Il vile baratto di al-Sisi: maxi-tendopoli in cui rinchiudere un milione e mezzo di palestinesi, in cambio di 10 miliardi dal FMI – Mike Whitney

Riportiamo questo contributo del Pungolorosso:

“Allora è fatta? Grande!” – il gen. al-Sisi in un complice scambio di sguardi e battute con la segretaria del FMI K. Georgieva

Riprendiamo, nella traduzione di A. P., un documentato articolo di M. Whitney, che porta alla luce quale lurido scambio ai danni del popolo palestinese della striscia di Gaza si stia perfezionando in questi giorni tra l’Egitto di al-Sisi e il FMIennesima prova del sistematico tradimento della causa palestinese da parte di tutte le borghesie arabe, nessuna esclusa, e quella egiziana in testa. Ha ragione l’A.: “ci vorrà uno sforzo monumentale per fermare questo piano malvagio.

In coda all’articolo di Whitney troverete uno degli ultimi dispacci di Quds News da Gaza, in cui si mette in luce il lucrosissimo giro di affari che la compagnia Hala Egypt, vicina ad al-Sisi, sta realizzando sulle “ferite” della popolazione di Gaza. (Red.)

Mike Whitney
unz.com

Nonostante le proteste pubbliche, il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi sta aiutando Israele a trasferire 1,4 milioni di palestinesi da Rafah alle tendopoli nel deserto del Sinai.

Sabato le agenzie di stampa occidentali hanno riferito che a Parigi si sono svolti negoziati a porte chiuse per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco a Gaza. Secondo la Reuters, i colloqui hanno rappresentato “il tentativo più serio da settimane per fermare i combattimenti nella martoriata enclave palestinese e per arrivare al rilascio degli ostaggi israeliani e stranieri”. Purtroppo, i resoconti di Parigi sono stati in gran parte un inganno mediatico, volto a distogliere l’attenzione dal vero scopo del vertice. Si tenga presente che i principali partecipanti all’incontro non erano diplomatici di alto livello o negoziatori esperti, ma i direttori dei servizi di intelligence, tra cui il capo del Mossad israeliano, David Barnea, quello dell’intelligence egiziana, Abbas Kamel, e il direttore della CIA William Burns. Questi non sono gli uomini che si sceglierebbero per concludere uno scambio di ostaggi o un accordo per il cessate il fuoco, ma piuttosto per attuare la sorveglianza elettronica, lo spionaggio o le operazioni segrete. È quindi estremamente improbabile che si siano incontrati a Parigi per definire un piano per la cessazione delle ostilità. La spiegazione più probabile è che i vertici dei tre servizi segreti stiano dando gli ultimi ritocchi ad un piano di collaborazione che permetta l’apertura di una breccia nel muro di confine egiziano, in modo che un milione e mezzo di palestinesi gravemente traumatizzati possa fuggire in Egitto senza alcuna seria opposizione da parte dell’esercito egiziano.

Un’operazione del genere richiederebbe un notevole coordinamento per ridurre al minimo le vittime e, allo stesso tempo, raggiungere l’obiettivo generale. Naturalmente, qualsiasi violazione verrebbe imputata ad Hamas, che sarà senza dubbio il comodo capro espiatorio che avrà fatto saltare in aria una sezione del muro creando un’apertura per migliaia di palestinesi in fuga. In questo modo, Israele potrebbe definire l’espulsione di massa una “migrazione volontaria”, che è il termine sionista dal suono gradevole per la pulizia etnica. In ogni caso, la maggior parte della popolazione musulmana di Gaza sarà stata sfrattata dalla sua patria storica e costretta in campi profughi sparsi nel deserto del Sinai. Questo è il gioco finale di Netanyahu, che potrebbe avvenire in qualsiasi momento.

