Il vecchio modello di comportamento

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Il vecchio modello di comportamento

Sono venuti alla luce nuovi dettagli sull’accordo stretto dal governo golpista di Kiev, appoggiato da Berlino, e oligarchi dell’Est Ucraina per combattere i tentativi di parti della popolazione ucraina di avvicinarsi a Mosca. Questo accordo, in cui è coinvolto anche il ministro tedesco degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, rafforzerebbe ulteriormente gli oligarchi.

 

Il nuovo governo golpista coopera non solo con gli oligarchi legati al partito “Madre patria” della Timoshenko e di Arsenij Jazenjuk, ma anche con quelli dell’Est del paese, che prima sostenevano Yanukovich, di cui esso ha bisogno per evitare la spaccatura del paese sotto la pressione di una crescente agitazione contro la Russia, ma anche contro la popolazione filo-russa.

–          A questo scopo è stato nominato governatore dell’area metropolitana del Donezk l’oligarca Sergey Taruta, magnate della siderurgia, presidente dell’associazione industriali del bacino del Donezk,

–          socio di partito dell’oligarca Rinat Achmetov (il più ricco ucraino con un patrimonio di $11MD), che ha di fatto il potere nella regione; i due dovrebbero sostenere la lotta contro i movimenti secessionisti filo-russi.

–          Achmetov, prima legato a Janukovich e come lui proveniente dal Donezt, (n-tv, 5.3.’14) è ora l’uomo più importante per il nuovo governo ucraino. Con la sua conglomerata, 300mila addetti, Achmetov controlla la metà della produzione d’acciaio, dell’estrazione di carbone e della produzione di energia dell’Ucraina. Vende la maggior parte della sua produzione di acciaio alla Russia. È però per l’integrità territoriale del paese.

–          La visita di Steinmeier della scorsa settimana, ufficialmente per sollecitare le riforme, di fatto è servita a raggiungere un accordo tra le élite dell’Est e il governo centrale di Kiev, che prevede tra l’altro il rafforzamento della lingua russa, come strumento per fermare le rivendicazioni di avvicinamento dell’area a Mosca. L’appoggio degli oligarchi dell’Est al governo golpista contro il separatismo ha un alto prezzo.

–          Anche su pressione dei diplomatici occidentali – Kiev avrebbe accettato di firmare solo la parte politica dell’accordo di associazione UE. La parte economica dell’accordo di libero scambio – l’introduzione della competizione con le multinazionali occidentali europee – avrebbe danneggiato in maniera significativa l’obsoleta industria pesante dell’Est Ucraina e i suoi padroni miliardari.

–          Kiev punta anche ad un decentramento, che sottopone la polizia, tribunali e procuratori alle regioni; di fatto gli oligarchi ottengono in tal modo una influenza ancora maggiore.

–          Ma sono proprio queste connessioni, ora rafforzate dall’Occidente, che aveva originalmente scatenato le proteste di piazza Majdan.

–          La Fondazione tedesca Scienza e Politica (SWP), temendo per la stabilità dell’Ucraina, critica i golpisti di Kiev, ricordando che le prime proteste di piazza Majdan erano volte contro la corruzione e l’arbitrio della cricca al potere.

 

–          SWP sottolinea che i golpisti rischiano di fatto di emarginare le regioni filo-russe dell’Est e del Sud dell’Ucraina.

–          [Der Spiegel, 25.03.’14] Il governo di transizione non è finora riuscito a disarmare le forze della destra radicale, che ora saranno inserite nella guardia nazionale, in creazione.

–          [NTV, 25.03.’14] La diplomazia occidentale ha sollecitato il primo ministro Arseny Yatsenyuk ad una serie di concessioni agli oligarchi dell’Est Ucraina, del Donetz e del bacino carbonifero di Donbass – che hanno ancora grande influenza nel paese e che vogliono la stabilità per i loro affari – per contrastare il rischio di una annessione alla Russia.

–          Yatsenyuk ha promesso di dare potere alle regioni, di disarmare le milizie della destra e di proteggere l’uso della lingua russa e l’industria nella parte orientale del paese; per ora non vuole un accordo di libero scambio con l’Occidente, che danneggerebbe l’obsoleta industria pesante, come pure l’adesione alla Nato.

 

–          Se gli oligarchi fanno fronte unito un eventuale intervento di Mosca potrebbe difficilmente essere fatto passare come difesa dei cittadini ucraini di origine russa e non troverebbe il consenso di gran parte della popolazione dell’Est.

