(Azzate, 1896 – ?), operaio verniciatore
Fondatore degli Arditi del popolo nel Varesotto, arrestato nell’ottobre 1935 per un diverbio coi fascisti locali (frasi contro la guerra in Etiopia), venne condannato a due anni di confino (Orani) poi ridotto ad uno in appello. Inserito nell’elenco dei comunisti inviato dalla Prefettura di Varese al capitano Vornhem nel novembre 1943, nuovamente arrestato il 17 aprile 1944, fu processato e inviato in un campo di lavoro in Germania. Dopo il 25 aprile ’45 fondò la sezione di Gazzada del PCI, fu membro del CLN e rappresentante provinciale dell’ANPPIA.
Nel novembre dello stesso anno abbandonò il PCI per aderire al PCInt. Dal PCI partì una campagna diffamatoria. Nel marzo del 1947 il segretario del PCI varesino Giuseppe Ossola attaccò il “rinnegato” “traditore” “nemico della causa del popolo” Guido Daverio, facendo riferimento agli internazionalisti senza mai nominarli esplicitamente, definendoli “nemici del nostro partito e della democrazia” e “rinnegati”. Ossola riportò stralci di una lettera di ravvedimento scritta dal Daverio il 19 maggio 1939 al Questore di Varese, invitando a trattare Daverio “come si merita un rinnegato e un nemico della causa del popolo”. L’organo del PCInt «Battaglia Comunista» rispose alle calunnie informando che Daverio era veramente l’estensore della lettera, ma dimostrando che il tutto era avvenuto d’intesa col PCI, in cui egli militava, al fine di un “ingenuo” doppio gioco per poter continuare l’attività cospirativa.
È risaputo ormai che fra questi signori vige, come tra gli elementi della malavita, la morale dell’omertà fino a che si è loro ciecamente legati, a cui si fa seguire la morale del ricatto quando qualcuno osa dissociarsi dalla loro politica di avventurieri senza scrupoli [..] Ma un compagno come Daverio che ha pagato di persona di fronte al Tribunale Speciale nel ’35 e al Tribunale Straordinario nel ’44; che può aver ingenuamente creduto come tanti e tanti altri alla simulazione e al doppio gioco con le autorità della polizia fascista senza per questo diventare fascista; un compagno che nell’attuale fase di smarrimento politico ha osato porsi contro la politica dell’opportunismo, questo compagno è degno della nostra stima, della nostra difesa e della nostra solidarietà. Il signor Ossola, segretario della federazione varesina del PCI, del partito cioè dell’amnistia ai fascisti, e nei cui ranghi milita oggi il fior fiore dell’intellettualità e dello squadrismo mussoliniani, si metta l’anima in pace, e pensi con rammarico che gli sarebbe bastata la centesima parte dei meriti e del sacrificio del Daverio per accampare il diritto ad un posticino un po’ più alto e più caldo nella ben retribuita gerarchia del suo partito.
S’ignorano luogo e data di morte.
FONTI: Cronache rivoluzionarie in provincia di Varese, PM; ASVa; «Battaglia Comunista», 10-25 maggio 1947