FERRAGNI, Rosolino Arnaldo “Malvicini”

(Cremona, 1896 – 1983), avvocato

 

Alcuni internazionalisti cremonesi in una foto del 1947. Da sinistra: Peretti, Scandolara, Ferragni (seduto), Giuliano Bianchini, Longhini, Zelioli, Parlato

Crebbe in una famiglia fortemente impegnata (fratello del senatore socialista Gaetano, figlio del liberaldemocratico Luciano, nipote dei patrioti risorgimentali Gaetano e Francesco). Tenente di Complemento imbarcato per la Tripolitania nella Prima guerra mondiale, dopo la fine del conflitto fu attivo socialista. Aderente alla Frazione comunista astensionista, passò al PCdI e fu tra i dirigenti della Federazione cremonese e redattore del suo giornale «L’Eco dei Comunisti». Più volte aggredito dai fascisti, fu costretto a lasciare Cremona. Trasferitosi a Milano, nel febbraio 1924 lavorò come giornalista all’«L’Unità» e fu segretario del Comitato provinciale del Soccorso Rosso Internazionale. Nello scontro interno si schierò con decisione con la Sinistra per cui, dopo il Congresso di Lione (1926) gli vennero revocati gli incarichi. Svincolato da responsabilità condivise con Buffoni e Riboldi il progetto d’istituire un Ufficio Giuridico comunista, con l’obiettivo d’intraprendere assistenza legale ai compagni. Arrestato nel settembre 1926, denunciato per incitamento all’odio di classe, finì nel “Processone” del maggio 1928, condannato a 16 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e tre anni di vigilanza speciale. In carcere a Lucca (isolamento, esclusione dagli spazi aperti durante le ore diurne e perdita d’abitudine alla luce), Civitavecchia, Pianosa, Finalborgo, Pallanza, Cremona fino all’estate 1934, tornò a Cremona in libertà vigilata. Nuovamente arrestato alla fine del 1940 venne condannato al confino (condanna trasformata in ammonizione per ricorso). Dopo il 25 luglio 1943 fu tra i coordinatori del movimento antifascista cremonese, venendo presto in contrasto col PCI. Rimase nascosto per il periodo della guerra. Dopo la fine del conflitto prese parte all’attività del PCInt di cui fu forza trainante assieme a “Butta”, venendo espulso dal PCI, cui formalmente era ancora iscritto. Pubblicò alcuni numeri de «L’Eco dei Comunisti», che riprendeva il nome della vecchia testata del PCdI cremonese. Dopo la scissione del 1952 Ferragni seguì il troncone PCInt – Battaglia Comunista. Negli anni ’60 gli internazionalisti cremonesi svilupparono un vivace confronto con altre formazioni politiche affini (Unità Proletaria di Danilo Montaldi, Azione Comunista, News and Letters della marxista umanista statunitense Raya Dunayevskaya, i francesi di Socialisme ou Barbarie, gli spagnoli di Fomento Obrero Revolucionario.

 

FONTI: Fino in fondo, «Battaglia Comunista», 1-20 settembre 1973

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