–          Nonostante il 20% della produzione industriale ucraina provenga dalla regione del Donetz, che ha solo il 10% dei complessivi 46mn. di ucraini, una grossa quota della popolazione è povera e si sente sfruttata dai ricchi oligarchi.

–          [n-tv, 05.03.’14] Si calcola che circa 50 oligarchi controllino la metà dell’economia, la crisi economica potrebbe cambiare le cose; ecco perché essi cercano un accordo con il nuovo governo.

–          Igor Kolomoiski, come Taruta magnate della siderurgia, è il 4° ucraino più ricco con un patrimonio di circa $6,5MD; è stato nominato governatore di Dnepropetrovsk. Assieme a Gennadiy Bogolyubov controlla la maggiore banca ucraina. È un eminente membro del comunità ebraica, cosa importante perché i leader russi dicono che gli oppositori di Janukovich sono della destra radicale e antisemita. È alleato della Timoshenko, la “principessa del gas”.

–          Favorevole all’integrazione nella UE anche Viktor Pintchuk, genero dell’ex presidente Kuchma, magnate della siderurgia, $3MD di patrimonio, emittente televisiva; anche se Gazprom è uno dei suoi maggiori clienti.

Gfp      140327

ALTE VERHALTENSMUSTER

27.03.2014
KIEW/BERLIN

–          (Eigener Bericht) – Berliner Regierungsberater üben scharfe Kritik an der neuen Umsturzregierung in Kiew. So würden Oppositionelle – Parteigänger des rechtswidrig abgesetzten Präsidenten Wiktor Janukowitsch – vor Gericht gezerrt oder gar verhaftet, "wofür sich jeweils ein politischer Beweggrund vermuten lässt", heißt es in einer aktuellen Stellungnahme aus der Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP). "Verletzungen parlamentarischer Prozeduren" würden inzwischen "von führenden Vertretern der ukrainischen Zivilgesellschaft moniert". Zu Wochenbeginn ist ein Anführer des faschistischen "Rechten Sektor" erschossen worden; Fotos deuten auf eine gezielte Exekution des Mannes durch die ukrainische Polizei hin.

–          Die SWP moniert auch die antirussische Agitation, die im an Moskau orientierten Teil der Bevölkerung massive Befürchtungen wecke; bestärkt werden diese durch die wüsten Drohungen, die die prowestliche Politikerin Julia Timoschenko kürzlich in einem abgehörten Telefongespräch ausstieß.

–          Inzwischen werden neue Details über den Deal bekannt, den die von Berlin gestützte Umsturzregierung mit ostukrainischen Oligarchen geschlossen hat, um die Bestrebungen von Teilen der ukrainischen Bevölkerung, eine Annäherung an Moskau zu erreichen, zu bekämpfen. Er würde offenbar die verhassten Oligarchen noch weiter stärken. In die Verhandlungen mit den Oligarchen ist auch der deutsche Außenminister involviert.

Politische Justiz

–          Die Berliner Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) übt scharfe Kritik an den Umsturzkräften in Kiew. Mit Blick auf die Tatsache, dass sich die frühesten Majdan-Proteste vor allem gegen Korruption und Willkür der ukrainischen Herrschaftselite gerichtet hatten, warnt der Think Tank: "Die Entwicklung … zeigt, dass ein Wiederaufleben der bisherigen politischen Kultur in der Ukraine sehr wahrscheinlich ist." Die SWP weist zur Begründung – teils höflich verklausuliert – auf eklatante Verstöße der Umsturzregierung gegen parlamentarische Bestimmungen hin. So heißt es über die Absetzung von Präsident Wiktor Janukowitsch, bei dessen Entmachtung sei "das in der Verfassung vorgesehene Impeachment-Verfahren grob vereinfacht" worden. "Andere Verletzungen parlamentarischer Prozeduren" würden "bereits von führenden Vertretern der ukrainischen Zivilgesellschaft moniert, zum Beispiel die Kündigung amtierender Richter durch das Parlament". Auch die Regierung selbst sei "im Begriff, an alte Verhaltensmuster anzuknüpfen". So würden "Vertreter des Janukowytsch-Regimes von der Generalstaatsanwaltschaft vorgeladen, manche auch verhaftet, wofür sich jeweils ein politischer Beweggrund vermuten lässt". "Die politische Führung" sei offenbar "gewillt, ihre früheren Gegner in manchen Fällen durch juristische Verfahren aus dem politischen Leben auszuschalten".[1] Genau dies hatte der Westen im Falle der damals inhaftierten Oligarchin Julia Timoschenko der Regierung Janukowitsch vorgeworfen.

