RAVEDONE, Giovanni

(Trecate, 1882 – ?), Sorvegliante di linea nelle Ferrovie

 

Amministratore del giornale «Il Piccone», fu licenziato politico con la formula di “scarso rendimento”. Assieme ad altri sorveglianti colpiti dal provvedimento (Andrea Galloni, Luigi Casiraghi, Dante Bambini, Giovanni Vittorini, Menotti Mezzadri, Vincenzo Zinna, Andrea Cena), nel giugno 1923 scrisse a «Il Piccone»:

 Orgogliosi di essere stati colpiti coll’esonero dal servizio, mentre stanno per lasciare la famiglia ferroviaria dopo aver dato sudori e sacrifici per l’interesse del servizio e del personale attraverso l’organizzazione, porgono ai buoni che ancora rimangono in servizio il saluto fraterno e l’invito a persistere costantemente a mantener viva la fiamma dell’organizzazione che non tarderà di far presto rifulgere la giustizia delle ingiustizie patite in questo momento.

La risposta del giornale:

Ai compagni carissimi che se ne vanno, a nome del nostro modesto ma inflessibile Piccone, il saluto alto di solidarietà incondizionata nella speranza di poter tosto registrare la vittoria nostra, che sarà vittoria di diritto e gloria dell’organizzazione. A questi compagni che tutto hanno dato senza mai nulla chiedere, tutti i ferrovieri dovrebbero con riverenza inchinarsi e promettere a loro il proseguimento della buona battaglia. Questa la nostra speranza, il nostro augurio.

Nel 1925 rimase in corrispondenza con Giovan Battista Costa, fondatore del PCdI, anch’esso sorvegliante e licenziato politico.  Ravedone si trasferì a Milano e poi a Sesto San Giovanni, dove lavorò alla Breda. Nel 1936 risultava iscritto al PNF, e venne radiato dal novero dei sovversivi.

S’ignorano data e luogo di morte.

Fonti: ACS-CPC; «Il Piccone»

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