CODA, Emilio

(Cossila, 1882* – Needham, 1946), minatore

* secondo alcune fonti nato a Novara nel 1881

Di famiglia contadina originaria di Cossila (Biella) emigrò negli Stati Uniti dove si unì agli antiorganizzatori di Luigi Galleani collaborando a «Cronaca Sovversiva» (firmò gli articoli col cognome vero ma cambiando spesso il nome). Irruento, venne processato  a Piney (Ohio) e arrestato a Dillonvale. Fu il principale sospettato di un incendio dei depositi di carbone e di un magazzino nel corso di uno sciopero (inverno 1916/1917); segretario di una sezione del sindacato minatori UNW, condusse una lotta spietata contro i vertici del sindacato, e venne definito “il personaggio più pericoloso dei campi minerari dell’Ohio”.

Datosi alla macchia, emigrò in Messico in un gruppo di sessanta anarchici italiani in gran parte disertori  (tra cui Sacco e Vanzetti), dove progettò attentati dinamitardi che non ebbero attuazione. Rientrato negli Stati Uniti, nel febbraio 1918 venne arrestato con Giovanni Scussel per correità nel trasporto di dinamite (episodio dell’arresto di Ella Antolini “Dynamite girl”); i due vennero poi assolti per insufficienza di prove.

Nell’aprile 1919 denunciò, con Vanzetti, la bestialità del governo per la morte in mare del minatore anarchico Pietro Marucco nel corso dell’estradizione in Italia. Continuamente pedinato e sorvegliato, fu tra i principali animatori del Sacco-Vanzetti Defense Comittee tra il 1920 e il 1927; nel 1924 ne divenne segretario, riuscendo a far perdere le tracce e spostandosi a Parigi per accogliere Schiavina e poi rientrare negli Stati Uniti. Dopo l’esecuzione di Sacco e Vanzetti aiutò Schiavina a raggiungere gli Stati Uniti, dove quest’ultimo diresse «L’Adunata dei Refrattari» dal 1928 al 1971; il giornale dal 1922 raccoglieva i galleanisti dispersi dopo la chiusura imposta dalle autorità a «Cronaca Sovversiva» due anni prima.

Nel 1928 fu protagonista di una violentissima campagna verbale contro Carlo Tresca condotta dai Galleanisti; fu Coda ad affibbiare all’anarchico sulmonese il dispregiativo “Pagnacca” (dal nome del funzionario del consolato d’Italia che spiò Gaetano Bresci), toccato già a GM Serrati.

 

FONTI: P. Avrich, Ribelli in Paradiso, Nuova Delphi, 2015

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