(Castel Fiorentino, 1888 – [Francia], 1951), macchinista delle Ferrovie
Fuochista al Deposito Locomotive di Firenze partecipò a tutte le agitazioni e agli scioperi. Promosso a macchinista, attivo nella locale sezione SFI, nel gennaio 1921 passò al PCdI e rappresentò la componente comunista nel sindacato. Due mesi dopo i fascisti assassinarono Spartaco Lavagnini, segretario comunista della sezione SFI, assieme al ferroviere socialista Gino Mugnai. Il proletariato fiorentino rispose con scontri e agitazioni. Montagnani, nonostante i rischi per la propria incolumità, non esitò a proporsi per sostituire Lavagnini. Venne eletto e si trovò a doversi difendere dagli attacchi fascisti. Colpito dal “decreto Torre”, venne licenziato nella primavera del 1923 con lo scaglione della “seconda ondata”. Espatriato in Francia, ottenne il passaporto per poter rientrare a prelevare la moglie e i due figlioletti, ma appena messo piede in territorio italiano viene venne arrestato. Uscito di prigione ritornò in Francia, la famiglia poté ricongiungersi solo molto tempo dopo.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale i suoi due figli si arruolarono nel Maquis, la Resistenza francese. Il figlio Elio ricevette la croce di guerra con stella d’argento; la figlia Clara, valorosa staffetta, venne arrestata dai poliziotti di Vichy e spedita in un campo di concentramento nazista, dove sopravvisse.
Il 12 maggio del 1951 un corteo gremito di bandiere rosse e di insegne dello SFI attraversò Firenze; i ferrovieri fiorentini resero omaggio alla salma di Giuseppe Montagnani, rientrata dalla Francia. La bara, avvolta nella bandiera dello SFI, venne vegliata a turno dai ferrovieri fino alle 16 del giorno successivo quando Montagnani venne sepolto nel cimitero di Rifredi.
FONTI: «In Marcia!»