Blair tiepido sulla «tassa» di Chirac

DAVOS • Un discorso apprezzato da molti. Con alcuni se e con alcuni ma. Sintetizzabili cosi’: se il presidente francese Chirac si fosse fermato al concetto di lotta all’Aids, sarebbe stato meglio; ma le proposte pratiche di tasse non colgono nel segno. L’intervento di Chirac al Forum di Davos ha lasciato il segno, ma non ha raccolto consenso univoco.
Il diavolo, ancora una volta, è nei dettagli. Le piste concrete citate da Chirac a proposito di una tassa sperimentale per finanziare la lotta all’Aids hanno schiacciato molti piedi. Anzitutto quelli dei banchieri svizzeri. «È un’idea bizzarra», ha detto il portavoce dell’Associazione svizzera dei banchieri, Thomas Sutter, riferendosi alla proposta di tassare i flussi di capitali in entrata e in uscita dai Paesi che hanno il segreto bancario, tra cui appunto la Svizzera. Più duro Michel Derobert, segretario di una costola dell’Asb, l’Associazione dei banchieri privati. «Chirac ha sbagliato il bersaglio — ha detto Derobert — e ha mischiato cose che non devono esserlo», alludendo ai fondi contro l’Aids e al segreto bancario. L’evasione fiscale condannata da Chirac, ha aggiunto, esiste non solo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche in paesi come Francia, Gran Bretagna, Usa.
Nessuna reazione ufficiale da parte del Governo svizzero. Ma da alcuni protagonisti della politica elvetica viene una constatazione: la Svizzera e altre piazze hanno già raggiunto un accordo proprio con l’Unione europea sul segreto bancario e non sembra davvero il caso di cambiare le carte in tavola.
Contro le attese, sulle proposte di Chirac è stato tiepido anche il premier britannico Tony Blair, a sua volta protagonista di Davos con i suoi interventi contro la povertà nel mondo. «Non ho avuto tempo di studiare queste proposte», ha detto diplomaticamente. Non contrari, invece, il presidente sudafricano Thabo Mbeki e il finanziere ungherese-americano George Soros, che già in passato non aveva nascosto una certa simpatia nei confronti di una tassazione sulle transazioni finanziarie internazionali, come evoluzione della Tobin tax.
Favorevoli alla proposte di Chirac molte organizzazioni non governative e di aiuto ai Paesi in via di sviluppo. Qualcuna, però, mostra scetticismo sulla volontà francese di insistere davvero su una nuova tassa. Ma forse, suggeriscono i veterani di Davos, l’idea di Chirac era quella di far accendere i riflettori su temi centrali, più che di annunciare un vero piano fiscale.

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