WEICZEN, “VALIANI” Leo

(Fiume, 1909 – Milano, 1999), impiegato, giornalista

Di famiglia ebraica, giovanissimo antifascista, tra il 1926 e il 1928 frequentò ambienti socialisti a Milano e Trieste e fu corrispondente del giornale socialdemocratico ungherese «Népszava». Nel 1928, mentre era confinato a Ponza, aderì al PCdI. Condannato a cinque anni di carcere, fuggì in Francia. Nel 1939 abbandonò il partito in quanto contrario al patto Hitler-Stalin ed aderì a GL. Allo scoppio della guerra mondiale venne internato nel campo di Vernet d’Ariège. Riuscì ad evadere e a raggiungere passando da Algeri il Messico, dove conobbe Victor Serge ed elementi del POUM rifugiati. “Migliaia di fuoriusciti politici di tutti i paesi, oltre a fuoriusciti razziali ebrei, erano al Messico. Il governo messicano concedeva visti a tutti, mentre gli Sati Uniti facevano molte difficoltà a chi era stato comunista, anarchico o aveva combattuto a fianco di comunisti e anarchici in Spagna” (L. Valiani).

Il 1° aprile partecipò alla riunione organizzata da esuli antistalinisti, che venne attaccata da un gruppo del partito comunista messicano: “Serge, Gorkin e io fummo aggrediti per una commemorazione di Erlich e Alter, i capi del partito socialista ebraico della Polonia, il Bund. [Dovevamo commemorare] anche Tresca, il famoso anarchico italiano ucciso misteriosamente a rivoltellate negli Stati Uniti [..] Prima di cominciare, qualcuno si affaccia alla finestra e vede che si avvicina una colonna di operai messicani con spranghe di ferro. Gorkin, uomo di coraggio straordinario, che aveva resistito alla NKVD in Spagna quando lo avevano arrestato, si precipita giù, prende un colpo di spranga sulla fronte – gliene rimase la cicatrice – e riesce a chiudere il portone. Quelli sfondano il portone, fabbrichiamo delle barricate con sedie e tavoli, lanciamo contro gli assalitori le bottiglie di Coca-Cola del bar, sfondano le barricate; quando siamo verso la fine, Gironella, uno del POUM che poi è stato per molti anni segretario del Movimento per gli Stati Uniti Socialisti d’Europa, militante catalano molto devoto e coraggioso, tira fuori la rivoltella. Io mi dico: “se spara, ci uccidono tutti”. Volevano uccidere Victor Serge, questo era il loro scopo o meglio lo scopo dei loro mandanti, perché gli assalitori erano dei ciechi fanatizzati. Pensai: “questi ci uccidono, se spariamo, e li assolvono per legittima difesa perché loro sono messicani e noi siamo stranieri”. Come in un film, in quel momento arriva la polizia: qualcuno aveva telefonato e la polizia arrivò in tempo.

In Messico venne reclutato dai Servizi segreti inglesi (SOE) tramite Max Salvadori; Valiani fu agente segreto SOE per due anni, dal 1943 al 1945. Nel frattempo era tornato in Italia via USA-Regno Unito, e rappresentò il Partito d’Azione nel CLNAI. In seguito abbandonò l’attività politica e si dedicò al lavoro di storico e giornalista.

Nel 1980 venne nominato senatore a vita.

 

FONTI: L. Valiani, Sessant’anni di avventure e battaglie, Rizzoli, 1983; M. Canali, Leo Valiani e Max Salvadori. I servizi segreti inglesi e la Resistenza, «Nuova Storia Contemporanea» n. 3, 2010.

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