiste" verso gli Usa. In
realtà proprio la mano libera concessa ai miliziani e la loro infiltrazione
nei servizi di sicurezza iracheni erano oggetto di rimprovero da parte
americana al premier uscente Ibrahim Jaafari
.
Ma Maliki non è stato accolto bene solo perché "toglie di mezzo"
il predecessore
. L´uomo appare ben temprato per la sua carica, forte del
passato di opposizione dura al regime di Saddam e allo stesso tempo capace di
proiettare un´immagine di pragmatismo. In passato ha già avuto occasione di
dichiarare le sue preferenze per «uno Stato islamico ma non religioso», attento
al volere del popolo più che a interessi settari. Sul suo tavolo però i
problemi arriveranno presto. Il primo resta sempre la sicurezza: se pure Maliki
riuscisse ad arginare gli scontri fra milizie sciite, oltre alla minaccia delle
bande di criminali comuni resta la presenza fortissima della guerriglia
.
Gli ultimi a farne le spese ieri sono stati quattro militari americani, uccisi
dall´esplosione di una bomba stradale.

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