Auf der Flucht erschossen

–          Ein aktuelles Beispiel für die neuen gesellschaftlichen Verhältnisse in der Ukraine wie auch für die Praktiken der Umsturzregierung bietet der gewaltsame Tod des Oleksandr Musychko zu Beginn dieser Woche. Musychko, der in den 1990er Jahren als Milizionär im Kaukasus bewaffnet gegen Russland gekämpft hatte, gehörte zu den Anführern des faschistisch-gewalttätigen "Pravy Sektor" ("Rechter Sektor") auf dem Majdan. Als Moskau ihn Anfang März zur Fahndung ausschrieb, erntete es im Westen weithin Hohn. Nach dem Umsturz begann Musychko auch die neuen Machthaber in Kiew herauszufordern. Er begann, Autos "beschlagnahmen" zu lassen, und setzte ein "Kopfgeld" auf den russischen Präsidenten Wladimir Putin aus; zudem drang er, mit einer Kalaschnikow bewaffnet, in die Räume der Staatsanwaltschaft in der Stadt Riwne ein und attackierte Ermittler. Daraufhin wurde er auch in der Ukraine zur Fahndung ausgeschrieben; der Umsturz-Innenminister Arsen Awakow forderte die Behörden persönlich auf, "Musytschkos Treiben ein Ende zu setzen", wie in einem Bericht heißt: "Wenn sie es nicht täten, werde er selbst reagieren."[2] Am Montagabend ist Musychko erschossen worden. Wie der stellvertretende Innenminister behauptet, habe er seine Waffe auf Polizisten gerichtet und sei versehentlich von diesen getroffen worden, als sie ihn mit Schüssen in die Beine an der Flucht hätten hindern wollen. Fotos von seiner Leiche deuten allerdings darauf hin, dass Aktivisten des "Pravy Sektor" mit der Aussage Recht haben könnten, er sei von der Polizei gezielt exekutiert worden. Auch solche Praktiken hat der Westen der Regierung Janukowitsch vorgeworfen.

"Kauf nicht beim Okkupanten!"

–          Die SWP weist zudem darauf hin, dass die Umsturzkräfte den an Russland orientierten Osten und Süden der Ukraine in der Tat zu marginalisieren drohen. Schon als "die vorgeschlagenen Minister vor der Abstimmung durch das Parlament öffentlich auf dem Majdan präsentiert wurden", sei das "ein starkes Signal an den Osten und Süden" des Landes gewesen, "dass die Interessen derjenigen unberücksichtigt bleiben, die die Majdan-Bewegung nicht akzeptieren", urteilt der Think-Tank.[3] Verstärkt würden diese Befürchtungen durch das Vorgehen der Regierung in Kiew gegen russische Fernsehkanäle; deren Ausstrahlung ist inzwischen deutlich eingeschränkt worden. Die Veröffentlichung eines Telefongesprächs, in dem die Politikerin Julia Timoschenko wüste Drohungen gegen Russland und gegen die an Moskau orientierten Teile der ukrainischen Bevölkerung ausstieß, verdeutlicht den Hintergrund der in der Ost- und Südukraine grassierenden Ausgrenzungs-Befürchtungen.

 

–          Aktuelle Berichte aus Odessa zeigen, wie sich die Polarisierung durch die Regierung in Kiew mittlerweile an der Basis niederschlägt. Da werde beispielsweise zum Boykott von Lukoil-Tankstellen aufgerufen, heißt es; es würden Zettel auf Tanksäulen geklebt, die Putin mit Hitlerbart zeigten und "Kauf nicht beim Okkupanten!" forderten.[4] Ein erheblicher Teil der Bevölkerung Odessas wird als "prorussisch" eingestuft.

Keine Systemveränderung

–          Schließlich räumt die SWP ein, dass die Umsturzregierung längst begonnen hat, mit den verhassten ukrainischen Oligarchen offen zu kooperieren. Dies gilt nicht nur für diejenigen Oligarchen, die der Partei "Vaterland" von Julia Timoschenko und Arsenij Jazenjuk zuzurechnen sind, sondern auch für diejenigen aus der Ostukraine, die ehedem Präsident Janukowitsch unterstützten.

–          "Die Abhängigkeit von den Oligarchen unterminiert … die Glaubwürdigkeit und Handlungsfähigkeit der politischen Führung und steht einer grundlegenden Veränderung des politischen Systems im Wege", urteilt die SWP.[5] Die Umsturzregierung benötigt insbesondere die ostukrainischen Oligarchen, um ein Zerbrechen des Landes unter dem Druck der immer stärkeren antirussischen Agitation, die sich auch gegen die an Russland orientierten Bevölkerungsteile richtet, zu verhindern.

