(Livorno, 1899 – Marsiglia, 1971), vetraio, organizzatore sindacale
Influenzato dal padre Gastone, “repubblicano intransigente”, Danilo s’iscrisse alla FIGS nel 1915. Fu tra i principali organizzatori degli Arditi del popolo a Livorno, che dovette lasciare “a malincuore” in obbedienza alle ingiunzioni del partito. Dopo numerosi fermi e arresti da parte della polizia, all’inizio del 1923, venne denunciato assieme ad altri sovversivi per complotto contro la sicurezza dello Stato. Assolto per tale imputazione, dopo tre mesi di detenzione, fu ancora oggetto di aggressioni e arresti, tanto che il 1° maggio 1923, con l’aiuto di compagni liguri, decise di varcare clandestinamente la frontiera per cercare asilo politico in Francia. Stabilitosi in Provenza, continuò la sua militanza comunista: fu caposquadra nelle Centurie proletarie “Luigi Gadda” a Marsiglia, ma fu attivo soprattutto in ambito sindacale come dirigente della CGTU, dirigendo le agitazioni dei lavoratori delle miniere di carbone e, in particolare, gli scioperi nel bacino carbonifero del Rodano. Dopo il grande sciopero a cui parteciparono ottomila lavoratori per circa 50 giorni nel 1935, nel gennaio dell’anno seguente il gabinetto Laval decise la sua espulsione dalla Francia come “indesiderabile”, accompagnandolo alla frontiera e consegnandolo alla polizia fascista. Trasferito nel carcere di Livorno, dopo tre mesi di reclusione, venne rimesso in libertà vigilata e sottoposto per due anni alla misura dell’ammonizione. Pur vigilato continuamente giorno e notte, Mannucci continuò il suo impegno politico e sindacale, trasmettendo alla stampa comunista in Francia resoconti in codice sulla situazione in Italia. Denunziato al Tribunale speciale per tale attività clandestina, il 24 giugno 1936 venne assegnato al confino di polizia per cinque anni (Amantea, Ponza, Ventotene), prorogati di altri due (Tremiti, Pisticci, Baronissi). Mentre era confinato a Ponza, nel 1939 redasse lo scritto Ciuto Brandini, figura di precursore del sindacalismo operaio, dedicato a un protagonista della rivolta dei Ciompi di Firenze (pubblicato su «Pagine Marxiste» del dicembre 2016).
Tornato in libertà, dalla fine del 1943 fu il primo segretario della risorta CdL di Salerno (CGL rossa). Contrario alla “Svolta di Salerno” di Togliatti e critico verso Stalin e l’URSS venne espulso dal PCI per “deviazionismo” con Ippolito Ceriello e altri. Gli espulsi fondarono la Frazione di Sinistra dei comunisti e socialisti italiani, che si sciolse per confluire nel PCInt. Mannucci vi rimase fino al 1946, anche qui seguì la sorte di Ceriello, espulso. Mannucci intensificò i contatti con gli anarchici del sud e scrisse articoli per «Umanità Nova» con lo pseudonimo “Spiritus Asper”. Nel 1949 emigrò in Francia.
FONTI: G. Mannucci, Ricordando un internazionalista: Danilo Mannucci, «Pagine Marxiste» n. 33, giugno 2013
Salve. Tramite un compagno livornese, è con gran piacere che ho letto l’articolo su mio padre sul vostro sito che non conoscevo neanche. Di cuore, vi ringrazio per aver dato risalto a uno dei tanti uomini che hanno lottato per la libertà del proletariato contro gli abusi dei dittatori che abusano della propria autorità e pretendono di essere ciecamente ubbiditi (come Putin oggi) e del capitalismo mondiale. Una biografia di mio padre fu pubblicata nel 2013, ma è incompleta, e sto lavorando su una nuova, ma redatta in francese, con documenti trovati dopo la pubblicazione della prima, e spero arrivare a qualcosa per la fine dell’anno prossimo. Un cordiale saluto dalla Francia.
Giuseppe Mannucci