(Napoli, 1895 – 1973), operaio metallurgico
Dipendente del silurificio di Baia, fu attivo nelle lotte del Biennio Rosso. Segretario della FIOM napoletana e dirigente della Camera del Lavoro, dopo la scissione di Livorno (gennaio 1921) rimase nel PSI fino al 1924 quando confluì nel PCdI coi “terzini”. Perseguitato dai fascisti e dalla polizia, finì a Poggioreale in più occasioni. Nel 1926 emigrò clandestinamente in Francia, si registrò come Amedeo Bellini e si iscrisse al PCF. Dimorò a Marsiglia e poi a Parigi. Nel 1928 si oppose alle tesi dell’IC, e non gli venne rinnovata la tessera di partito. Si avvicinò alla Frazione di Sinistra, cui aderì in Belgio una volta espulso dalla Francia.
Nel congresso della Frazione del luglio 1935 presentò con Gatto Mammone e Piero Corradi la risoluzione per cessare di considerare la Frazione come parte di “un partito passato definitivamente nelle file del nemico” adottando il nome: Frazione italiana della Sinistra comunista.
Allo allo scoppio della guerra civile spagnola Russo, in minoranza nella Frazione, decise di partire per combattere. Fondò e comandò la Columna Internacional Lenin del POUM, formata da bordighisti, massimalisti, trotskisti. Combatté al manicomio di Huesca e alle Casetas de Quicena. La Columna registrò una sola perdita, “Topo” De Leone.
Nel settembre 1936 una delegazione della maggioranza (Aldo Lecci, Turiddu Candoli, Jacob Feingold) raggiunse Barcellona per tentare di ricucire la spaccatura interna e per discutere col POUM. La rottura fu totale; due miliziani della minoranza (Bruno Zecchini e Renato Pace) sostennero che, così come nel 1917 in Russia gli operai avevano preso le armi, in Spagna si erano armati contro Francisco Franco, e che una vittoria contro Franco e il Fronte Popolare avrebbe rappresentato una svolta per la rivoluzione mondiale.
La militarizzazione delle milizie (ottobre 1936) con la formazione di un esercito regolare alle dirette dipendenze del Ministero della Difesa modificò radicalmente il quadro della situazione. Per i bordighisti combattenti rappresentava il passaggio da una guerra rivoluzionaria a una guerra interimperialista. Cinque miliziani si dimisero assieme a Russo non accettando l’inquadramento “in un esercito regolare che non è l’espressione del potere proletario” ma rimanendo “sempre mobilitati a disposizione del proletariato rivoluzionario spagnolo”. Nonostante ciò Russo e i suoi vennero espulsi dalla Frazione.
Russo rientrò in Francia e alla fine del 1936 si incontrò con Guido Picelli in procinto di partire per la Spagna raccomandandogli la massima prudenza, vista la caccia al dissidente scatenata dagli stalinisti. Picelli infatti morì colpito da “fuoco amico” con una pallottola da dietro nel gennaio 1937.
Scrive Paolo Casciola: “Con gli ultimi mesi del 1936, comunque, si entra in un «periodo grigio» della biografia di Russo, nel senso che diventa sempre più difficile ricostruire il suo percorso. Stando al rapporto di una spia fascista, nel novembre 1936, a Lione, Russo aveva annunciato che sarebbe ben presto rientrato a Barcellona. I rapporti delle spie fasciste, non sempre affidabili, lo segnalarono nel gennaio 1937 a Perpignan dove, insieme ad altri, si sarebbe apprestato a ritornare in Spagna. Secondo un’altra informativa, egli avrebbe preso parte, nel marzo di quell’anno, ad un «congresso comunista» svoltosi a Bruxelles. Non risulta comunque che Russo sia più tornato in Spagna. Egli visse allora tra Parigi e il Belgio, cercando di stabilirsi nella capitale francese nonostante il vecchio decreto di espulsione dalla Francia, che determinò il suo arresto e una nuova espulsione che lo costrinse a stabilirsi a Bruxelles. Russo con altri militanti della vecchia minoranza aderì all’Union Communiste (UC) di Henri Chazé che si collocava all’estrema sinistra nel guado tra trotskisti e bordighisti. Arrestato e detenuto nel campo di prigionia francese di Saint-Cyprien, venne estradato in Italia e condannato al confino (Tremiti) fino al settembre 1943. Tornato a Napoli, fondò la CGL rossa su posizioni intransigenti e antimonarchiche, di cui fu segretario generale. Diresse il giornale «Battaglie Sindacali», e fu bersaglio sia degli attacchi del PCI che delle autorità Alleate.
Norman Lewis, agente del controspionaggio inglese a caccia di fascisti, s’incontrò col dirigente togliattiano Eugenio Reale: “Mi ha messo in mano un pezzo di carta sul quale aveva scritto i nomi dei quattro uomini più pericolosi di Napoli e quello di un giornale sovversivo che andava soppresso. Purtroppo i nomi sono risultati essere quelli di Enrico Russo, capo dei trotzkisti e dei suoi luogotenenti, Antonio Cecchi, Libero Villone e Luigi Balzano. Il notiziario fascista di cui mi ha parlato Reale è un foglio dei comunisti di sinistra «Il Proletario». Tanta fatica sprecata. Dovevo immaginarlo”.
Nel marzo 1944 l’arrivo di Togliatti a Salerno accelerò la formazione di un governo di unità nazionale; nacque il governo Badoglio col PCI insieme agli altri partiti del CLN. A giugno, vigilia della liberazione di Roma, i dirigenti sindacali del PCI, del PSI e della DC firmarono il Patto di Roma da cui nacque la CGIL. La CGL rossa aderì alla CGIL (agosto). Nel frattempo Russo aveva dato vita alla Frazione di Sinistra dei Comunisti e Socialisti Italiani, che organizzò il Convegno delle Sinistre (Napoli, gennaio 1945) per tentare di unificare i comunisti dissidenti. Con la liberazione del Nord la maggioranza della Frazione decise di sciogliersi e di aderire al PCInt. La minoranza si disperse, Russo aderì al PSI; nel gennaio 1947 seguì la corrente di “Iniziativa Socialista” con la scissione di Palazzo Barberini, confluendo nel PSLI, per poi uscirne.
Nel maggio 1953 rifondò a Napoli «Battaglia Socialista», che uscì per due anni. Nel 1960 affisse personalmente per le vie di Napoli un manifesto in cui denunciava la morte del sindacalismo di classe.
Russo passò i suoi ultimi anni di vita nel lazzaretto dell’Ospedale Santa Maria della Pace di Napoli. Morì solo e dimenticato.
FONTI: biografia di P. Casciola; M. Patucchi, Napoli 1944: la storia del trozkista inglese che raccontava la libertà agli antifascisti italiani, «Repubblica» ed. Napoli, 29 maggio 2021.
FONTE IMMAGINE: www.gianluigigargiulo.it