–          Zu diesem Zweck hat sie zuletzt unter anderem den Multimillionär Sergey Taruta, der als Parteigänger des Multimilliardärs Rinat Achmetow gilt, zum Gouverneur der ostukrainischen Metropole Donezk ernannt; von ihm und von Achmetow erhofft sie sich jetzt Beistand beim Kampf gegen prorussische Abspaltungsbewegungen (german-foreign-policy.com berichtete [6]).

Der Preis der Einheit

–          An den Deals mit den Oligarchen ist offenkundig auch die Bundesregierung beteiligt. Außenminister Frank-Walter Steinmeier hat seinen Besuch in der Ukraine am vergangenen Wochenende genutzt, um den neuen Donezker Gouverneur Taruta und den faktischen Donezker Machthaber Achmetow persönlich zu treffen.

–          Offiziell heißt es, Steinmeier habe Taruta und Achmetow für den "Reformkurs" der Kiewer Umsturzregierung gewinnen wollen. Inoffiziell wird berichtet, es gebe nun eine Verständigung zwischen den "Eliten" der Ostukraine und der "Zentralregierung" in Kiew, die unter anderem eine Stärkung der russischen Sprache vorsehe; dies gilt als Mittel, um jeglichen Forderungen nach einer Annäherung ukrainischer Gebiete an Moskau einen Riegel vorzuschieben.

–          Die ostukrainischen Oligarchen lassen sich ihre Einwilligung, an der Seite der Umsturzregierung gegen separatistische Tendenzen vorzugehen, offenbar teuer bezahlen.

–          So heißt es nun, Kiew habe sich – auch auf Druck westlicher Diplomaten – darauf eingelassen, zunächst nur den politischen Teil des EU-Assoziierungsabkommens zu unterzeichnen: Das Freihandelsabkommen des ökonomischen Teils hätte der veralteten ostukrainischen Schwerindustrie und ihren milliardenschweren Besitzern durch die Freisetzung der Konkurrenz mit westeuropäischen Konzernen erheblich geschadet.

–          Kiew ziele darüber hinaus auf eine "Dezentralisierung" ab, die unter anderem die Polizei, Gerichte sowie Staatsanwaltschaften den Regionen unterstelle; faktisch gerieten sie damit noch stärker unter den Einfluss der Oligarchen.[7]

 

–          Genau diese Verhältnisse, die unter westlicher Hegemonie nun zementiert zu werden drohen, haben die frühesten Majdan-Proteste ausgelöst.

Weitere Berichte und Hintergrundinformationen zur aktuellen deutschen Ukraine-Politik finden Sie hier: Ein breites antirussisches Bündnis, Termin beim Botschafter, Expansiver Ehrgeiz, Zukunftspläne für die Ukraine, Unser Mann in Kiew, Die militärische Seite der Integration, Integrationskonkurrenz mit Moskau, In die Offensive, Die Expansion europäischer Interessen, Nützliche Faschisten, Oligarchen-Schach, Der Mann der Deutschen, Koste es, was es wolle, Vom Stigma befreit, Testfeld Ukraine, Der Krim-Konflikt, Kiewer Zwischenbilanz, Die Kiewer Eskalationsstrategie, Die Restauration der Oligarchen, Bilder des Kalten Krieges, Die freie Welt, Ein fataler Tabubruch und Die Europäisierung der Ukraine.

[1] Steffen Halling, Susan Stewart: Die Ukraine inmitten der Krise. Chancen und Probleme einer neuen politischen Kultur. SWP-Aktuell 15, März 2014.

[2] Zwei Kugeln ins Herz des "Weißen Sascha". www.spiegel.de 25.03.2014.

[3] Steffen Halling, Susan Stewart: Die Ukraine inmitten der Krise. Chancen und Probleme einer neuen politischen Kultur. SWP-Aktuell 15, März 2014.

[4] Angst vor Krieg in Odessa. www.tagesspiegel.de 25.03.2014.

[5] Steffen Halling, Susan Stewart: Die Ukraine inmitten der Krise. Chancen und Probleme einer neuen politischen Kultur. SWP-Aktuell 15, März 2014.

[6] S. dazu Die Restauration der Oligarchen.
Koblenz www.k_com

[7] Ukraine flirtet mit den Oligarchen. www.n-tv.de 25.03.2014.

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