OIL FOR FOOD-Formigoni:«Mai preso dinari né petrolio»

OIL FOR FOOD • La difesa del Governatore: Confindustria e sinistra mi attaccano per ragioni elettorali

Quali i rapporti con la Cogep? Quale il ruolo di De Petro? Formigoni legge la replica e se ne va
MILANO • L’inchiesta su « Oil for food » , pubblicata mercoledì scorso dal « Sole 24 Ore » e dal « Financial Times » , ha provocato un mezzo terremoto politico. Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che secondo l’inchiesta ha avuto una parte attiva ricevendo assegnazioni petrolifere segrete in cambio di un supporto nella campagna contro le sanzioni Onu ( agevolando così due aziende italiane che avrebbero movimentato 24 milioni e mezzo di barili di greggio), ha reagito leggendo davanti ai giornalisti, convocati ieri alle 17 nella sede della Regione, un documento di quasi tre pagine.
La replica di Formigoni è stata particolarmente aspra.
« L’operazione — ha detto — ha due mandanti: Il Sole 24 Ore con i suoi nuovi padroni, che riprende una notizia già data un anno fa, e la sinistra politica e le sue gazzette che cercano di amplificarla. E tutto questo accade a 50 giorni dalle elezioni » .
Una premessa che consente a Formigoni di entrare nel merito dello scandalo: « Cos’è questa vicenda Oil for food? » , si chiede retoricamente il presidente della Lombardia. E spiega: « Ricordo che è scoppiata alla fine della guerra del 2003, quando, secondo le notizie di alcuni giornali iracheni, in un ministero di quel Paese sarebbero stati trovati i nomi di oltre mille personalità internazionali. E, a fianco di ognuno di questi nomi, sarebbe stato segnato un quantitativo di barili. Alcune di queste personalità sarebbero il presidente russo Vladimir Putin e l’ex ministro degli Interni francese, Charles Pasqua, il vicepremier cinese, il primo ministro indiano e anche un nome tradotto in arabo che assomiglia al mio. A fianco del nome di Putin c’era scritto, per esempio, 1.366 miliardi di barili di petrolio. Vuol dire che Putin ha preso personalmente questi barili? Non credo, certo non ho preso i 24 milioni di barili attribuitimi. Io non ho preso né una goccia di petrolio né un centesimo di dinaro » . E le società segnalate dal presidente della Regione? Pure su questo punto Formigoni respinge le accuse: « Le società da me segnalate hanno preso quantitativi di petrolio? Se è così bene, ne sono contento. Poi queste società hanno agito male? Allora ne risponderanno al termine di inchieste che prevedo lunghe, approfondite e complicate, e che saranno inchieste internazionali e non di un singolo Paese » . Le ultime parole sono a difesa « delle centinaia di imprese lombarde e italiane che ho appoggiato e segnalato a patto che fossero in regola con la legge. Per molto tempo sono stato l’unico a farlo, anche quando in Italia governava il Centro sinistra, svolgendo un’intensissima attività diplomatica e commerciale a favore delle imprese italiane » .
L’autore dell’inchiesta, il giornalista del Sole 24 Ore Claudio Gatti, presente alla conferenza stampa, ha tentato di informare il presidente Formigoni « di non essere il mandante di niente e di nessuno » . Gatti ha aggiunto: « Lavoro per il Sole 24 Ore e scrivo per il Financial Times.
Le sue parole sono un grave attacco alla mia professionalità » . Una precisazione che avrebbe dovuto preludere alle tre domande che il giornalista cerca inutilmente di porre a Formigoni da almeno un anno. E che non è riuscito a rivolgergli neppure ieri: il Governatore, infatti, dopo aver letto il comunicato, si è alzato e ha guadagnato velocemente il suo ufficio. A Gatti non è rimasto che girare le domande ai giornalisti che con lui avevano seguito la conferenza stampa: « Volevo chiedere quale rapporto ha Formigoni con la Cogep ( una delle due società coinvolte nell’inchiesta giudiziaria, ndr); quale mandato aveva Marco De Petro, suo emissario a Baghdad, e se sapeva che lo stesso De Petro ha firmato un contratto per conto della Cogep » .
Domande rimaste in sospeso sulle quali, con ogni probabilità, sta lavorando il pubblico ministero Alfredo Robledo. Inutile tallonarlo: nei corridoi della Procura, tra un Cesare Previti che esce alle cinque di pomeriggio e i cancellieri carichi di faldoni, si apprende che Robledo sarebbe chino sulle carte spedite dall’Onu dalla metà di dicembre del 2004. Per lui parla il Procuratore capo, Manlio ClaudioMinale, che con un comunicato di sei righe ha smentito che Roberto Formigoni sia stato iscritto nel registro degli indagati. Corruzione e appropriazione indebita sono i reati che sarebbero stati contestati alle due società coinvolte: la Cogep e la Nrg Oils, entrambe con base a Genova. I prossimi passi spetteranno a Robledo che, in parallelo, lavora alle inchieste sul recentissimo caso di usura a Milano conclusosi tragicamente ( un macellaio spinto al suicidio dai debiti con gli strozzini) e alla compravendita dei diritti tv diMediaset che vede indagato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Inevitabili le reazioni politiche. In difesa del presidente della Regione Lombardia sono scesi in campo il suo omologo siciliano, Salvatore Cuffaro ( « attacchi vergognosi alla vigilia della campagna elettorale » ) , il presidente dei senatori di Forza Italia, Renato Schifani ( « accuse ingiuste e immotivate » ) , il viceministro dell’Economia, Gianfranco Micciché ( « si vuole mettere in cattiva luce tutta la storia politica del presidente della Regione Lombardia » ) , e il presidente di Assolombarda Michele Perini ( « conosco personalmente la profonda onestà e correttezza d’azione del presidente Formigoni » ) .
Dall’opposizione poco o nulla, tranne una battuta del segretario dei Ds, Piero Fassino: « Formigoni? Ha ecceduto nell’essere pro iracheno » . Il presidente della Regione Lombardia. Roberto Formigoni ieri ha replicato con una lunga dichiarazione alla stampa all’inchiesta sullo scandalo « Oil for food » pubblicata dal Sole 24 Ore ( Ansa)

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