(Milano, 1857 – 1920), operaio bronzista
Orfano, venne affidato ad una famiglia numerosa dell’Alto Milanese dove crebbe in uno stato di profonda miseria; essendo di gracile costituzione non era adatto al lavoro nei campi e dunque rappresentava una bocca in più da sfamare; venne mandato al Riformatorio Marchiondi (i Barabitt, già protagonisti dei moti del 1848). Fu tra i fondatori del POI; in opposizione al riformismo di Turati si alleò con gli anarchici al congresso di Genova (1892). Alla fine dell’Ottocento venne confinato a Sondrio e poi riparò in Ticino. La sua attività si concentrò nel campo sindacale e nella sezione milanese del PSI. Fu convinto neutralista durante la Prima guerra. Nei dibattiti della sezione milanese del PSI sul conflitto, svoltisi tra maggio e giugno del 1917, spinse per “accettare l’appello dei compagni di Firenze, Torino e di altre città” per un’agitazione che portasse il partito su posizioni più radicali” contro la guerra.
Da non confondersi con l’omonimo Alfredo Casati di Cremona, macchinista delle Ferrovie, licenziato politico, morto nel gennaio 1923.
FONTI: ASM, Gabinetto Prefettura, B. 1017, cit., Rapporti del questore Eula del 9, 13 e 19 giugno 1917