Pubblichiamo questa lettera da Pavia, dove si è costituito il Comitato Disoccupati e Precari, un’iniziativa che affronta un problema sempre più diffuso. Ci auguriamo non resti una iniziativa isolata, e si arrivi a una rete nazionale di comitati di questo tipo. Occorre inoltre che disoccupati e precari abbiano l’appoggio attivo di lavoratori organizzati in sindacati, perché la condizione di disoccupato e precario fa parte della vita di ogni proletario – e una condizione permanente di una parte della classe proletaria -, e perché solo la solidarietà attiva dei lavoratori può dare forza a chi non possiede neppure l’arma dello sciopero.
In particolare, la rivendicazione storica della riduzione di orario a parità di salario è quella che più accomuna occupati e disoccupati, anche se il movimento in questa direzione è ormai fermo da decenni (recentemente solo un accordo nazionale per i maggiori gruppi della logistica ha strappato una riduzione di orario, di 2 giornate l’anno), mentre i bassi salari spingono i lavoratori ad accettare orari sempre più lunghi per poter arrivare a fine mese.
Dato che il capitalismo ricrea in continuazione l’“esercito di riserva” dei disoccupati e dei precari e sottopagati, occorrono rivendicazioni specifiche per questi reparti della classe, come il SALARIO GARANTITO per i disoccupati (che si avvicini al salario medio operaio, non un’elemosina),
e un SALARIO MINIMO sotto il quale nessun lavoro dipendente possa essere retribuito (esempio 9 euro l’ora più i contributi).
Un movimento per conquistare questi obiettivi potrebbe coinvolgere anche i lavoratori che non possono organizzarsi in sindacati perché dispersi in micro-imprese o con contratti a termine, e darebbero più forza a tutti i lavoratori attivi, facendo venire meno il ricatto della disoccupazione.
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Dall’Assemblea per il Diritto alla casa di Pavia è nato il Comitato Disoccupati e Precari.
E’ stata un’evoluzione naturale dalla nostra esperienza di lotte per la casa, che si susseguono sempre incalzanti e con altrettanta combattività.
Molti, dopo un percorso faticoso di lotta e resistenza, sono riusciti ad ottenere un’abitazione adeguata e dignitosa ma si trovano a non poterla mantenere e a rischiare di perderla nuovamente perché nel frattempo hanno perso il lavoro o sperimentano sulla propria pelle quell’ampia gamma di lavori precari, in nero, senza tutele che stanno alimentando le file dei “working poors”.
Anni di mobilitazioni e battaglie, e ultimamente anche la vicinanza alle lotte sindacali del SiCobas, hanno allargato e stimolato il dibattito interno, includendovi problematiche più politiche.
Stiamo solo muovendo i primi passi, molti sono gli ostacoli ed il lavoro da fare, ma è una scommessa che ci è stata suggerita dalla determinazione e tenacia fin qui dimostrate da tutti nel lavoro di questi anni.
Abbiamo avviato un percorso sicuramente limitato ma necessario per convogliare ed organizzare le forze: campagne per ottenere sussidi, gratuità, bonus, prezzi politici per alimenti & altro…; attività di denuncia, informazione, propaganda.
La prospettiva è sicuramente di allargare gli obbiettivi, maturando su argomenti più politicamente significativi e di ampia portata, per creare coscienza di classe dove non esiste, base indispensabile per la solidità di tutte le lotte contro il capitale.