Giulio Fraticelli, capo di Stato maggiore dell’E.I.:«Ma restare è una questione d’onore»

MILANO • Perché continuare a finanziare una missione militare in Irak che è già costata 620 milioni di euro? Proviamo a chiederlo al generale Giulio Fraticelli, il capo di stato maggiore dell’Esercito.« Credo che in questo momento, soprattutto dopo le elezioni, sia importante non abbandonare gli iracheni, dimostrare che siamo ancora impegnati a sostenere la ricostruzione del Paese. E poi l’Italia ha preso un impegno nei confronti degli alleati: restare in Irak è una questione d’onore » .
Dunque una questione d’onore, per un Paese che nel corso della storia è sempre stato giudicato un po’ inaffidabile e spregiudicato.Forse quello del capo di stato maggiore può sembrare un argomento di altri tempi ma per un militare l’onore è importante.Fa parte della retorica del mestiere ma diventa un discorso non astratto nel momento in cui si è appena conclusa con l’assoluzione il procedimento penale dei quattro elicotteristi, accusati tra l’altro di codardia, che si erano rifiutati di volare in Irak perché, secondo loro, mancavano alcune misure di sicurezza. Cosa pensa della vicenda il generale Fraticelli che in passato aveva definito questi piloti elicotteristi dei cattivi soldati? « Il fatto non è rilevante penalmente ma non vuol dire che non sussiste: su questo episodio è in corso infatti ancora un procedimento disciplinare. Sono comunque soddisfatto perché è stata pienamente rispettata la certezza del diritto ed è questa per noi la cosa più importante » .
Eppure questa vicenda ha suscitato polemiche e discussioni a non finire, soprattutto dopo la morte del maresciallo mitragliere Cola a Nassiriya, che difficilmente si riscontrano in situazioni analoghe in altri Paesi europei. Si può essere d’accordo o meno con questa missione in Irak ma forse sulla sicurezza degli elicotteri sono state dette cose anche tecnicamente inesatte. Il capo di Stato maggiore torna sull’argomento in occasione del cambio della guardia al comando dell’Aviazione dell’Esercito dove il generale Enzo Stefanini è appena subentrato a Luigi Chiavarelli.« L’elicottero blindato, quello che permette una sicurezza al cento per cento, non esiste in nessuna aviazione al mondo.
La decisione della magistratura ha riguardato soltanto l’atteggiamento dei militari ma non è intervenuta sulla questione della sicurezza degli elicotteri. Certamente non esiste una protezione assoluta o un mezzo del tutto sicuro. Neppure i Mangusta che sono stati inviati adesso, elicotteri più potenti nell’armamento, non garantiscono la protezione totale. Non dimentichiamo che anche gli Apache sono stati abbattuti e neppure con armi troppo sofisticate». Per avere comunque un’idea di che cosa si parla è forse bene sapere che il costo di un Mangusta è di almeno 15 milioni di euro.Come definisce il generale la missione italiana in Irak? « Se adottassimo la vecchia terminolgia non potremmo certo chiamarla una missione di pace. Ci troviamo in un’area di confine tra pace e guerra, dove il nostro intervento è un mix di peacekeeping e di stabilizzazione. Diciamo che è una missione umanitaria che non esclude il combattimento, con un impiego della forza restrittivo, non indiscriminato, come lo sono per altro molte operazioni dell’Onu per il mantenimento della pace.
L’intervento dell’Onu, da molti invocato, non cambierebbe la natura tecnica e operativa » . Certamente muterebbe il senso della missione ma questo, naturalmente, non è un argomento che riguarda gli uomini con le stellette ma i politici. Giulio Fraticelli ( Imagoeconomica)

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