Qualcuno dubita del fatto che il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi potrebbe collaborare con Israele e permettere ai palestinesi di entrare in massa in Egitto, ma questi dubbi si basano su speculazioni e non su fatti. Per coloro che desiderano scavare un po’ più a fondo, c’è una chiaro flusso di soldi che collega il losco presidente egiziano ad un cambiamento politico che sarà più che adatto all’ambizioso piano di pulizia etnica di Netanyahu. In altre parole, la soluzione è già pronta. Questo è tratto da Reuters:

I colloqui con l’Egitto per accelerare il programma di prestiti del Fondo Monetario Internazionale stanno facendo ottimi progressi, ha detto giovedì il FMI, affermando che l’Egitto ha bisogno di un “pacchetto di sostegno onnicomprensivo” per affrontare le sfide economiche, comprese le pressioni della guerra a Gaza….

Interrogata sull’impatto che potrebbe avere sui colloqui il previsto ingresso dei rifugiati di Gaza in Egitto, la Kozack ha dichiarato: “C’è la necessità di avere per l’Egitto un pacchetto di sostegno onnicomprensivo e stiamo lavorando a stretto contatto sia con le autorità egiziane che con i loro partner per garantire che l’Egitto non abbia alcun bisogno di finanziamenti residui e anche per garantire che il programma sia in grado di assicurare la stabilità macroeconomica e finanziaria dell’Egitto”. IMF sees progress on Egypt loan program amid Gaza pressures, Reuters

Ripeto: “per garantire che l’Egitto non abbia alcun bisogno di finanziamenti residui”?

Caspita! Quindi il FMI ora fornisce sostegno finanziario alla pulizia etnica?

Sembra proprio di sì. Il FMI vuole assicurarsi che el-Sisi abbia denaro sufficiente a coprire i costi per nutrire e alloggiare un milione e mezzo di rifugiati. Ma è lì che andranno effettivamente quei miliardi di dollari, ai palestinesi affamati che hanno perso le loro case e tutti i loro beni materiali, o spariranno nei conti offshore di politici egiziani corrotti, proprio come è successo in Ucraina? Abbiamo già visto questo film molte volte e non finisce mai bene.

Ecco un approfondimento del Financial Times:

La Georgieva ha chiarito che la guerra a Gaza è la ragione principale per cui il FMI sta portando avanti un accordo di prestito ampliato, nonostante avesse interrotto i pagamenti di un precedente prestito da 3 miliardi di dollari…

Secondo gli analisti, le discussioni tra Egitto e FMI si sono concentrate su un pacchetto di almeno 10 miliardi di dollari, di cui una parte proverrebbe dal finanziatore e il resto da altri donatori, tra cui probabilmente la Banca Mondiale. IMF ‘very close’ to fresh Egypt loan deal, Kristalina Georgieva says, Financial Times

Vediamo di capirci: il Fondo Monetario Internazionale aveva bloccato i pagamenti di un prestito di 3 miliardi di dollari all’Egitto, ma ora è pronto a consegnare 10 miliardi di dollari ad una nazione indebitata e a rischio di credito, la cui moneta l’anno scorso ha subito una svalutazione del 40% e la cui economia è attualmente allo sbando? Ha senso tutto ciò? Ovviamente no. Ecco altre informazioni da The Cradle:

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha dichiarato che ci sono “eccellenti progressi” nei colloqui con l’Egitto su un programma di prestiti che mira a “sostenere” il Paese nel superamento dei suoi problemi finanziari e nella gestione un potenziale diluvio di rifugiati palestinesi che Israele cerca di ripulire etnicamente da Gaza.

Finalmente qualcuno ha il coraggio di dire quello che tutti sanno già essere vero, cioè che il FMI sta finanziando la pulizia etnica di Gaza. Ecco altre informazioni tratte dallo stesso articolo:

La direttrice generale del FMI, Kristalina Georgieva, ha dichiarato a novembre che l’agenzia stava “considerando seriamente” un possibile aumento del programma di prestiti all’Egitto a causa delle “difficoltà economiche poste dalla guerra tra Israele e Gaza”.

