(Milano, 1897 – Limbiate, 1977), tipografo
Anarchico dall’età di 14 anni, si collegò al gruppo di Turro-Greco Milanese. Individualista, fu attivo antimilitarista in stretto contatto con gli altri individualisti e antiorganizzatori milanesi, in particolare Bruzzi, Ghezzi, Molaschi Nella Giacomelli, Giuseppe Monnanni, Ugo Fedeli, operando a favore della fuga dei disertori in Svizzera.
Il nostro naturale disprezzo per la “mandria umana” e la superba torre d’avorio della perfezione in cui pretendevamo rinchiuderci per giudicare dall’alto delle supreme vette (sono espressioni del Molaschi di allora) il misero mondo sottostante, non ci impedivano di partecipare, attivi, a scioperi e manifestazioni popolari, a tirar sassi sulla polizia e sui crumiri e … ad interrompere il buon Randolfo Vella quando, nei comizi all’Arena, proclamava di parlare a nome degli anarchici milanesi e noi, gli antiorganizzatori per antonomasia, gli individualisti intrattabili, gli si gridava: “l’è minga vera!”. Poi ci si ritrovava nelle guardine regie e ci si inferociva in interminabili discussioni sull’anti-Malatesta e sull’anti-Stirner. Come non ci impediva di fare a botte con i nazionalisti interventisti nelle piazze, nel 1914-1915, contro l’entrata in guerra dell’Italia o di accorrere a difendere l’«Avanti!» dagli assalti delle turbe fanatizzate da Corridoni e da Mussolini. (M. Mantovani, Figure di militanti. Il «nostro» Carlo Molaschi, «Umanità Nova, 12 aprile 1964).
Disertore anch’esso, dopo un passaggio in Svizzera in cui fu a contatto con Dario Fieramonte e Eugenio Macchi, Mantovani venne espulso e riparò in Germania (1919); con Enrico Arrigoni (Pozzuolo Martesana, 1894 – New York, 1986), si collegò ad una colonna di prigionieri russi e raggiunse l’URSS. Rientrò in Italia attraverso la Repubblica dei Consigli di Ungheria, incontrandosi con Serrati. Arrestato e arruolato a forza, Mantovani disertò e raggiunse la Catalogna; qui venne arrestato e tradotto in Italia (marzo 1921) dove scontò 18 mesi di carcere.
Partecipò al Comitato pro-vittime politiche sorto in seguito ai fatti del Diana. Negli anni seguenti peregrinò in vari stati europei, fece un ulteriore espatrio clandestino a Porto Ceresio stabilendosi in Belgio nel 1930. Ospitò Schirru (con cui litigò) di passaggio per tentare l’eliminazione del duce, fu attivo nel comitato per la liberazione di Ghezzi dai GULag sovietici e a favore dei combattenti anarchici nella guerra civile spagnola. Arrestato con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, venne inviato al confino (Ventotene, 1940); dopo un passaggio a Renicci d’Anghiari venne rilasciato. Tornato a Milano organizzò con Pietropaolo e Perelli le brigate partigiane anarchiche Bruzzi- Malatesta.
Dopo la liberazione formò la Federazione comunista libertaria alta Italia fondando e dirigendo «Il Comunista libertario» (poi «Libertario») e partecipando all’attività della FAI su posizioni organizzatrici. I suoi tentativi di mediazione tra la FAI e i dissidenti piattaformisti dei GAAP (che evolveranno verso il marxismo) vennero fortemente criticati da individualisti e antiorganizzatori. Successivamente Mantovani diresse «Umanità Nova» fino al 1971.
Alla sua morte l’orazione funebre venne tenuta da Umberto Marzocchi.