(Treviso, 1903 – Fresnes, 1930), fattorino telegrafista
Nel 1919 fondò a Treviso il circolo giovanile repubblicano Fratti-Oberdan, con sede in vicolo Palestro. La notte del 12 luglio 1921 i fascisti attaccarono la sede repubblicana; dopo sei ore di scontri i repubblicani, comandati da Mozzoni e Dino Roberto, erano rimasti in venti, asserragliati nella sede, tra essi Pavan che sparava da una finestra e venne ferito all’avambraccio da una fucilata. In ospedale gli venne amputato l’arto. Nel 1926 riparò a Parigi, dove ritrovò Angelo Savorelli (alias “Antonio Puddu”), repubblicano romagnolo che era accorso a Treviso nei giorni degli scontri. Pavan collaborò al giornale anticoncentrazionista «Il Corriere degli Italiani» assieme a Renato Padovani, repubblicano in realtà spia della polizia politica fascista. Un clima di sospetti crescenti (Pavan venne sospettato dai compagni di essere un confidente) esplose il 14 marzo 1928 con l’uccisione a Parigi di Savorelli da parte di Pavan in boulevard Magenta 123: un omicidio misterioso con contorni mai del tutto chiariti: Savorelli era un confidente di polizia, Pavan si era presentato nell’abitazione, probabilmente voleva uccidere l’inquilino Giuseppe Serracchioli, un’altra spia, ma fu Savorelli ad aprire la porta. L’omicidio creò scompiglio nella rete dei confidenti, molti dei quali vennero richiamati in Italia. Ma in realtà il clima era torbido e il mondo dei fuoriusciti pieno di spie. Quella che sembrava l’eliminazione di una spia da parte di un oppositore si rivelò, molto più tardi, in altro modo: in effetti anche Pavan era un confidente, reclutato da Padovani.
Arrestato in Svizzera e condannato a dieci anni di carcere, dimenticato da tutti, Pavan morì di TBC in carcere.
FONTI: «La Difesa», 16 maggio 1939; M. Canali, Le spie del regime, pp. 205-206.