(Castelnuovo Scrivia, 1881 – Alessandria, 1932), falegname
A volte indicato come “Beltrame”, sposato con Maria Quattrocchio, tre figli, fu eccellente oratore e autodidatta. Nell’ottobre del 1920 venne eletto sindaco nella lista socialista, composta da operai e addetti ai lavori manuali, che sconfisse i maggiorenti del luogo coalizzatisi nell’Unione Democratica. Nel gennaio 1921 passò al PCdI con gran parte della giunta. I fatti del maggio, con la sparatoria tra fascisti e comunisti giunti da Tortona (i “Figli di Nessuno” capeggiati da Carlo Codevilla, col bilancio di due fascisti morti) costrinsero gran parte dei comunisti del paese alla clandestinità. Anche Beltrami dovette fuggire, braccato dai fascisti, nascondendosi tra Tortona e Voghera per mesi. Assolto in Istruttoria, tornò a Castelnuovo, continuamente perseguitato da fascisti e polizia. Più volte aggredito e arrestato, nel giugno 1932 iniziò uno sciopero della fame nel carcere di Tortona. Tentò il suicidio tagliandosi le vene, poi venne trasferito nell’Ospedale psichiatrico di Alessandria. Si mise nuovamente in sciopero della fame e cessò di vivere, ormai ridotto a uno scheletro. La Questura permise il trasporto della salma al cimitero di Castelnuovo a condizione che non venissero effettuate soste lungo il tragitto.
FONTI: ACS-CPC; O. Mussio, Tra due guerre. Fascismo e Antifascismo nella Bassa Valle Scrivia e nel Valenzano, ANPI Castelnuovo, 1983