Tokio, 14 giugno: “rovesciare Trump e Ishiba, stop alla guerra USA-Giappone contro la Cina!” – marcia all’ambasciata statunitense e alla residenza di Ishiba

Riprendiamo l’appello per la Grande Marcia contro la revisione costituzionale e la guerra, per una manifestazione il prossimo sabato, 14 giugno, contro il riarmo giapponese e l’alleanza USA-Giappone in vista di una guerra contro la Cina. Questa coalizione, tra i cui promotori sono la GRCL-NC e il sindacato dei ferrovieri Doro Chiba, sta da anni conducendo una coraggiosa campagna contro il riarmo accelerato in corso deliberato dai governi giapponesi, che

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Cina-Israele: ai nostri critici rispondiamo con i dati di fatto, più duri delle loro teste.

Il nostro pezzo sul solenne comunicato del ministro degli esteri della Cina che chiede la fine del massacro a Gaza, ha provocato una raffica di reazioni polemiche, spesso violente. Ne scegliamo due che, messe assieme, forse condensano gli “argomenti”, se argomenti si possono chiamare, scagliati contro la nostra interpretazione di quel comunicato, e contro la nostra analisi dei rapporti tra la Cina di oggi e lo stato e l’economia sionisti. Vediamo

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Quali paesi commerciano di più con Israele? Ai primi posti Stati Uniti e Cina (alla pari), Germania, Italia, Russia (fonte: al-Jazeera)

Hanno suscitato polemiche due nostri recenti post: nel primo si metteva in luce, dati alla mano, che dietro i coloni sionisti e nel funzionamento del porto di Haifa, essenziale per il genocidio, c’è anche la Cina. Nel secondo si metteva in luce, dati alla mano, che i paesi Brics+ hanno un ruolo fondamentale nel sostegno al funzionamento dell’economia israeliana. Un sostegno che è vitale perché la guerra di sterminio non si fa solo con

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Gaza: la Cina batte un colpo, magistrale e cinico, su una montagna di morti palestinesi. Cosa vuole realmente?

Ci segnalano oggi, e naturalmente lo pubblichiamo (in coda a questo testo), un comunicato del ministro degli esteri della Cina Wang Yi, in data 17 maggio, nel quale si chiede l’immediata fine del massacro in corso a Gaza. E’ una dichiarazione diplomatica redatta in una forma solenne, che chiama in causa (addirittura) “la coscienza morale dell’intera umanità”, il “debito morale verso la storia”, il “diritto internazionale umanitario”, e quant’altro. Dichiarazioni di simile

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“Comunisti”, abili e arruolati dietro il “presidente Conte”

Per sabato prossimo, 5 aprile, Giuseppe Conte ha indetto a Roma la manifestazione del M5S “contro il riarmo dell’U.E.”. Come spieghiamo in un altro articolo, questa iniziativa rappresenta diverse cose : 1) la ricerca del rilancio di un Movimento in chiara difficoltà nel “campo largo”, alle prese con un PD camaleontico ma solidamente attestato sulla linea guerrafondaia della Vnon der Leyen, la linea prevalente nell’U.E.; 2) il tentativo di farsi

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Palestina: una tregua armata. Festa a Gaza, umori neri in Israele

Non si può dare per scontato che il cessate il fuoco a Gaza e in Cisgiordania entrerà davvero in vigore domenica prossima alle ore 12.15, perché non è da escludere un sabotaggio sionista dell’ultimo momento. Ancora meno scontato è che l’accordo regga. Vedremo. Per ora due sole cose sono certe: 1) si festeggia a Gaza (nonostante la strage continui), non si festeggia in Israele (salvo i parenti dei prigionieri); 2) questa

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Germania: con i licenziamenti di massa alla Volkswagen finisce un’epoca

Lunedì 28 ottobre, Daniela Cavallo, la presidente del Consiglio di fabbrica (Betriebsrat) della Volkswagen in Germania, ha annunciato ai lavoratori il piano del colosso automobilistico tedesco di chiudere tre stabilimenti e licenziare circa 15 mila operai (i primi annunci parlavano addirittura di 30 mila), con tagli al personale trasversali anche ai restanti stabilimenti in territorio tedesco (10 in totale). A ciò si aggiunge la “necessità” di tagliare i salari del

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Sull’uccisione di Nasrallah e la nuova aggressione israeliana al Libano – Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria

(italiano-English) Con 80 bombe-bunker da una tonnellata ciascuna, l’esercito sionista ha assassinato il capo di Hezbollah, massacrando con lui decine, o più verosimilmente, centinaia di civili abitanti nel popoloso quartiere preso di mira. L’uccisione di Nasrallah fa seguito all’esplosione dei cerca-persone e dei walkie-talkie in dotazione non solo alla struttura militare ma anche a quella civile del movimento-partito sciita e ai raid che continuano a martellare il Libano (compreso il centro di

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Bangladesh: il governo del banchiere “filantropo” Yunus reprime le lotte operaie, con la benedizione del capitale nazionale e internazionale

Da due settimane in Bangladesh sono riprese con forza le proteste dei lavoratori, in particolare nell’industria del tessile abbigliamento, cui il padronato ha risposto con la serrata. Il nuovo governo del “filantropico” Yunus ha coordinato e messo in campo, su richiesta dei padroni delle fabbriche nelle zone industriali di Savar, Ashulia e Gazipur, un’operazione congiunta di repressione che vede coordinati polizia, esercito, guardie di confine e… la “polizia di fabbrica”,

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