Alcuni giorni fa, nel suo discorso alla Camera per ottenere un voto favorevole a varare la ottava tranche di forniture militari all’Ucraina, il ministro della Difesa Crosetto, lo sponsor di Leonardo Finmeccanica, ha avuto la faccia di bronzo di sostenere che “Gli aiuti militari italiani all’Ucraina hanno contribuito a salvare decine di migliaia di vite”.
Se la guerra del Donbass, una guerra a bassa intensità durata 7 anni, ha provocato 16 mila vittime, per l’attuale guerra in Ucraina le stime viaggiano ormai sul mezzo milione di vittime (di cui 200 mila morti) – nota 1. La guerra ucraina ha “salvato” in realtà i profitti dei venditori di morte, cioè le industrie di armi. Nella sua retorica Crosetto assicura che agli ucraini sono state vendute solo “armi difensive”, ma che l’Italia si riserva di svolgere un “ruolo più efficace dentro la Nato”.
Armi italiane ad Israele. Un edificio distrutto da un attacco israeliano a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza – Getty Images
Per questo abbiamo denunciato, e continuiamo a farlo, che con le sue forniture di armi all’Ucraina e a Israele, l’Italia è di fatto in guerra. Crosetto, Renzi, Calenda, e il PD, ipocriti senza pari, insorgerebbero contro questa posizione, perché affermano spudoratamente che in tutte le spedizioni militari l’Italia difende la pace e la democrazia. (nota 4.)
Macron, invece, da puro e becero imperialista senza falsi pudori, dopo aver preannunciato lo scorso anno un cospicuo aumento delle spese militari, anche industriali, per “giocare di anticipo” in vista dei sempre maggiori conflitti che emergono nel mondo”, dichiara senza mezzi termini: “Siamo in guerra”. Per questo si è scelto un nuovo giovane primo ministro, Gabriel Arral, (al posto della “vecchia” Premier Borne che ha già fatto per lui il lavoro sporco sulle pensioni e la legge immigrazione) perché gli dice: “so di poter contare sulla Sua energia e sul Suo impegno per attuare il progetto di riarmo”. (fonte France 24 – TG 8 gennaio 2024)
E, spavaldo, nella sua conferenza stampa di Capodanno dichiara i suoi obiettivi per la campagna elettorale europea: «Dobbiamo intensificare i nostri investimenti in armamenti». Una corsa in cui gli sono buoni partner Italia e Germania e che secondo lui è necessaria per “rafforzare l’autonomia della Francia e dell’Europa” in vista delle sfide future, a cominciare dal settore della Difesa. Quindi rafforzare l’esercito, produrre più armi “autonomamente”’ perché i conflitti aumenteranno.
Su questi due concetti insistono anche think tank non bellicisti. Lo dichiara l’organizzazione no profit ICG (International Crisis Group), che elenca 10 focolai di crisi che si trascineranno probabilmente per buona parte del 2024, a partire da Ucraina e Palestina. E sottolinea che, essendo il mondo divenuto nel corso degli ultimi 30 anni sempre più multipolare, con l’emergere di nuove grandi e medie potenze, ci saranno sempre meno dialogo politico e sempre più confronti bellici (nota 2). L’ISPI, basandosi su analisi del Brookings Institute afferma che ogni conflitto rischia di diventare conflitto di area e/o di minacciare vie di comunicazioni strategiche (nota 3), come attualmente avviene per il Mar Rosso. Questo aumenterà la tendenza a un rilancio della produzione industriale in patria ad es. per i semi conduttori, considerati di vitale importanza, ma anche la tendenza a produrre in patria le armi più sofisticate. E Macron insiste “con effetti benefici sui posti di lavoro” ma anche per la ricerca e la tecnologia, quindi posti di lavoro per i giovani! Sta cercando di arruolare lavoratori e giovani sulla guerra!
Siamo certi che i leaders di casa nostra si allineeranno in breve a questi discorsi.
Macron insiste sulla necessità di investire in tecnologie. Per contrastare il cambiamento climatico? Per alleviare il lavoro dell’uomo? No. – «serve investire in tecnologie di punta e rafforzare gli investimenti per poter garantire di essere pronti per una guerra ad alta intensità che può tornare sul nostro continente».
Naturalmente, diciamo noi, poi magari queste armi self made saranno esportate alle Ucraine di tutto il mondo, ai governi stranieri ansiosi di alimentare i loro arsenali militari, naturalmente “salvo le armi ritenute strategiche”. E, ultimo avviso per i giovani e i meno giovani, “l’indipendenza della Francia” si difende sia “evitando di dipendere da aggregatori americani e cinesi (allusione neanche tanto velata alla Nato e ai Brics), sia “alzando l’età della pensione a 65 anni”.
Quindi i lavoratori francesi che hanno scioperato a difesa delle loro pensioni adesso ottengono conferma per quale obiettivo sono stati sacrificati: i profitti di Thales e le future guerre imperiali di Macron.
Note
Nota 1- https://www.rsi.ch/info/mondo/I-numeri-segreti-sui-morti-e-la-guerra-tornata-in-trincea–1878457.html
Nota 2 – https://www.crisisgroup.org/global/10-conflicts-watch-2024
Nota 3 – Cfr. ISPI The Rise of Competing Minilateralism Challenges Multilateralism 28 dicembre 2023
Nota 4. Sulla vendita di armi italiane a Israele cfr. https://ilmanifesto.it/armi-italiane-a-israele-contro-legge-e-trattati