(Cassano Magnago, 1902 – 1977), operaio tessile
Fu tra i fondatori della sezione cassanese, forza trainante, assieme a quella di Besnate, del comunismo nascente nel Gallaratese, assieme all’omonimo Carlo Mazzucchelli (1886-1968), responsabile della sezione e rappresentante sindacale della categoria dei ricamatori presso la CdL di Gallarate. Di ritorno dal servizio di leva venne preso di mira dai fascisti locali; bastonato e picchiato alla fine del 1923 da tre fascisti (Aldo Liati, poi fucilato dai partigiani nel maggio 1945, Attilio Ronchetti, poi condannato a morte ma amnistiato, Angelo Sommaruga), perse il lavoro alla Cooperativa Operai ed Impiegati Frera di Tradate a sua volta assorbita dai fascisti. La stessa squadraccia protagonista del pestaggio il 24 dicembre circondò la sua abitazione tentando di prelevarlo, ma Mazzucchelli riuscì a fuggire avventurosamente attraverso i tetti. Stabilitosi a Milano, lavorò instancabilmente alla propaganda per le elezioni politiche dell’aprile 1924; due mesi dopo emigrò in Francia, a Lione, passando da Modane, in possesso di un contratto di lavoro come muratore in Lussemburgo. Nel 1927 il Consolato italiano di Lione, su segnalazione del Prefetto di Milano, gli negò il rinnovo del passaporto. Alla fine dell’anno diciotto comunisti italiani del Lionese, tra cui Mazzucchelli, vennero espulsi dal partito per “sinistrismo”. L’artefice di questa operazione ottenne in premio un posto di responsabilità nel partito a Parigi. Salvo poi scoprire, pochi mesi dopo, che era al servizio dell’OVRA, la polizia politica fascista. Nel 1928 Mazzucchelli partecipò alla riunione di Pantin dove venne fondata la Frazione di sinistra dei comunisti italiani. Due anni dopo, nel Convegno della Frazione, intervenne sostenendo la tesi che la Russia non fosse “più uno stato proletario”. Nel 1931 fu sospettato di aver preso parte, assieme all’anarchico maremmano Socrate Franchi e ai comunisti di sinistra Bruno Bibbi e Aldo Lecci, all’aggressione del presidente fascista dell’associazione combattentistica lionese Luigi Negri; contemporaneamente in Italia, su segnalazione della questura di Varese, il suo nome con relativa foto segnaletica veniva inserito nell’elenco dei sovversivi con l’indicazione di “comunista da fermare e perquisire”. Nel 1936, nel dibattito interno alla Frazione rispetto agli avvenimenti spagnoli, si schierò con la “minoranza” favorevole all’intervento nella Columna Lenin del POUM. Svolse diversi lavori stagionali e precari: manovale nel 1938, saldatore nel 1940, stradino nel 1941 in un chantier de chomage.
Rientrato a Cassano Magnago il 21 novembre 1945, aderì al PCInt iniziando da subito un instancabile lavoro organizzativo. Venne assunto come operaio al Cotonificio Maino di via Pegoraro a Gallarate, dove sotto il suo impulso si costituì un combattivo nucleo internazionalista di fabbrica. Grazie soprattutto al suo lavoro la sezione internazionalista di Cassano arrivò ad avere 120 iscritti, quasi tutti operai. Nella scissione del 1952 seguì con tutta la sezione il troncone di «Battaglia Comunista».
FONTI: Cronache rivoluzionarie in provincia di Varese, PM