A Porto Alegre vince il populismo

IL FORUM SOCIALE Il vertice si chiude con un «Manifesto» in 12 punti all’insegna della retorica massimalista

Chiesta l’eliminazione di tutti i debiti del Sud del mondo Appoggio a sorpresa da parte di Fmi e Banca mondialeDAL NOSTRO INVIATO PORTO ALEGRE • Maglietta blu, codino rasta, occhialini trendy, molto charmant. Uno degli ultimi atti del 5 Forum sociale mondiale di Porto Alegre spetta a lui: Gilberto Gil, ministro della cultura del Governo Lula, ma soprattutto icona della musica brasiliana. Ma non canta, è relatore di un seminario di grande attualità mondiale: rivoluzione digitale, software libero libertà delle conoscenze, libertà di espressione. Il tema è caldissimo, lo scontro tra Linux e Windows di Microsoft e tra Linux e Opera di Apple assume toni sempre più agguerriti.
Gil esordisce così: «Sono un ministro, sono un musicista, sono un hacker nello spirito e nella volontà». Incarna alla perfezione lo spirito del Forum, non è tra gli estensori del Manifesto di Porto Alegre ma è come se lo fosse.
Ecco i 12 punti del Manifesto, per “Um outro mundo è possivel”, Un altro mondo è possibile: annullare il debito pubblico dei Paesi del sud; applicare una tassa alle transazioni finanziarie; eliminare i paradisi fiscali; riconoscere il diritto a un impiego a tutti gli abitanti del pianeta; promuovere le forme “giuste” di commercio e rigettare la Wto; garantire la sovranità alimentare attraverso la promozione dell’agricoltura contadina; proibire i brevetti e le licenze sulla conoscenza e inibire la privatizzazione dei beni dell’umanità; lottare contro ogni forma di discriminazione; adottare misure per frenare la distruzione dell’ambiente; chiedere lo smantellamento delle basi militari straniere; garantire il diritto all’informazione; attuare una riforma della democratizzazione degli organismi internazionali, tra cui l’Onu. Firmato da molte personalità tra cui il premio Nobel per la pace, Adolfo Perez Esquivel, il Nobel per la letteratura José Saramago, scrittori del calibro di Edoardo Galeano, lo scienziato Riccardo Petrella, intellettuali francesi come Ignacio Ramonet e Bernard Cassen e brasiliani come Emir Sader e Frei Betto.
Un elenco autorevole che però non ha risparmiato critiche da parte di chi oltre che «l’apertura alle diversità si attendeva la concretezza delle soluzioni», ha detto ieri Emir Sader, una delle figure storiche del Forum. • Il comunicato finale è il risultato di una mediazione impossibile tra due linee interpretative, spiega uno dei leader del Forum che chiede di non essere citato: «Quella francese, dirigistica ma pragmatica, avrebbe preferito individuare due o tre punti su cui puntare l’attenzione e soprattutto il rilancio del Forum. Quella brasiliana avrebbe invece preferito evitare la stesura di qualsiasi sintesi, fedele alla teoria di un Forum sociale mondiale inteso come buca delle lettere dove ciascuno può inviare un messaggio che qualcuno leggerà».
Al di là dell’inaspettato messaggio di appoggio da parte di Banca mondiale e Fondo monetario internazionale, la sostanza cambia di poco: John Garrison, della Banca mondiale, ieri ha ammesso che «i Paesi ricchi non danno alcuna priorità alla lotta contro la povertà» e Simonetta Nardin dell’Fmi gli ha fatto eco dichiarando che gli istituti multilaterali sono «ben più attenti alla crescita che alla riduzione della povertà».
In ogni caso il popolo di Porto Alegre ha già scelto il suo leader. È Hugo Chavez, che l’altro ieri ha fatto un lungo discorso, anzi uno show al Palasport Gigantinho. Ha cantato, ballato, raccontato storie, citato Simon Bolivar e Che Guevara. Un’entrata trionfale, un bacio al pancione di un donna incinta al settimo mese e poi via con i proclami. Oltre a quelli anticapitalistici Chavez ha rilanciato l’iniziativa Alba (Alternativa bolivariana) antitetica rispetto all’Alca (Area di libero scambio delle Americhe) che «fortunatamente non è decollata», ha ribadito il leader venezuelano.
I toni marcatamente populisti di Chavez hanno esaltato la base del Forum sociale che lo ha applaudito molte volte: «Il capitalismo non risolve i problemi del mondo, ha ribadito, tuttavia non è possibile abbracciare lo statalismo comunista di ispirazione sovietica. Noi siamo alla ricerca di un nuovo socialismo umanista». E poi la Cina, naturalmente, «una potenza straordinaria, dal sottosuolo alla stratosfera: petrolio, gas e tecnologie satellitari». Il rischio, previsto dal presidente brasiliano Lula, che il Forum sociale si trasformasse in una fiera di prodotti ideologici non era del tutto infondato.

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