“Il prestito potrebbe arrivare fino a 10 miliardi di dollari per aiutare l’economia egiziana a sopravvivere alle problematiche locali ed esterne, tra cui l’assalto israeliano alla vicina Striscia di Gaza e le tensioni nel Mar Rosso…

Ciò ha coinciso con l’inizio dei lavori di costruzione di una “zona di sicurezza isolata” nel deserto orientale del Sinai, al confine con la Striscia di Gaza, che, secondo molti, servirà come zona cuscinetto per i palestinesi sfollati.

I lavori di costruzione visti nel Sinai lungo il confine con Gaza – l’istituzione di un perimetro di sicurezza rafforzato intorno ad una specifica area aperta – sono seri segnali che l’Egitto potrebbe prepararsi ad accettare e permettere il trasferimento dei gazani nel Sinai, in coordinamento con Israele e gli Stati Uniti”IMF vows to support Egypt as nation braces for mass displacement of Gazans, The Cradle

Vale la pena notare che, accettando il prestito del FMI di 10 miliardi di dollari, el-Sisi ha accettato di agganciare la valuta egiziana ai tassi del mercato nero, il che significa che, il giorno in cui l’accordo sarà firmato, il suo valore sarà dimezzato. I lavoratori egiziani – la metà dei quali vive già al di sotto della soglia di povertà – saranno gravemente danneggiati dal salvataggio, anche se non come i palestinesi, che saranno lasciati a marcire nelle tendopoli nel deserto.

Inoltre, sembra che il Fondo Monetario Internazionale continuerà a far ballonzolare il prestito (tangente?) di 10 miliardi di dollari sotto il naso di El-Sisi fino a quando i palestinesi non saranno finalmente passati in Egitto e l’operazione sarà conclusa. È così che gli oligarchi occidentali usano le istituzioni internazionali, come il FMI, per costringere i loro burattini a fare ciò che vogliono. In questo caso, avevano bisogno di un Giuda malleabile che fosse disposto a fare il doppio gioco con i suoi concittadini musulmani per riempire le tasche sue e quelle dei suoi più stretti alleati. A quanto pare, in El-Sisi hanno trovato il loro uomo.

Questo può anche aiutare a spiegare perché l’Egitto sta attualmente liberando una vasta area a pochi passi dal confine con Gaza. Il Cairo sta preparando il terreno per accogliere il grosso flusso di rifugiati che presto si riverserà nel Paese. Questo è un articolo di Forbes:

L’Egitto sta allestendo un campo vicino al confine con Gaza per far fronte ad un potenziale esodo di palestinesi dall’enclave nel caso in cui Israele proceda con un’offensiva di terra su Rafah, la regione di confine in cui si è rifugiata più della metà della popolazione di Gaza, secondo quanto riportato da Reuters.…

Citando quattro fonti anonime, la Reuters ha riferito che l‘Egitto sta preparando una “zona desertica con alcune strutture di base” per ospitare i possibili rifugiati come “misura temporanea e precauzionale”.

Il gruppo per i diritti umani Fondazione Sinai ha condiviso immagini dei presunti campi, e ha mostrato camion e gru che stanno allestendo una “zona di alta sicurezza” in un’area circondata da recinzioni di cemento.

Il New York Times ha confermato le immagini e ha parlato con gli appaltatori presenti sul posto, che hanno dichiarato di essere stati ingaggiati per costruire un muro di cemento alto 15 metri intorno ad un pezzo di terra di cinque chilometri quadrati vicino al confine. Egypt Is Preparing Camps To Shelter Fleeing Palestinians Before Israel’s Offensive On Rafah, Report Says, Forbes

Riassumiamo:

1. I capi dell’intelligence israeliana, americana ed egiziana si sono incontrati a Parigi per dare (secondo me) gli ultimi ritocchi al piano di espulsione dei palestinesi da Gaza.

2. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) sta per fornire all’Egitto un prestito di 10 miliardi di dollari per “gestire un potenziale flusso di rifugiati palestinesi che Israele cerca di ripulire etnicamente da Gaza”. (The Cradle)

3. L’Egitto sta preparando una “zona desertica con alcune strutture di base” per ospitare i potenziali rifugiati” nel prossimo futuro.

4. L’IDF ha continuato i suoi attacchi aerei quotidiani sui civili di Rafah, al fine di incrementare l’ansia e il panico che contribuiranno a scatenare una fuga verso l’Egitto.

5. Ai camion che trasportano cibo viene impedito di entrare a Gaza. Israele sta deliberatamente affamando i palestinesi in modo che fuggano dalla loro patria non appena si aprirà un varco nel confine.

Tutte queste misure sono finalizzate ad un solo obiettivo, lo sradicamento completo della popolazione palestinese. E ora, dopo una sanguinosa campagna militare durata quattro mesi, l’obiettivo di Israele è chiaramente in vista.

Ci vorrà uno sforzo monumentale per fermare questo piano malvagio.

Mike Whitney

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/mwhitney/egypt-sells-out-palestinians-for-10-billion-loan-package/

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Sabato 2 marzo 2024, 09:39

Gaza – Quds News: Da settimane Amani e i suoi cinque figli vivono in una tenda a Rafah, una città sempre più affollata al confine meridionale della Striscia di Gaza. “Ci sono bombardamenti e terrore costanti”, dice. “I miei figli hanno molta paura”.

“Stiamo morendo lentamente e a nessuno importa, nessuno ci sente. I nostri figli non hanno vita. Il posto non è pulito e non c’è cibo. Tutto è difficile”, dice Amani.

Dall’altra parte del confine, in Egitto, suo marito Mahmoud sta cercando di far sì che possano uscire da Gaza attraverso il valico di Rafah, e non vede sua moglie né i suoi figli da cinque mesi. Il più piccolo ha solo tre anni.

“Vorrei poter partire e portare i miei figli dal padre”, dice Amani. “Sta cercando di coordinarsi con noi per raggiungerlo, ma è costoso.”

Con “coordinamento” Amani si riferisce a un sistema attraverso il quale i palestinesi possono pagare il permesso di lasciare la Striscia di Gaza.

Prima della guerra, i palestinesi dovevano aspettare settimane o mesi per poter entrare in Egitto. Tuttavia, pagando qualche centinaio di dollari ad una delle tante compagnie, possono garantirsi il viaggio in pochi giorni.

I normali viaggi transfrontalieri sono stati sospesi dall’inizio della guerra genocida nella Striscia di Gaza, e il coordinamento è ora l’unico modo per i palestinesi senza doppia cittadinanza di lasciare Gaza, fatta eccezione per l’evacuazione medica.

Mentre prima c’erano molte aziende che offrivano il coordinamento, ora ce n’è una sola: Hala Egypt.

Prima dell’inizio dell’aggressione israeliana, era possibile viaggiare con Hala per 350 dollari tramite un’agenzia di viaggi a Gaza che fornisce i servizi di Hala, ma dall’inizio dell’aggressione Hala ha aumentato i prezzi a 5.000 dollari per adulto.

Sky News ha confermato questo prezzo verificando i resoconti di decine di fonti, tra cui un dipendente di Hala, oltre ai listini prezzi pubblicati online.

Amani e suo marito possedevano un’attività redditizia a Gaza City prima dell’aggressione. Ma ora non sono altro che macerie, e lei dice: “Hanno chiesto 5.000 dollari per adulto e 2.500 dollari per bambino”. Come possiamo fornire questi soldi?

Un ex agente di coordinamento ha detto a Sky News di aver lasciato il settore a causa dei prezzi elevati di Hala. Dice: “Mi rifiuto di partecipare al crimine di questi prezzi ed estorsioni”.

Hala può guadagnare un milione di dollari al giorno.

