(Laviano, 1899 – Salerno, 1974), pubblicista.
Prese il nome della madre Carusi Abbamonte Ippolita, la quale morì per le conseguenze del parto. Ippolito Ceriello visse in un ambiente famigliare agiata durante la sua fanciullezza, compì gli studi e prese parte alla prima Guerra Mondiale come volontario. Al suo ritorno da congedato nel 1919, predilisse la militanza nelle file del partito socialista, compì i suoi studi a Napoli laureandosi in Legge e aderì al PCdI nel 1922. Ippolito Ceriello farà parte integrale della storia del Partito Comunista, come della Sinistra italiana e stilò nell’immediato secondo dopoguerra salernitano note pagine politiche e militante di gran respiro intellettuale e morale assieme al suo ‟braccio destro” Danilo Mannucci. Nella città partenopea risiedette alla Trinità degli Spagnuoli n°10, nel cuore del vecchio quartiere ‟degli spagnoli”; fondò e amministrò la rivista «Prometeo» nel 1924 avendo come sede ‟La Libreria Italiana” sita nella piazza e Salita Monteoliveto n°8 ove oltre a Ceriello che ne era il gestore, trovarono anche spazio altri animatori del periodico quali ‟l’ingegnere” Amadeo Bordiga e i suoi seguaci – come Michele Bianco – della intellighenzia comunista napoletana con radicati legami nel vasto proletariato industriale dell’hinterland urbano. Dopo solo sette numeri, nel corso del gennaio/luglio 1924, «Prometeo» venne alla luce e scomparve a causa della sua soppressione motivata da Palmiro Togliatti in ragione delle possibili tendenze frazionistiche, come ricordò Paolo Spriano in una lettera del 26 agosto al segretariato del Komintern. Tuttavia, quest’attività attirò l’attenzione del Ministero dell’Interno e venne schedato dal 12 febbraio 1925 al CPC. Ippolito Ceriello richiese la concessione e riuscì ad ottenere un passaporto per la Francia nel novembre1925, ufficialmente per attività commerciali; in una nota della Regia Prefettura di Salerno, si può leggere tra l’altro che “il Ceriello si recherebbe all’estero per sottrarsi all’ambiente sovversivo nel quale finora ha vissuto […] da parte di quest’Ufficio nulla osta perché Ciriello si rechi a Parigi, purché ivi sia convenientemente vigilato ma non solo, ma all’atto dell’espatrio e del rimpatrio sia sottoposto a rigoroso controllo”.
Ma la realtà era ben diversa, e infatti, in veste di fiduciario di Bordiga, entrò in contatto a Parigi con Bruno Bibbi, Michelangelo Pappalardi, Piero Corradi ed alcuni suoi seguaci espatriati, come indicato sul sito Avanti Barbari. Al suo ritorno di Francia, la sorveglianza fu accresciuta, a tal punto che nel novembre del 1926, a seguito di perquisizioni nel domicilio napoletano, “il passaporto per la Francia che la Sottoprefettura di Campagna rilasciò […] fu ritirato dall’anzidetto ufficio […] durante la sua
permanenza a Laviano mostra di non occuparsi di propaganda ma non nasconde le sue idee antifasciste, anzi se ne mostra sempre più entusiasta […] è amico dell’Ing. Bordiga perché delle stesse idee politiche. Questa Commissione nella sua seduta del 27 corrente, lo ha assegnato al confino di polizia per la durata di anni quattro”. Alla vigilia di Natale del 1926 fu tradotto a cura della Regia Questura di Napoli alla colonia di Lipari. L’8 dicembre 1927 venne ‟arrestato a Lipari per essersi costituito assieme ad altri confinati in organizzazione partito comunista e denunziato al Tribunale Speciale ai sensi dell’art.4 L. 25.11.1926 n.2008”. Con sentenza del 16 agosto 1928 dalla Commissione istruttoria presso il Tribunale Speciale, fu prosciolto da questa accusa, venne poi trasferito a Ponza il 3 settembre dello stesso anno e il 18 dicembre la Commissione d’Appello ridusse
la durata del confino da 5 a 3 anni. Per aver espiato il periodo di assegnazione al confino, venne prosciolto il 20 novembre del 1929 dalla Colonia di Ponza con “richiesta iscrizione alla Rubrica di frontiera [lo fu col n. 7581] per impedire espatrio ed intanto segnalato, per lo stesso scopo, ai Questori del Regno ed al Bollettino ricerche”. Ippolito Ceriello fece ritorno a Laviano dove lavorò come procuratore legale in forma sovente solidale e disinteressata, ma la sua vigilanza quotidiana e persecutoria era continua, documentata dagli organi di polizia nei diversi cenni del suo fascicolo fino a dicembre 1938 che riferirono: ‟Non dà luogo a rilievi. Viene vigilato”, ma anche dall’impedimento all’espatrio e degli arresti. Il 14 dicembre del 1938 venne tratto in arresto per ordine del Pretore di Laviano “per oltraggio a Magistrato in udienza, ma fu escarcerato il giorno stesso per intervento del Procuratore del Re presso questo Tribunale”. Nella sua udienza del 24 marzo 1939, il locale tribunale pronunciò una sentenza di un anno di reclusione per oltraggio a magistrato con la iscrizione al Casellario alla quale fece appello. Sarà nuovamente arrestato nell’aprile 1943, alla fine dell’iter giudiziario e dopo esser stati respinti i suoi appelli, e ne venne disposto dal Ministero dell’Interno l’internamento nel Comune di Sant’Angelo in Vado (Pesaro) e successivamente inviato, sempre come “internato”, nel Campo di Concentramento Per Italiani Pericolosi di Istonio (Vasto Marina) negli Abruzzo, ove si trovavano Onorato Damen e Bruno Maffi, entrambi esponenti della “frazione di sinistra”.
