CAMILLUCCI, Domenico

(Macugnaga, 1889 – ?), gessatore

 

Figlio di ignoti, venne abbandonato alla nascita e crebbe in orfanotrofio a Novara fino all’età di 8 anni, quando venne adottato. Residente ad Azzio di Orino, a 15 anni emigrò per lavoro a San Gallo (Svizzera), poi si spostò in Austria, Francia e Germania. Nel 1913 si stabilì a Losanna e poi a Ginevra. Un anno dopo si fece vivo il padre biologico, un uomo facoltoso della valle Anzasca, che, in punto di morte, si rivelò lasciandogli una fortuna; Camillucci cercò di investire il denaro per trasformare «Il Risveglio» in settimanale e impiegare Bertoni a tempo pieno. Nel 1915 venne arruolato nel 91° Fanteria a Torino e partì per il fronte, dove rimase ferito. Fece parte del Consiglio della Scuola di Clivio, fu il redattore dell’omonimo periodico, in cui scrisse numerosi articoli sulla pedagogia libertaria ed ospitò i contributi esterni di alcuni tra i principali esponenti del movimento anarchico, quali Camillo Berneri, Auro D’Arcola, “Folgorite”. Nonostante fosse schedato come anarchico pericoloso, Camillucci nel 1920 ottenne dal Genio Militare la gestione di Villa San Giuseppe, una casermetta sul monte San Martino (Frontiera Nord) da ristrutturare e destinare ad albergo.* In realtà la trasformò in un “covo anarchico” assieme a Guido Visconti. Camillucci usò i fondi a disposizione per sostenere il giornale della Scuola e testate anarchiche tra cui «Il Risveglio» di Bertoni. Nel 1923 fu bastonato dai fascisti, costretto ad allontanarsi da Orino e riparò a Bellinzona e poi in Francia. In una perquisizione nella sua abitazione i carabinieri sequestrarono copie del giornale anarchico autonomo «Il Messaggero della Riscossa» stampato ad Amburgo. Stabilitosi a Montbéliard, dove dimoravano altri anarchici fuoriusciti, avviò una redditizia attività di marmista e costruttore edile.

S’ignorano luogo e data di morte.

 

* La casermetta venne poi acquistata dal parroco di Duno e cappellano militare don Carlo Cambiano per allontanare il “pericolo anarchico” e trasformata in casa di villeggiatura per sordomute (F. Boldrini, Villa San Giuseppe: da immobile militare a casa di soggiorno estivo del Pio Istituto Sordomuti Poveri di Milano, «Terra e gente, appunti e storie di lago e di montagna», 2010). Nel 1943 venne occupata dai partigiani del gruppo Cinque Giornate – tra cui l’anarchico milanese Brioschi – poi attaccata dai nazisti e distrutta.

 

FONTI: ASVa

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