Ufficialmente, l’Egitto consente l’uscita solo di cittadini stranieri e sfollati feriti, ma nelle ultime settimane la maggior parte di coloro che hanno ricevuto il permesso di lasciare Gaza lo hanno fatto tramite Hala Pence, il 56% di loro.

Il 27 febbraio, ad esempio, sono state registrate 246 persone per volare con Hala, a fronte di 40 sfollati sanitari e 123 cittadini stranieri.

La lista dei viaggi di Hala per quel giorno comprendeva 48 bambini e 198 adulti, sei dei quali erano cittadini egiziani. Sulla base della nostra conoscenza degli stipendi di Hala, ciò significa che l’azienda avrebbe potuto generare $ 1.083.900 in un solo giorno.

Non sappiamo esattamente quanto guadagna la compagnia negli altri giorni: questo è l’unico momento in cui la loro lista di viaggio include la nazionalità dei passeggeri e gli egiziani pagano una tariffa molto più bassa. Ma il volume dei passeggeri è rimasto stabile da settimane.

L’azienda è affiliata al gruppo “Sinai Sons” di proprietà dell’imprenditore del Sinai Ibrahim Al-Arjani, una delle cui società ha intrapreso le operazioni di ricostruzione nella Striscia di Gaza, nell’ambito dell’iniziativa annunciata dal presidente egiziano Abdel Fattah El-Sisi, del valore di 500 milioni di dollari, nel maggio 2020.

Come funziona Hala?

Sky News ha parlato con più di 70 palestinesi per capire come può funzionare Hala e come i suoi prezzi influiscono sui palestinesi in un momento in cui molti cercano disperatamente di scappare per paura dell’aggressione di terra di Israele a Rafah.

Le nostre fonti includono 30 persone che hanno viaggiato con Hala dall’inizio della guerra o che hanno organizzato personalmente il viaggio per qualcuno.

Hala lascia solo una piccola traccia cartacea e la società non è registrata sul sito del Ministero delle Antichità e del Turismo, come sono invece tenute a fare le aziende egiziane che operano nel campo dei viaggi transfrontalieri. La sua unica presenza online sono due pagine Facebook e un modulo Google.

Tutti gli intervistati hanno affermato che il pagamento doveva essere effettuato in contanti, e che a nessuno è stata fornita alcuna ricevuta.

Hanno ricevuto solo un biglietto con sopra il loro nome, ma non c’erano informazioni sull’importo pagato.

Sebbene i listini prezzi siano facili da trovare sui social, Hala non ne ha fornito ufficialmente nessuno.

“Non annunceranno ufficialmente i prezzi, non vogliono il caldo”, dice un uomo che ha organizzato viaggi per la sua famiglia. “La gente si informa semplicemente in ufficio e sparge la voce.”

La notizia si diffonde attraverso i social, sulle pagine Facebook e sui canali Telegram, che contano decine o centinaia di migliaia di follower.

Un dipendente di Hala ha detto a Sky News che il modo migliore per registrarsi e pagare il viaggio con la compagnia è inviare un parente alla loro sede principale al Cairo.

Le persone possono anche pagare tramite contanti mobili, sebbene ciò non sia stato confermato da nessuna delle nostre fonti, ha detto il dipendente.

La sede centrale di Hala si trova presso la sede della sua società madre, Organi Group, nella zona di Nasr City al Cairo.

Una fonte che ha visitato l’ufficio ha detto: “L’intero edificio è sottoposto a pesanti controlli di sicurezza”.

Diverse fonti hanno affermato che spesso c’erano centinaia o migliaia di persone in fila fuori. Due hanno detto a Sky News di essere stati costretti a pagare un deposito non rimborsabile di 1.000 dollari solo per entrare nell’edificio.

I video verificati dagli investigatori mostrano lunghe code il 20 febbraio.

Sky News è riuscita a geolocalizzare i video in una strada fuori dalla sede del Gruppo Organi a Nasr City, confermando la loro posizione. Una volta consegnato il denaro, i passeggeri aspettano di vedere se sono stati accettati per viaggiare.