Dopo il varo del governo Renzi, si sono sprecate le lodi sulla lista dei ministri: solo 16, bassa età media, per metà sono donne. Con l’arrivo di sottosegretari e viceministri, il governo si è “allargato”: 44 nuove poltrone (ora 43, con le dimissioni del sottosegretario alle infrastrutture Antonio Gentile), solo 9 donne, ma in compenso 4 indagati (a cui si aggiunge il ministro Lupi). Ma è su alcuni ministri che vogliamo puntare l’attenzione: con le loro biografie e le loro posizioni politiche, sono un ottimo esempio di come un governo sia un organismo di tutela della borghesia. La compagine governativa è ben distribuita per quanto riguarda non solo i partiti della maggioranza, ma anche le diverse frazioni borghesi.
Angelino Alfano non è più vicepremier, ma resta ministro degli Interni. Simboleggia la continuità della maggioranza bipartisan e garantisce il forte peso del su partito (Nuovo CentroDestra) nel governo.
Le istanze della finanza sono ben rappresentate dal ministro per l’Economia Pier Carlo Padoan, vicino a Massimo D’Alema ma soprattutto direttore per l’Italia del Fondo Monetario Internazionale dal 2001 al 2005; dal 2007 vicesegretario dell’OCSE (e poi suo capo economista), scelto come Presidente dell’ISTAT dal governo Letta nel dicembre 2013, è da sempre favorevole a maggiori privatizzazioni e liberalizzazioni e alla politica di “austerity”.
Federica Guidi, nuovo ministro dello Sviluppo economico, è vicepresidente dell’azienda di famiglia, la Ducati Energia; dal 2008 al 2011 è stata presidente dei giovani industriali. Molto vicina al PdL (pare abbia rifiutato una proposta di candidatura fattale da Berlusconi), è paladina dell’ultraflessibilità contrattuale: sia in un’intervista al Sole 24 Ore del 25/4/2008 sia al convegno confindustriale di Santa Margherita Ligure (sempre 2008) propose un contratto di lavoro individuale, “quasi «ad personam»”, dove i dipendenti “devono vedersi più imprenditori di se stessi”, ridimensionando ulteriormente non solo la contrattazione nazionale, ma anche quella di secondo livello.
Alla Giustizia va Andrea Orlando, del PD, ma da tempo favorevole a una riforma della giustizia che accontenti anche il Cavaliere: in un intervento su “Il Foglio” del 9/4/2010, attaccando sia il garantismo “ad personam” berlusconiano sia il “giustizialismo” della sinistra, si esprime a favore della separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, della ridefinizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, per il ridimensionamento delle correnti dei magistrati nel CSM.
Roberta Pinotti, genovese, PD, è ministro della Difesa. Come sottosegretario alla Difesa del governo Letta si è adoperata per il rifinanziamento della costruzione delle fregate Fremm, di cui finora sono stati finanziati solo 6 esemplari sui 10 previsti: nel maggio 2013 aveva promesso il finanziamento di altre due fregate, per la modica spesa altri 749 milioni di euro (vedi Il Sole 24 Ore, 25/5/2013). E’ nettamente favorevole al cacciabombardiere F35 (seppure da acquistare in meno esemplari rispetto ai 131 inizialmente previsti) e all’esercito europeo (vedi l’Unità, 8/7/2013).
All’Istruzione troviamo Stefania Gannini, di Scelta Civica, rettore fino al 2013 dell’università per stranieri di Perugia. Favorevole tanto alla riforma Gelmini quanto alla piena parificazione fra le scuole statali e private, vuole introdurre in Italia il sistema dei “prestiti d’onore” che permetterebbe agli studenti di pagarsi gli studi… prestiti da rimborsare una volta trovato un lavoro. Questo permetterebbe di aumentare le tasse universitarie (tanto si paga col prestito…) come avviene in Inghilterra, dove gli studenti si indebitano per anni. Aggiungiamo che in Italia un laureato mediamente impiega anni per trovare un lavoro decentemente pagato ed è facile prevedere che un simile sistema farebbe danni ancora maggiori che oltremanica!
Nonostante il recentissimo avviso di garanzia per “Abuso d’ufficio” inviatogli per la nomina dell’Authority del porto di Olbia, Maurizio Lupi rimane ministro delle Infrastrutture e Trasporti. E’ uomo di Comunione e Liberazione, attivo nella gestione dei lavori pubblici, innanzitutto quelli legati all’Expo 2015 che garantiscono grandi affari per le aziende lombarde. Con lui resta in pole position un pezzo importante della borghesia italiana: la Compagnia delle Opere, che secondo Repubblica del 24/10/2011 in quell’anno avrebbe raccolto 36.600 aziende per un giro d’affari di 70 miliardi di euro. Un pezzo di borghesia molto interessata agli affari dell’Expo.
Il ministero del Lavoro sarà guidato da Giuliano Poletti, presidente nazionale della Lega delle Cooperative e fino a pochi giorni fa dell’Alleanza delle Cooperative, che unisce le coop “rosse” e quelle bianche per un totale di 43mila imprese e 200mila occupati. Un settore, quello delle coop, dove abbondano il caporalato e lo sfruttamento senza regole, come bene sanno i lavoratori della logistica, ma non solo loro. Nel ritratto fatto dal sito di Panorama il 21/2/2014, Poletti si dice favorevole a un contratto di lavoro che preveda tutele per i dipendenti che crescono col tempo. E’ il modello del “contratto unico” in preparazione, che secondo le anticipazioni prevedrebbe un lungo “periodo di prova” – si parla di 3 anni – senza articolo 18 nel quale si può licenziare con un indennizzo non superiore a 6 mesi di lavoro. Inutile dire che i contratti “standard” durerebbero 2 anni e 11 mesi!
Maria Carmela Lanzetta è invece ministro agli Affari regionali; vicina a Pippo Civati nella sua corsa alla segreteria PD, garantisce al governo una copertura “a sinistra” contro i rischi di scissione o “fuoco amico”.
Dalla Compagnia delle Opere alle Cooperative, da Confindustria alla finanza, dal Nuovo CentroDestra alla “sinistra” PD, da flessibilità e austerity all’industria militare il nuovo governo condensa gli equilibri e le esigenze di rappresentanza delle forze politiche e soprattutto dei poteri economici. Un esplicito “comitato d’affari” per la tutela della borghesia.
E’ sempre più evidente quanto sia necessaria per la classe lavoratrice una politica completamente autonoma per difendere i propri interessi contro le borghesie e i loro governi di ogni colore.
E’ urgente costruire un’organizzazione politica che elimini il sistema sociale capitalista dove i governi sono i tutori dello sfruttamento e lo scontro politico democratico uno scontro per spartirsene i proventi.
Combat – Comunisti per l’Organizzazione di Classe