(Civello, 1885 – Londra, 1966), cameriere
Originario del Comasco, fu molto attivo nel movimento anarchico e in particolare nel 1919-20. Lo stragista Giuseppe Mariani parlò di un “compagno della provincia di Como” che procurò “dieci cartucce di gelatina, due sacchetti di pirite, alcuni metri di miccia e alquanti detonanti”. Qualcuno ipotizzò che questa persona sconosciuta fosse Taborelli e lo collegò all’attentato alla Galleria milanese (7 settembre 1919) in cui morì l’attentatore Bruno Filippi, senza però portare prova alcuna.
Taborelli nel 1920 emigrò a Londra dove continuò l’attività anarchica. Fondò il giornale antifascista «Il Comento» che uscì a Londra dal settembre al novembre 1924.
“Redatto con incredibile violenza di linguaggio, il foglio contiene costanti esortazioni a non subire passivamente i soprusi fascisti; e l’incitamento a reagirvi, piuttosto, con metodi di pari violenza. In particolare, «Gold o’ Bay» [Tintino Rasi] vi ha firmato i rispettivi art. di fondo, reclamava apertamente «il nostro imprescrittibile diritto a difenderci e ad uccidere», nessun’altra risposta essendo più possibile dare ai crimini fascisti. «È ora di fare intendere coi fatti persuasivi — scriveva — che non ci adattiamo ad essere presi per uno sciame di leprotti inseguiti dal moschetto o dal pugnale del cacciatore teschiato al quale dobbiamo rendere grazie ed essere grati se scampiamo dai suoi colpi o se si lascia breve tregua involontaria. Perchè questa è la nostra umiliante e tremenda condizione da oltre tre anni ad oggi. Noi siamo cacciati come la selvaggina. E per uscirne non c’è che una via. Alla caccia all’uomo dei fascisti, deve rispondere la caccia all’uomo delle vittime”.
(L’orda dei fratricidi, n. 4, 22 ottobre).
FONTI: ACS-CPC; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo V. 2 Tomo 1; «L’Adunata dei Refrattari», 11 giugno 1966