(Milano, 1899 – Mosca, 1938), operaio
Militante socialista, nel ’21 fu dirigente nazionale della FGCdI. Nel congresso di Roma (1922) venne nominato membro del CC per la Lombardia assieme a Celestino Telò. Gorelli Fu membro della delegazione italiana che partecipò al IV Congresso dell’IC (5-25 novembre 1922); quattro anni dopo divenne funzionario di partito. Ricercato dalla polizia emigrò in Francia. Iscritto al PCF dal 1927, venne espulso dalla Francia, riparò in Belgio e quindi (1930) in URSS assieme alla moglie Matilde Comollo (Torino, 1899 – Mosca, 1977).
Lavorò a Rostov, nella fabbrica di macchine agricole; s’iscrisse al partito comunista russo dal quale venne espulso per contatti col consolato italiano. Nel giugno 1936 prese la cittadinanza sovietica. Reintegrato nel partito russo, venne nuovamente accusato di contatti col consolato italiano e con emigrati “sospetti” (Francesco Allegrezza, Emilia Mariottini, Ribelle Spina, Vincenzo Baccalà, Clementina Perone). Arrestato il 16 novembre 1937 per partecipazione ad organizzazione trotskista, condannato alla pena di morte e confisca dei beni, venne fucilato al poligono della Kommunarka a Mosca. Riabilitato nel 1956.
La moglie Matilde nel 1942 venne mandata come istruttrice nel campo di prigionia di Tambov (il 188), dove si ammalò di tifo; scriveva a Vincenzo Bianco il 28 gennaio 1943: “Mi trovo qui al campo n. 188, dove si trovano 9.000 italiani!!! dei quali più di 3000 ufficiali di diverso grado.Il lavoro è enorme e io mi trovo sola in mezzo a questo mare in bufera. Ti garantisco che per il nostro partito è indispensabile, urgente, necessarissimo la presenza del nostro partito, quindi caro Bianco prendi misure immediate e se non venite voi, che sarebbe desiderabile, mandate minimo 2-3 elementi politici in aiuto”. Dopo la fine della guerra chiese di rientrare in Italia ma non le fu concesso.
FONTI: gulag-italia.it; M.T. Giusti, I prigionieri italiani in Russia, Il Mulino, 2003