La storia riporta che Ippolito Ceriello fu rimesso in libertà in agosto del 1943, dopo la caduta del fascismo. Ma la verità è tutt’altra, e sua figlia, Luciana Ceriello, ne ristabilisce la realtà con questa testimonianza che restituisco nella sua totalità: “Nel 43 quando papà era nel campo di concentramento di Istonia [Istonio, NdR] da dove, si diceva, doveva essere trasferito insieme
ad altri Confinati in Germania, fu bombardata la stazione. Nella confusione che ne segui i Confinati riuscirono ad allontanarsi e mio padre raggiunse Laviano dove eravamo noi. Dopo la nascita di mia sorella Adriana (8 settembre 1943) tutti ci nascondemmo in montagna presso dei pastori perché in paese ci era diffusa la voce che papa’ era ricercato. Nel 43 papà non fu liberato ma riuscì ad allontanarsi da Istonia con gli altri Confinati” (Testimonianza di Luciana Ceriello in Archivio Giuseppe Mannucci).
Ippolito Ceriello si stabilì in seguito a Salerno in un momento in cui la città si avviava ad assumere un profilo politico essenziale per l’intera storia del dopoguerra ed è qui che avvenne l’incontro, il contatto e una stretta collaborazione con Danilo Mannucci.
Il 10 gennaio 1944 si aprì a Salerno il Primo Congresso della Federazione Salernitana del PCI – congresso oggi ancora negato dai Stalinisti fedeli di Togliatti, che riconoscono solo quello del 27-28 agosto 1944 come primo congresso – e Ceriello venne
eletto segretario della Federazione provinciale salernitana del PCI (*), la quale, al pari delle altre Federazioni meridionali (come Catanzaro e Cosenza), vedeva un preminente e diffuso orientamento bordighiano. Organizzatore e polemista efficace, Ippolito Ceriello nel dicembre 1943, in compagnia del livornese Danilo Mannucci eletto segretario provinciale della CdL, pubblicò «Il Soviet», giornale dal titolo inequivocabile, che venne immediatamente sequestrato dalle forze anglo-americane; i due furono condannati a un mese di carcere con la condizionale per aver pubblicato il giornale senza autorizzazione. Ippolito Ceriello
ristabilì, in quel periodo, contatti con Bordiga allora a Formia, contatti che videro Ceriello riproporre più volte all’emblematico leader, quando l’ingegnere rientrò a Napoli, il ritorno nell’agone politico alla testa della dissidenza comunista, impegnata, sotto il profilo decisionale e strategico, in una congiuntura decisiva. Bordiga tuttavia non muterà atteggiamento, chiedendogli di pazientare: posizione questa, destinata nel tempo a rinsaldare considerazioni di ben più ampio e motivato disincanto politico, espresse nel corso degli anni successivi da parte di Bordiga allo stesso Ceriello nel corso dei loro incontri. Al Congresso della Federazione di Salerno del PCI del 27-28 agosto 1944, Ippolito Ceriello venne espulso dal partito comunista per ‟acclamazione”, e venne definito da [Mario] Garuglieri ‟un ex bordighiano, bacato anche dal punto di vista morale”, secondo un tremendo meccanismo di identificazione disaccordo politico-indegnità etica”, mentre Pietro Amendola, inviato dalla direzione del partito, rincarerà poi la dose e riferirà “sul malcapitato Ippolito Ceriello, il cui gruppo sarà tacciato di epiteti come ‟la puttana del fascismo” ed accusato di intrattenere rapporti stretti con l’affarismo, lo spionaggio, sino a giungere all’‟asservimento alle forze controrivoluzionarie”. Ai due rivoluzionari, nei mesi successivi al loro allontanamento forzato dal partito, non rimase che continuare la loro attività dando vita ad una «Frazione di sinistra di Salerno», di tradizione bordighista ma orfana del proprio capo storico, che si affiancò quindi come organo della «Frazione di Sinistra dei Comunisti e Socialisti italiani», come al gruppo romano che pubblicava «La sinistra proletaria» e a quello napoletano che pubblicava «Il proletario», con quindi la scelta della diffusione illegale della stampa rispetto a quella del ‟Partito Nuovo”. Il 3 maggio 1945, il
