Armi e petrodollari non olent

Renzi a Riad

Con la visita a Riad, il premier Matteo Renzi prosegue i suoi viaggi di promozione del Made in Italy nelle petromonarchie del Golfo. Non lo fermano né le loro continue violazioni dei diritti umani (fra cui la condanna a morte del diciassettenne Ali Mohammed Baqir al-Nimr per “partecipazione a manifestazioni antigovernative”), né le complicità col più feroce terrorismo mediorientale, né i bombardamenti sulla popolazione Houthi dello Yemen.

Un cinismo perfettamente in linea con la tradizione italiana, avvezza a fornire armi alle dittature soprattutto del Medio Oriente, non ultima una fornitura di bombe proprio all’Arabia Saudita destinate, con ogni probabilità, ad essere usate contro i ribelli Houthi.

E’ proprio nello Yemen che recentemente sono state usate le bombe italiane: secondo un’inchiesta di Famiglia Cristiana nelle zone bombardate dall’aviazione saudita sarebbero state trovate ordigni MK84 e Blu109 simili a quelli prodotti in Italia; secondo il sito web Reported.ly la RWM Italia S.p.A. (appartenente al gruppo tedesco Rheinmetall) avrebbe spedito un carico bombe MK 82 e MK84 partito da Genova lo scorso 2 maggio. Questo in piena violazione della legge 185/90 che vieta forniture belliche ai paesi in guerra. E’ sempre Famiglia Cristiana che cita le numerose forniture di bombe a Riad da parte della RWN Italia: è stato autorizzato l’invio di “480 bombe Blu-109 da 870 chilogrammi all’uranio impoverito”, “nel 2012 … 600 bombe da 2000LB Blu 109 attiva per un valore di 15.600.000 euro, 1.000 bombe 500LB MK82 inerte e 300 bombe 2000LB MK84 inerte per complessivi 8.500.000 di euro, tutte prodotte dalla Rwm Italia.”

Bomba Yemen

Se allarghiamo lo sguardo al Medio Oriente, il successo del Made in Italy armato è ancora più ampio: secondo il sito web di Analisi di Difesa, Finmeccanica ha recentemente venduto 28 Eurofighter Typhoon al Kuwait per 8 miliardi di euro, siglato col la marina del Bahrein un contratto da 50 milioni di euro per per l’ammodernamento di sei unità navali, un’altro da “alcune centinaia di milioni di euro” con le forze armate del Qatar per la sorveglianza radar. Non c’è da stupirsi se, dopo i recenti scandali, il gruppo italiano aumenta i propri utili (+160 milioni di euro nei primi 9 mesi del 2015, contro il passivo di 24 nello stesso periodo del 2014)!

Secondo Archivio Disarmo l’Italia nel 2014 ha esportato armi per quasi 334 miliardi di euro, “pari al 12,7% del totale dell’export”, e di questi ai primi posti dei paesi al di fuori di UE e NATO troviamo gli Emirati Arabi Uniti (11,5%), e l’Arabia Saudita (6,1%).

L’Unione Europea ha recentemente assegnato il Premio Sakharov al blogger dissidente saudita Raif Badawi condannato a 10 anni di prigione, 1000 frustate e una multa di 1.000.000 di rial sauditi (circa 196.000 euro), ma questo non impedisce ai suoi membri di armare gli aguzzini di Raif: nelle forniture l’Italia è in buona compagnia, e del resto il fatto stesso che Riad sia alla presidenza del Consiglio dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite è un indice di quanto siano credibili le istituzioni internazionali.

Per l’imperialismo, “petrodollaro non olet”. E le armi nemmeno.