(Miagliano, 1896 – 1966), operaia
Secondogenita di dieci fratelli, entrò in fabbrica a 12 anni. Quattro anni dopo aderì alla FIGS e si attivò nella lega sindacale tessile; nel 1921 passò al PCdI. Licenziata nel 1926, andò in Russia con una delegazione di operai; trascorse alcuni anni all’estero, tra Russia e Francia.
Il 10 luglio 1930 fu arrestata assieme a Camilla Ravera e Bruno Tosin nel noto episodio dell’imbarcadero di Arona. L’arresto dei tre comunisti rappresentava l’ennesimo colpo di Tommaso Petrillo, abile funzionario dell’efficientissima Polizia Politica fascista. Dopo gli interrogatori degli arrestati all’imbarcadero (nella stanza della Ravera fu fatto comparire per un istante l’informatore Jonna, a quel punto i tre dovettero dare le loro vere generalità, tacendo però su tutto il resto), l’OVRA si mise sulle tracce di Eros Vecchi; costuì, una volta arrestato, stipulerà il “compromesso” divenendo spia e infiltrato; le sue delazioni avranno effetti devastanti sull’apparato clandestino del PCdI.
Dopo un periodo trascorso nel carcere di Varese, Gili venne processata a Roma, condannata a dieci anni e sei mesi e trasferita al carcere di Perugia dove rimase dal novembre 1930 al 1932; trasferita a Venezia per motivi di salute, fu liberata nel 1934 per indulto e tornò nel Biellese, trovando lavoro alla Poma di Occhieppo.
Dopo l’8 settembre 1943 fu staffetta garibaldina. Il 24 marzo 1944 Ernaldo Gili (fratello) e Marco Ferrarone (fratello di latte) vennero prelevati dal carcere di Andorno e fucilati al cimitero di Tollegno dai fascisti per rappresaglia in seguito ad un agguato dei partigiani. Dopo la guerra Gili lavorò alla Camera del lavoro di Biella; con molte difficoltà perché in molti le attribuirono la responsabilità della morte dei fratelli.
“Morì a settant’anni, nel 1966, criticata ancora dai benpensanti e non difesa dal partito; solo dieci anni dopo sulla sua tomba si è potuta scolpire un’epigrafe politica”.
FONTI: «L’Impegno», dicembre 1998; http://www.dalcarcereallaliberta.it/2015/05/12/ergenite-gili/