quindicinale della Frazione di Sinistra Salernitana, «Avanguardia», direttore responsabile Ippolito Ceriello, vide la luce con un’autorizzazione che sarà subito revocata dopo l’uscita di un solo numero del giornale. A Napoli il 29 luglio del 1945, dando “saldatura organica” agli intendimenti comuni, la Frazione salernitana decise lo scioglimento insieme alle altre Federazioni della Frazione e di confluire quindi nel PCInt, e Ceriello e Mannucci aderirono al Partito. Ceriello venne chiamato a collaborare a Battaglia comunista e alla preparazione teorica e documentaria della rivista teorica del Partito «Prometeo». Ma, in realtà, l’adesione durò solo per un breve periodo, ed anche in questo caso i contrasti “di linea” erano troppo stridenti. Al Convegno torinese della fine del 1945 la partizione dei compiti prevedeva una «Relazione politica e di organizzazione del partito» per il Sud da parte di Ippolito Ceriello, ma l’intervento non venne tenuto. L’indizio del delinearsi di una progressiva discontinuità, anche legata a graduali diversità del concepire la raffigurazione della funzione e del costume politico, apparve come l’una delle cause che convalidò il definitivo allentamento del rapporto tra Ceriello e il PCInt. Il sito Avanti Barbari cita che ‟Nell’estate del 1946 Battaglia comunista (n. 22, 27 luglio – 3 agosto) dà secca nota della radiazione, avvenuta l’11 aprile, di Ippolito Ceriello: essa fa seguito ad un confronto che lo oppone al gruppo locale ed anche agli organismi centrali del PCint”. Ma è anche molto probabile che il punto di rottura sia individuabile sia nell’adesione di Mannucci, Bielli ed altri compagni all’associazione “VI Braccio”, organizzazione malvista dal PCInt perché “apartitica”, come pure nella decisione presa da Ceriello di partecipare, come indipendente in una lista civica, alle elezioni amministrative nel comune di Laviano. Le elezioni sancirono comunque in forma plebiscitaria la sua elezione a sindaco di Laviano, carica che egli vide confermata nell’arco di due legislature, estese fino agli anni sessanta.
Nell’arco di tempo incluso tra gli anni Cinquanta e Settanta, Ippolito Ceriello, pur essendo all’esterno del partito, continuò ad essere in strette relazione con Amadeo Bordiga che sino alla sua scomparsa conserverà immutati con lui rapporti non solo amicali ma anche professionali. Il terremoto dell’Irpinia (1980), oltre a provocare centinaia di vittime, non lascerà traccia della sua casa.
GIUSEPPE MANNUCCI
(*) Relazione sull’Assemblea Provinciale del PCI tenuta in Salerno il 14 gennaio 1944. Archivio Fondazione
Istituto Gramsci, Archivio Partito Comunista, ‟Fondo Mosca”, Fascicolo 1746.
(**) Fonte della totalità della frase: Luca Bussotti, Studi sul Mezzogiorno repubblicano, Rubbettino Edizione,
Saveria Mannelli (CZ), 2003, P.71. Nella nota 56 della stessa pagina, troviamo questa precisione: Le notizie su
questo avvenimento sono in Archivio Fondazione Istituto Gramsci, PCI, Federazione di Salerno, Primo
Congresso Provinciale, 27-28 agosto 1944, 2125/2138
FONTI: ACS-CPC Fasc. Ippolito Ceriello 22828; U. Baldi, G. Mannucci, Varcando un sentiero che costeggia il mare, Editrice Gaia, 2013; Avanti Barbari; foto di Ippolito Ceriello: Archivio della figlia, Luciana Ceriello, che la mette a disposizione.