(Sassetta, 1891 – Portoferraio, 1946), minatore, calderaio, sminatore
Schedato negli anni ’20 come “sovversivo pericoloso” e “comunista fervente ed attivissimo”, dopo esser rimasto vedovo in giovane età, nel 1926 peregrinò da Sassetta a Suvereto, quindi a Piombino, dove, “fattosi notare per la sua fede comunista, fu licenziato dal lavoro al quale era addetto e dovette trasferirsi fuori provincia”. Si spostò in Liguria, a Riva Trigoso, per poi tornare in Toscana, a Massa Marittima, lavorando come minatore nella vicina miniera di Boccheggiano. Berretti giunse all’Elba all’inizio del 1931, trovando occupazione all’ILVA come calderaio, e si stabilì a Portoferraio in via Forte Stella 1. Si legò sentimentalmente ad una donna portoferraiese, Francesca Lucchesi, che sposò nel 1940 e da cui ebbe cinque figli. Strettamente sorvegliato nel corso degli anni ’30, dalle carte di Polizia risultava che “non esplica attività politica ma non ha dato tangibili prove di ravvedimento”. Arrestato durante una retata antifascista nel novembre 1943, venne tradotto a Piombino e successivamente nel carcere di Orvieto; condannato alla fucilazione il 19 dicembre 1944, venne invece liberato assieme agli altri prigionieri elbani il giorno prima, e tornò a Portoferraio. Aderì al PCInt, e venne nominato responsabile della sezione di Portoferraio fondata nel giugno 1944 da Mario Acquaviva.
Il 12 febbraio 1946, mentre lavorava alla bonifica di un campo minato a Margidore (comune di Capoliveri), saltò su una mina assieme ad altri due sminatori; gravemente ferito, morì in ospedale a Portoferraio.
“Instancabile organizzatore e agitatore della fede comunista, durante più di vent’anni di vita clandestina sotto il fascismo subì le più brutali persecuzioni [..] Dopo la caduta del fascismo e la fine della guerra egli intensificò più che mai la sua attività nella zona e recentemente aveva preso energicamente la direzione delle nostre file elbane. Il partito ricorda l’instancabile attività, la fede gagliarda, l’entusiasmo giovanile di questo vecchio militante e, unito ai compagni dell’Isola d’Elba in un comune dolore e nel comune ricordo, saluta quest’ultima vittima proletaria della maledetta guerra imperialista”.
FONTI: «Battaglia Comunista», 4-11 marzo 1946, Cronache rivoluzionarie a Portoferraio, PM.