IRAN, NUCLEARE, ONU
REPUBBLICA Ven. 31/3/2006 Andrea tarquini
Il direttore dell´Aiea contrario a ogni "misura" nei confronti di
Teheran. Nel comunicato si parla solo di "grave preoccupazione"
Sulle sanzioni scontro al
vertice di Berlino: Russia e Cina frenano
BERLINO – L´Iran non rappresenta una minaccia
immediata, nonostante i suoi piani atomici, e le possibili sanzioni contro la
Repubblica islamica sono una pessima idea. Lo ha detto ieri a Doha il capo
dell´Agenzia Internazionale per l´energia atomica, Mohammed El Baradei. E nelle
stesse ore a Berlino, il vertice tra i ministri degli Esteri dei cinque paesi
membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e la Germania
si concludeva con una unità di facciata. E soprattutto con un sostanziale, duro
freno di Cina e Russia: Mosca e Pechino dicono no alle sanzioni, e ammoniscono
che la crisi con Teheran va in ogni caso risolta solo per via pacifica.
All´indomani dell´appello-ultimatum lanciato dal Consiglio Onu dunque, la
solidarietà della Comunità internazionale ha misurato i suoi gravi limiti. Il
summit berlinese, che ancora una volta ha visto l´Italia esclusa, non ha
portato a un vero successo. Non a caso i ministri degli Esteri dei sei
grandi non hanno risposto alla domanda chiave: cosa farà il mondo se l´Iran di
qui a un mese respingerà ultimatum e appelli. «La palla adesso è nel campo
dell´Iran, non è il momento di precisare», ha sottolineato il capo della
diplomazia tedesca, Frank-Walter Steinmeier.
Lo stesso ritardo della conferenza stampa congiunta, cominciata ben un´ora e
dieci minuti dopo l´ora prevista, sembrava indicare che i contrasti restano
grandi. Con le potenze occidentali da un lato, soprattutto Usa, Gran Bretagna e
Francia, disposte a ipotizzare una escalation della linea dura. Mentre Mosca e
Pechino pongono chiare, severe condizioni alla loro unità d´azione con Europa e
Stati Uniti.
A fianco di Steinmeier, erano i capi delle altre cinque diplomazie. L´americana
Condoleezza Rice, l´inglese Jack Straw, il francese Philippe Douste-Blazy, il russo
Sergej Lavrov, il cinese Dai, il responsabile degli Affari esteri dell´Ue,
Javier Solana. «L´Iran ha 30 giorni, può scegliere tra l´isolamento
autoinflitto o un ritorno ai colloqui», ha affermato Steinmeier. Ma sul come
convincere Teheran a riprendere il negoziato, e sul cosa minacciare in caso di
suo rifiuto, ci si divide. La Russia, ha spiegato Lavrov, non crede che le
sanzioni risolverebbero i problemi sul tappeto. Noi, ha aggiunto, abbiamo
bisogno di un impegno equilibrato della Comunità internazionale in tutti i
conflitti, sulla base del diritto internazionale e della necessità che i suoi
membri rispettino i loro impegni.
Una posizione, quella russa, che esce rafforzata dalle dichiarazioni di El
Baradei. Non a caso Lavrov ha aggiunto: «Il punto cruciale è quello dell´Aiea.
Noi abbiamo bisogno di informazioni chiare su ciò che concerne i programmi
nucleari iraniani. A questo riguardo l´agenzia ha detto che non ci sono al
momento prove evidenti sul perseguimento di scopi militari da parte dell´Iran».
Freni e limiti sono venuti anche dal ministro degli Esteri cinese. Pechino
appoggerà solo una soluzione pacifica e diplomatica della crisi.
Sono posizioni diverse da quelle occidentali. Il segretario di Stato Usa
infatti ha dovuto ammettere, di fronte alle resistenze russo-cinesi, che non è
questa la sede per parlare di sanzioni. Il colpo di freno cinese e russo ha
imposto al vertice di chiudersi moderando il linguaggio. La dichiarazione
finale dei sei sottolinea che «la Comunità internazionale continua a essere
pronta a una soluzione diplomatica». Il negoziato, ha spiegato la Rice, può
riaprirsi fra Teheran e la triade europea, cioè Francia, Germania e Regno
Unito. E rilanciare le proposte russe. Per il resto, non c´è parola di minacce
precise. Non si va oltre la ribadita "grave preoccupazione". L´Iran
deve interrompere l´arricchimento dell´uranio e dare un segnale forte e
credibile di non avere ambizioni atomiche militari. Ma nessuno gli nega il
diritto a produrre energia con centrali nucleari.
IRAN, NUCLEARE, ONU
REPUBBLICA Ven. 31/3/2006
Il ministro degli Esteri: "Abbiamo solo scopi
pacifici. Pronti ad accettare le conseguenze"
"Il piano nucleare va avanti" Teheran
risponde l´appello Onu
Apertura ad un negoziato
diretto con gli Usa sulla situazione in Iraq
TEHERAN – L´Iran ha respinto la richiesta del
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che gli chiedeva di bloccare, entro
i prossimi trenta giorni, il programma di arricchimento dell´uranio. «La
nostra decisione sull´arricchimento, in particolare nei settori della ricerca e
dello sviluppo, è irreversibile», ha dichiarato a Vienna Alisgar Soltanieh,
l´ambasciatore iraniano presso l´Aiea. Poi, per fugare ogni dubbio sulle
intenzioni di Teheran è intervenuto anche il capo della diplomazia iraniana
Monuchehr Mottaki.
«Nessuno in Iran è pronto a rinunciare al diritto inalienabile di condurre
un programma nucleare a scopi pacifici», ha detto il ministro aggiungendo che
il suo paese «è pronto ad affrontare ogni possibile conseguenza».
Mottaki ha aggiunto di non credere ad «una reale possibilità di sanzioni» e
si è detto «scettico» anche a proposito di un´eventuale azione militare
israeliana. «Nel contesto attuale – ha detto – non crediamo che il
regime sionista sia in grado di mettere in pratica la sua minaccia».
Però una apertura su tutt´altro terreno Mottaki l´ha fatta mostrando piena
disponibilità a discutere con Washington della situazione irachena. «Un
tale dialogo sarebbe un´occasione per aiutare la nazione irachena – ha detto il
ministro – anche se i negoziati saranno limitati soltanto all´Iraq». Luogo,
data e delegazione ancora da precisare. Un incontro che probabilmente si terrà
tra i due paesi che non hanno relazioni diplomatiche dal 1980. A dirlo è stato
il segretario di Stato americano Condoleezza Rice che, la scorsa settimana,
si è detta «convinta» che presto ci saranno negoziati diretti con l´Iran sulla
situazione irachena.