”Opzione Salvador” per il Pentagono caccia ai ribelli con le squadre speciali

REPUBBLICA LUN 10/1/2005 MICHAEL HIRSH JOHN BARRY
(Ha collaborato Mark Hosenball. Copyright Newsweek-la Repubblica. Traduzione di Anna Bissanti)

Per combattere i ribelli, il Pentagono sta valutando di inviare squadre speciali per addestrare le forze irachene a dare la caccia a ribelli e simpatizzanti, come in SALVADOR negli anni ’80

Come risolvere l´aggravarsi della caotica situazione in Iraq? L´ultimo approccio del Pentagono si chiama “Opzione Salvador” e il fatto stesso che venga presa in seria considerazione è indice dell´enorme preoccupazione che in realtà nutre Donald Rumsfeld. «Ciò su cui tutti concordano» ha spiegato a Newsweek una fonte militare di alto grado, «è che non è possibile andare avanti così. Dobbiamo trovare un modo per passare all´offensiva contro i ribelli, perché attualmente siamo sempre sulla difensiva. E stiamo perdendo». Gli analisti ritengono che l´operazione del novembre scorso contro la città di Falluja più che “spezzare le reni alla guerriglia” – come aveva ottimisticamente dichiarato all´epoca il generale dei marines John Sattler – di fatto ha contribuito ad estenderla.
Adesso il Pentagono sta prendendo in seria considerazione un´opzione che risale alla strategia tuttora segreta adottata dall´amministrazione Reagan nella lotta contro l´insurrezione dei ribelli di sinistra in Salvador all´inizio degli anni ‘80. All´epoca, di fronte alla possibilità di perdere la guerra contro i ribelli salvadoregni, il governo statunitense istituì o comunque supportò le forze “nazionaliste” che si presume annoverassero anche i cosiddetti “squadroni della morte”, con lo scopo di dare la caccia ed eliminare i leader e i simpatizzanti dei guerriglieri. Alla fine l´insurrezione fu domata, fu un grande successo nonostante la morte di civili innocenti e il successivo scandalo Iran-Contra, armi in cambio di ostaggi. Copiando quanto fu fatto allora, il Pentagono vorrebbe dunque proporre l´invio di Forze speciali, incaricate di supportare e possibilmente addestrare le unità irachene – con ogni probabilità composte da combattenti selezionati tra i peshmerga curdi e gli sciiti della milizia – per dare la caccia ai ribelli sunniti e i loro simpatizzanti. Non è tuttavia ancora chiaro se questa possa essere una politica di esecuzioni mirate oppure di cosiddette “operazioni antisommossa” nel corso delle quali gli obiettivi sono inviati in strutture segrete per essere sottoposti a interrogatorio.

Si dice che il governo ad interim del primo ministro Ayad Allawi sia tra i più strenui sostenitori dell´”Opzione Salvador”. Il generale al-Shahwani, direttore dell´Iraq National Intelligence Service, sostiene che l´occupazione americana non è riuscita a porre fine al problema del vasto aiuto di cui gode la guerriglia. Una fonte militare del Pentagono concorda che proprio questo è il punto cruciale del problema e ritiene che sarebbero opportune operazioni di offensiva che creino nella popolazione la convinzione che sarebbe estremamente pericoloso aiutare i ribelli. «La popolazione sunnita non paga alcun prezzo per l´aiuto che sta dando ai terroristi. Dal loro punto di vista si tratta di un contributo che non ha alcuno scotto da pagare e noi dobbiamo cambiare tale convinzione».

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