(Mendrisio, 1891 – ?), professore di filosofia
Tra il 1905 e il 1915 fu segnalato in Perù, negli Stati Uniti e in Messico. Fondatore del PCdI a Como assieme a Montanari e Tacchi, allora tutti bordighiani, diede le dimissioni da segretario della Camera del Lavoro di Erba, a maggioranza socialista, in quanto passato al PCdI. Nell’ottobre 1922 venne aggredito dopo uno scontro a fuoco coi fascisti; per quei fatti cinque mesi dopo venne arrestato e recluso a Sondrio. Liberato, si stabilì presso Omero Franceschi a Morbegno. Espatriò clandestinamente in Svizzera, stabilendosi a Lugano presso il segretario della Lega Edili Giovanni Manzini. Nel 1924 fece parte del centro estero comunista a Parigi, come segnalato da delatori alla Polizia politica fascista. Nel 1933 emigrò in URSS. Un anno dopo (settembre) l’ambasciata italiana trasmise un telespresso al Casellario Politico Centrale e al Ministero degli Esteri segnalando la sua presenza in URSS.
Insegnante di lingue straniere ad Astrahan per il Comintern (e in Baschiria durante la guerra, come ricorda Anita Galliussi, futura moglie di Seniga), su delazione di Paolo Robotti venne brutalmente espulso dalla comunità degli italiani. Arrestato nel 1941, venne inviato ai campi di lavoro. L’ultima segnalazione su di lui risale al marzo 1943, poi se ne perdono le tracce.
S’ignorano data e luogo di morte.
Dante Corneli: “Aveva sposato una russa, addetta al tram. Avevano un figlio [..] Un amico di Como che ha conosciuto Carlo Pozzoni e la sua famiglia, mi diceva che la moglie e il figlio che lui aveva lasciati in Italia e che lo avevano tanto atteso, sono entrambi morti senza avere avuto più notizie, senza sapere che fine abbia fatto”.
FONTI: D. Corneli, Italiani vittime di Togliatti e dello stalinismo; A. Bertazzoni, Una vita tra le tempeste sociali, Citem, 1977; «Rinascita» apocrifo, 1983.