BINI, Vittorio “Burattino”

(Rosignano Marittimo, 1885 – 1965), frenatore delle Ferrovie


Figlio di Giovanni ed Elvira Modesti, venne assegnato allo scalo di La Spezia, città dove entrò in relazione col Circolo giovanile socialista “A. Cipriani” ed il locale gruppo anarchico, «manifestandosi sovversivo acceso, antimilitarista e neutralista convinto, facendo attiva e assidua propaganda, specie fra i giovani». A causa di tale attività contro la guerra, nel giugno 1917 gli fu revocato l’esonero dal servizio militare, con conseguente arruolamento nel 42° Rgt. di Fanteria di stanza a Lodi e relativa segnalazione quale sovversivo al Comando dei Carabinieri, e poi in zona di guerra della IX Armata (Cadore).

Congedato dal servizio militare nel 1919 tornò in servizio col ruolo di capo treno e trasferito a Pisa. Nella sezione locale dello SFI entrò in relazione con i sindacalisti anarchici Augusto Castrucci e Angelo Sbrana e, secondo le autorità di polizia, passò dal socialismo all’anarchismo. Licenziato politico nel marzo 1924, sarebbe emigrato in Francia con la moglie Artura Micheli e il figlio Giovanni, trovando occupazione come operaio in uno stabilimento di Marsiglia. Nel 1927 fu schedato nel CPC come Anarchico e inserito nella Rubrica di frontiera. Rientrato a Rosignano dopo la Liberazione, ancora nel 1954, quasi settantenne, risultava schedato e il locale Commissariato di PS comunicava alla Prefettura di Livorno: «è pensionato delle FFSS […] durante il periodo Fascista si rifugiò in Francia perché era conosciuto di profondi sentimenti anarchici. In atto nutre le stesse ideologie politiche, ma conduce una vita ritirata e si disinteressa completamente di politica, per cui non è ritenuto elemento pericoloso per l’ordinamento democratico dello Stato».

MARCO ROSSI

Fonti: ACS-CPC, Busta 656 [Bini Vittorio]; ASLi, Fondo Questura, Serie
A8, Busta 1380, Fasc. 8; Bollettino delle Ricerche 1927, Scheda 3090

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